Serra&Kuda

Serra&Kuda

Uno predilige le ore diurne, meglio se a cavallo del mezzo giorno; l’altro appare di notte, sfruttando il buio per sferrare i suoi attacchi. Il primo si manifesta in superficie, con inseguimenti, spruzzi d’acqua e salti spettacolari; il secondo la superficie la diserta volentieri, preferendo le aree a metà altezza o poco più giù. Stiamo parlando di due predatori tra i più gettonati nello spinning: il serra e il barracuda. In alcuni spot convivono in una sorta di controllo del territorio che sembra trascorrere in modo armonioso. Sembrerebbe quasi che si spartiscano il bottino dividendosi in modo intelligente le ore del giorno e della notte e le fasce d’acqua utili alla caccia. Forse è per questo che li troviamo sempre presenti nelle aree portuali e quando peschiamo dalle alte scogliere. Negli anni i serra e i barracuda non si sono costruiti una lusinghiera reputazione. Molti pescatori che si dedicano a tecniche diverse dallo spinning li additano come una delle cause più importanti del depauperamento delle specie ittiche nei mari sardi. È colpa del serra se non ci sono più mormore! Una sentenza sommaria che nasce dalla rabbia di chi, a volte, recuperando una preda, la trova tranciata in due da un morso deciso. Stessa fama gode il barracuda, colpevole di aver fatto sparire quasi del tutto i branchi di muggini e occhiate all’interno dei porti. Ma come ben sappiamo, chiunque ha diritto a un av- vocato, in questo caso lo spinner che difende la presenza dei due predatori. La difesa è molto di parte e giustificata da una semplice constatazione: in un mondo senza serra e barracuda, gli amanti della pesca con gli artificiali nei mesi caldi dovrebbero appendere la canna al chiodo, in attesa della stagione più propizia alla pesca alla spigola, l’inverno. Ma ci sarà tempo per sfoderare l’attrezzatura e le esche da spigola; adesso concentriamoci sulla coppia dell’estate.

“Il massimo si può ottenere lanciando dalla scogliera, cercando spot con fondali abbastanza profondi. In queste situazioni tutto è possibile ma l’attrezzatura deve essere in perfette condizioni per fronteggiare possibili maxi catture!”

Artificiali a zone
Lo si vede ben in evidenza nelle confezioni degli artificiali, la loro azione è descritta da un parametro molto importante: la quota operativa. Floating o sinking, il mondo delle esche si divide in queste due macro aree. Con una semplificazione che chiaramente non può avere valore assoluto, questa suddivisione descrive però anche quali sono gli artificiali migliori per il serra o per il barracuda. Abbiamo detto che il primo caccia per lo più in superficie. È poi dotato di una dentatura molto affilata ed è attratto da prede che si muovono in velocità. Ecco, non ci serve altro per scegliere gli artificiali migliori per la sua ricerca. Wtd, popper, saponette e lunghe “matite”; scegliamo modelli di dimensioni generose perché dobbiamo assolutamente evitare che il serra ingoi la preda, altrimenti, grazie ai denti affilati di cui dispone, taglierebbe di netto il filo. Come alternativa alcuni spinner utilizzano un finale in acciaio, soluzione che però influenza il nuoto dell’artificiale, rendendolo poco credibile e catturante. Come accennato, il serra caccia in superficie e di giorno. In estate le ore centrali coincidono con la fase dominata dalla brezza che arriva dal mare. In queste condizioni la superficie non è quasi mai piatta. Altro motivo che ci induce a scegliere modelli di dimensioni generose, più semplici da far nuotare naturalmente anche con vento teso. L’azione segue a ruota. Il recupero veloce va inframmezzato con repentini stop. Gli attacchi avvengono anche un attimo dopo che l’artificiale tocca l’acqua. Il controllo, sia a vista che con la punta della canna deve essere assoluto. Nella maggior parte dei casi ci troveremo davanti a branchi di piccoli o piccolissimi serra, molto voraci. Per selezionare la taglia non basta aumentare la grandezza con l’esca; l’esperienza mostra che il serra attacca anche “cose” della sua grandezza e anche più. È invece utile in questo senso prolungare la finestra di caccia alle ore del tramonto e dell’alba. In queste fasi gli esemplari più piccoli si fanno meno attivi; avremo pochi attacchi ma quasi sempre di esemplari ben più grandi. Poi arriva la notte e noi riponiamo la cassetta con le esche di superficie, adesso quasi inutili. Il bar- racuda insegue le prede nuotando per lunghi tratti lentamente. Assaggia la preda, non la divora in un boccone e lo fa ben sotto la superficie del mare. Non a caso una delle esche più gettonate è il minnow, con colorazioni chiare e in grado di sondare le fasce d’acqua sotto gli 80 centimetri. Anche i darter hanno la loro efficacia, se fatti nuotare con violente jercate seguite da una manciata di secondi di blocco totale. Ma la vera differenza si nota nella velocità del recupero dell’artificiale. Qui domina la lentezza, la manovella del mulinello va ruotata in modo quasi impercettibile, la punta della canna bassa, quasi a sfiorare la superficie e tutto il corpo ricurvo in avanti, pronto alla ferrata che deve essere decisa. Un’azione che solo in apparenza ci sembra rilassante e confortevole. Vi posso assicurare che basta un’ora in questa posizione per ritrovarsi la schiena a pezza. Il barracuda non attacca in serie. Uno strike è seguito da una lunga fase di calma, rotta finalmente dall’attacco successivo. Una volta in canna il barracuda dà tutto all’inizio, ma se teniamo la punta della canna alta e abbiamo la pazienza di aspettare che la preda finisca la sua sfuriata, il recupero temina in poco tempo. Discorso diverso per il serra, un combattente che non smette di tirare e saltare anche quando ormai è a riva, fuori dall’acqua. Per questo motivo la sua cattura è più prestigiosa, un trofeo che non deve mancare nella bacheca dello spinner.