Uccheddu Brothers

La parentesi più “tenera” di questa carrellata, sui personaggi della pesca sub, iniziata con Stefano Konjedic, prosegue e forse si conclude, almeno per adesso, con un’altra coppia di ancor più giovani gemelli, Davide e Mauro Uccheddu. Il lieto evento è datato 3 giugno 2002, a Carbonia. Ancora oggi, Davide e Mauro vivono a Piscinas, a meno di 20 chilometri da Porto Pino, una perla a vocazione turistica, area umida per la presenza di più stagni e mare cristallino e una spiaggia lunga quasi quattro chilometri con dune di sabbia bianca e finissima, purtroppo ai più precluse, al massimo condivise con un’invadente insediamento militare periodicamente contestato. Il mare ce l’hanno nel sangue, sentono da casa il rumore e il profumo del Canale di Sardegna, e la pesca in apnea risulta la via più intima, segreta e imprevedibile per alimentare un amore profondo, un richiamo travolgente che non si ferma ai primi freddi. Ormai siamo completamente autonomi (è Davide che parla) sia per gli spostamenti via terra che via mare. E grazie a Stefano, che ci ha insegnato l’uso del gommone e illustrato le tecniche e le strategie di base, ci sentiamo maturi e in grado di affrontare qualunque situazione, almeno fino alle profondità per noi raggiungibili e nelle nostre zone.

“Inizia quindi la spiaggia di Porto pinetto e d’inverno, su basso fondo e col mare un po’ mosso, è facile scorgere e sparare la spigola.”.


Ce le vuoi descrivere? Di solito carrelliamo a Porto Pino, al mattino, ma non prestissimo. Peschiamo lungo tutta la costa che va verso nord ed è protetta dal maestrale dall’isola di Sant’Antioco, d’estate e d’inverno. L’area di Porto Pino, la più prossima, è ricca di posido-nia e rocce dove è possibile incontrare saraghi a partire da quote modeste, intorno ai 10-12 metri. Seguendo la costa, verso nord, quindi a dx del porto, troviamo la Grotta dei baci, conosciuta perché tutti vanno a visitarla e esprimersi in tuffi divertenti, purtroppo, però, è quasi sterile e per rischiare qualche cattura occorre spostarsi verso il largo. Esattamente di fronte ci sono punti buoni di saraghi e corvine e addirittura cernie e capponi alla profondità compresa tra i 12 e i 19 metri. Proseguendo, incontriamo Punta menga, “the southernmost point” del promontorio che protegge Porto Pino. Qui c’è ben poco, però sui 30 metri si possono trovare ancora cernie e dotti. Più avanti, il fondo cambia poco, è ancora un susseguirsi di praterie a posidonia e rocce. Inizia quindi la spiaggia di Porto pinetto e d’inverno, su basso fondo e col mare un po’ mosso, è facile scorgere e sparare la spigola. Noi l’affrontiamo con una muta da 7 millimetri con 8-10 chili di piombo, sia all’agguato che all’aspetto. Comunque, meglio un fucile corto, 75 - 80 centimetri al massimo, perché essendo torbido, a volte devi agire velocemente e un’arma piccola puoi muoverla con più facilità e precisione. Dopo quest’ultima pocket beach c’è la Spiaggia dei francesi, un’altra minuta striscia di sabbia, con dolce digrado. Verso fuori, per chi ha voglia di pinneggiare, ci sono tane per saraghi e corvine tra le alghe e le lastre di granito. L’ultima tappa del percorso è Porto su trigu. Di solito ci arriviamo in gommone. Anche qui ci sono lastre interessanti, ma non sempre nascondono saraghi. Spesso invece si trovano corvine, capponi e marvizzi. In inverno invece abbondano le spigole.
E Sant’Antioco? Mi piace molto! È una zona con tanto grotto e si pesca anche in poca acqua. Non sei un profondista? Io scendo a 25 metri, quota raggiunta dopo un corso di apnea a Carbonia da Passione Blu con due bravi istruttori: Matteo Cocco e Fabio Lecca. Sono stati 4 mesi di lezione teoria e pratica alternate. Spero di raggiungere presto i 35 metri. Mi intriga la cernia, è un pesce difficile da trovare e catturare, ma sono sicuro che a Sant’Antioco…
La tua cattura più importante? L’anno scorso, era inverno, forse febbraio. Organizziamo una battuta a Porto Pino, c’era anche Stefano. Purtroppo la batteria del gommone ci ha paccato e per ripiego decidiamo di uscire da terra a Teulada. Usciamo dalla spiaggia vicina alla torre del Budello, era già mezza mattina, forse le 10. Mi sentivo in forma e i primi muggini e una spigola erano la conferma. D’un tratto, poco più avanti, noto della mangianza, per lo più muggini, ma anche grossi. In agguato mi avvicino senza pinneggiare, spostandomi facendo leva sul fondo con le mani per non fare rumore. Vedo una sagoma a circa 2 metri che cercava di allontanarsi con altre due ombre che sicuramente appartenevano alla stessa specie. Sparo d’istinto alla prima figura e mi accorgo di averla colpita perché la sagola del mulinello filava via. Con prudenza mi avvicino recuperando il filo e mi accordo che era una spigola e seppur colpita bene rischiavo di perderla perché non completamente trafitta. Ho pensato di abbracciarla e finirla col pugnale a mo’ di marine americano.
Cosa vi ha regalato la pesca? Pesci a parte (adesso è Mauro che risponde) è arrivata di recente la nostra prima sponsorizzazione: Seatec.
Si tratta di fucili, cosa ne pensi? Sono arbalete 100% made in Italy, apparentemente pesanti, ma in acqua si brandeggiano benissimo. Abbiamo a dispo- sizione il Grotto 60 con doppio elastico da 16; lo Snake da 80 con doppio elastico da 14 e un altro Snake 70, sempre doppio elastico da 14, tutti da usare in tana e a razzolo, la nostra specialità. Infine un Geko 100 con triplo elastico da 14 per aspetto e agguato. Quest’ultimo è ottimo anche per tiro subacqueo perché molto preciso e largo, con poco rinculo e una sagoma per favorire il brandeggio. Sono tutti rivestiti in gomma per non fare rumore sulle rocce.
Ricordi anche tu una cattura particolare? Certo, un cappone, neanche tanto grande. Pesava un chilo e due ma era molto particolare. Era sotto una tettoia di granito, a Sant’Antioco, a circa 18 metri di profondità. Era mostruoso, con gli opercoli aperti e tantissime spine più grosse del normale, un aspetto inquietante che però non ha sortito il risultato che sperava.
Quanto scendi? Più o meno come Davide. Forse qualche metro in più per il maggior allenamento. Davide infatti fino a poco tempo fa si divideva tra mare e quindi la pesca subacquea e gli stadi, quindi il pallone.