La Corona di Jacopo

Chiuso il capitolo "nautico", Jacopo ha ancora tutta una vita davanti a sé. A 19 anni può dedicarsi a tempo pieno alla pesca e alla costruzione dei suoi apprezzati fucili artigianali. Gli stessi che già a 16 anni l'hanno consacrato il re del legno e del doppio elastico.

La Corona di Jacopo
Il ricco cavetto di muggini "costruito" in acqua bassa col maneggevole CoronaSub 75 doppio elastico.

Provate voi a nascere nel 2004, vivere per undici anni a Orotelli e diventare imprenditore a Olbia, dopo solo 5 anni. E non c’è famiglia che tenga, nel senso che i genitori si occupano tuttora di altri mestieri. La sua storia è lunga 19 anni, appena. Si chiama Jacopo Loddo, un giovanotto, col viso che sa ancora di adolescenza, ma che al contrario, sa proporsi d’adulto, maturo e con le idee chiare. Frequentatore estivo della Costa Smeralda, sede di lavoro del babbo impegnato nel turismo, e stagionale residenza, si ambienta in acqua salsa già da piccolo, imitando il genitore appassionato di pesca in apnea. Caccia polpi, con la fiocina, muggini, oratine e ancora pescetti che lo gratificano. A quindici anni, consapevole che il mondo marino avrebbe potuto dargli di più, decide di seguire Antomaso Fresi e Marco Bulleri, in un corso di Apnea Academy. E così il mondo che lui conosceva con l’inconsapevolezza della sua giovanissima età, si manifesta sotto altre vesti, inaspettate, ma sempre più affascinanti. Rilassamento, tempi di recupero, respirazione, gli aprono un mondo nuovo, come se il mare non lo avesse mai conosciuto. Guadagna due minuti e mezzo in apnea statica, uno e trenta a pesca. Purtroppo interviene il covid, era il 2019, e tutto si ferma, anche quelle prove pratiche che avrebbero dovuto riconoscere e attestare le sue nuove conoscenze e capacità. Ma questo è un capitolo solo rimandato.

Jacopo posa sul granito di Gallura con mezza dozzina di muggini e una spigola.

L’idea dei fucili? Ho sempre avuto una buona manualità e durante la pandemia nel 2020, incuriosito dai video di pesca che vedevo a ripetizione mi sono convinto che il legno era superiore al dilagante carbonio, e comunque, per me poteva essere congeniale. Tanto più che a me sarebbe spettato anche il compito personalizzarlo, di cucirmelo addosso. Quindi mi sono informato sui fornitori dei materiali necessari e, tempo due mesi, è nato il primo fucile Corona 85.

Avevi 16 anni. Sì, ero molto, molto giovane e ancora impegnato con la scuola.

La prima preda? Beh, è stata particolarmente significativa perché presa col mio primo fucile, il Corona 85. Ero a Porto Cervo a metà maggio. L’acqua cominciava a riscaldarsi. Era una bella giornata, col mare piatto. Nuotavo su un tappeto di posidonia, in un fondale di circa 4 metri. Ero mobile, in agguato. Davanti mi sfila un branco di orate, lontane ma non impossibili per il mio fucile. Sparo e ho la fortuna d’infilzarne una: 2 chili. Avevo 16 anni. Un'altra cattura che ricordo volentieri risale all’inverno del 2020, quindi qualche mese dopo l’orata. Una spigola a Capo Ceraso. Ero in agguato e noto una nuvola di spigole, saranno state cinque o sei, muoversi verso di me. Imposto un aspetto che sarà durato circa un minuto. Loro si fanno sempre più vicine, finché una mi sfila lenta a circa 20 centimetri dall’arpione. Una bella bestia di 3,5 chili, anche lei vittima del mio primo fucile ottantacinque.

Un aneddoto? Beh, qualcosa che non dimenticherò mai? Nel 2021 a Cala Moresca, Golfo Aranci. Era fine luglio. Moltissimi turisti e movimento di barche e gommoni. Ero con un amico e scendevo lungo un gradone che da 12 metri mi portava a 20. L’idea era di fare un agguato. A un certo punto la mangianza si apre di colpo. Penso a un dentice e invece, in un millisecondo, mi passa davanti un treno, solo pochi metri più in là. Era un tonno che ho stimato intorno al metro e ottanta, roba da 80-100 chili. Avevo il mio 85 in legno doppio elastico ma non l’ho usato. Infatti, di primo acchito mi sono spaventato, tanto da risalire di fretta. Ho provato anche a inseguirlo, col mio amico, ma senza fortuna.

Torniamo ai fucili. Nel 2020, su richiesta di amici e conoscenti, ho sfornato altri tre fucili. Per tutti è preceduta una lunga intervista e una fase di studio e analisi che si è concretizzato sulla base delle caratteristiche fisiche dell’apneista, ma anche sullo stile del pescatore. Da qui, la lunghezza del fucile, l’armatura e anche le rifiniture. Ero abbastanza gasato, sempre più convinto che di questa mia passione avrei potuto farne un mestiere. I miei genitori però frenavano, avrebbero preferito che prima finissi gli studi.

E com’è andata? È andata che l’anno scorso, a Olbia, ho aperto al pubblico il laboratorio. 50 metri quadrati divisi tra produzione e commercio.

Perché consigliare i tuoi fucili? Perché sono pezzi unici, custom e indistruttibili. Ne ho prodotto più di una ventina utilizzando solo legno, acciaio e plastica e i proprietari sono tutti soddisfatti.

Chi sono i tuoi clienti? Appassionati di tutte le età, dai 18 ai 65 anni. Ne ho venduto uno in Croazia e la settimana scorsa, un californiano al quale ho fatto la scheda un mese prima, è venuto in Sardegna in vacanza e l’ha ritirato.

Il futuro? Spero tanto nel futuro, anche prossimo. Quest’anno finirò la scuola e finalmente potrò dedicarmi anima e corpo a questa meravigliosa avventura che si chiama Corona Sub.