Stefano Konjedic

E’ proprio vero, a volte la passione è un motore potentissimo che spesso non si riesce a controllare e ti spinge a fare delle cose, delle imprese che diversamente sarebbero irraggiungibili. Soprattutto se di mezzo c’è il mare, la pesca. Prendiamo ad esempio un promettente triatleta, un fuoriclasse della piscina, specialità nuoto pinnato. Un campione europeo, un recordman mondiale: Stefano Konjedic. Nasce a Torino 22 agosto 1997 con cognome sloveno e già da piccolo trascorre le estati al mare, in Sardegna, a Portopino. Il babbo è un appassionato pescasub, uno sportivo che incoraggia i ra- gazzi (Stefano ha un fratello gemello, Davide) al movimento. L’esempio di famiglia è quindi l’origine della storia sportiva di Stefano che in queste pagine ci racconta. “Avevo 12 anni, durante una vacanza in Egitto, nel Mar Rosso, scopro la compensazione. Un problema che affronto in autonomia e risolvo per certi versi, tanto che riuscivo a toccare quota -7. L’estate successiva, a Portopino, confrontandomi anche con i locali cuginetti, perfeziono la compensazione mentre la mia curiosità verso il mondo animale diventa incontenibile. Seguono anni di crescita tecnica, facilitati dall’attività sportiva, finalizzata, a questo punto, alla pescasub. Finalmente arrivano i 16 anni e il primo fucile.
Quindi? Quindi i genitori ci presentano Silvio, un signore, anche lui appassionato pescasub, il quale ci invita a una battuta di pesca a Capo Noli, in Liguria, nella Riviera di Ponente, poco a sud di Savona. Visto l’entusiasmo, la passione e la predisposizione allo stare in acqua, Silvio ci “adotta” e ci trasmette tutto il suo sapere di pescasub, più volte nello splendido mare di San Teodoro. Per me è stata una scuola importante, un’occasione per girare tutta la costa nord-orientale della Sardegna e fare un salto di qualità, grazie Silvio!


Lo step successivo? Lo step successivo è legato alla mia attività in piscina, in particolare all’apnea 100 metri speed. Infatti, più o meno quattro anni fa, alla piscina di Terramaini a Cagliari, partecipavo agli europei di apnea 100 metri speed che fortunatamente vinsi batten-do anche il record del mondo. Tra il pubblico, oltre a tanti amici, assistevano anche Laura Giacomini e Danila Staffoli. Due signore che di piscina ne masticano e che mi invitano a fare una presentazione e dimostrazione della disciplina con la promessa di farmi conoscere il mito Bruno De Silvestri e organizzare con lui una battuta di pesca. Così si sviluppa lo step. Era il 4 gennaio del 2018, a Tertenia. In viaggio, all’andata, con Bruno, non c’è stato il feeling che avrei voluto, sembrava insofferente, probabilmente era infastidito per un impegno che non ha cercato. Comunque entriamo in acqua. Bruno era un tanista con un forte spirito agonistico. Era una macchina da guerra, perfettamente organizzato mentalmente. Troppo esperto. C’era un mare allegro che io non avrei affrontato. Ma aveva ragione Bruno. Bellissima pescata: corvine meravigliose e saragoni. Al rientro le cose sono andate meglio, anzi bene, benissimo. Rotto il ghiaccio e dimenticato l’imbarazzo siamo diventati amici con scambio di telefono per dare seguito a quest’esperienza, piacevole per entrambi.
Vi siete rivisti? Purtroppo ho dovuto rientrare a Torino per più mesi ma dalla fine dell’anno e per metà 2019, ogni festività era dedicata alla pesca, in Sardegna e naturalmente con il mitico De Silvestri. In quest’ultimo periodo, senza volerlo, Bruno tocca un altro tasto per me affascinante: la sua esperienza da palombaro nella Marina militare e l’allora attuale attività di sommozzatore nei Vigili del fuoco di Cagliari. La subacquea con respiratore mi stava entrando nel sangue. Purtroppo... il mio amico, il 12 giugno 2019…
Un brutto colpo per te! Sì, rimasi scosso e tuttora… e anche per quello che il mondiale di apnea in Turchia di quello stesso anno, di quello stesso mese, non è andato molto bene.

“Era una macchina da guerra, perfettamente organizzato mentalmente. Troppo esperto. C’era un mare allegro che io non avrei affrontato. Ma aveva ragione Bruno. Bellissima pescata: corvine meravigliose e saragoni”.

La vita continua... certo, però ho finito l’agonismo e ho fatto la domanda in Marina per l’ammissione al corso per palombaro, come Bruno.
Oggi cosa fai? Oggi vivo in Sardegna, a Sestu, a casa di Bruno e mi dedico alla pesca e agli studi universitari.
Con chi esci? Frequento principalmente i soliti compagni, gli amici di Bruno: Simone Trudu, Federico Rais, Stefano Piludu...
Attualmente, cosa ti senti, come peschi? Posso pescare fino a 45 metri. Mi ritengo ancora un tanista e riesco a pescare sia nel basso fondo che, appunto, a quote più impegnative. Più o meno so fare tutto senza grandi limiti. In fondo scelgo la tecnica in base al periodo, alla giornata, al tempo, alla compagnia. Del resto ho avuto con Bruno come ispiratore, ma anche tanti altri amici, con moltissima esperienza che mi hanno insegnato tanto, ad esempio Cico Natale e Simone Trudu.
Dove vai a pesca? Al Poetto, Porto Pino, Sant’Antioco, Carloforte, Costa Rei e Porto Corallo, principalmente. Altre mete sono comunque affascinanti ma ahimè, anche più difficili da raggiungere. Però, se mi chiedi quale di queste preferisco, sceglierei Porto Pino. È una località meravigliosa che propone scenari di pesca molto diversi tra loro.
La tua preda più grossa? Una cernia di 22 chili, pescata questa estate a Carloforte. C’era un taglio freddo a 17 metri per cui decisi di starci sopra. Mentre pinneggiavo in superfice vedo questa cernia mimetizzata tra le alghe. Mi immergo cercando di fare meno rumore possibile con l’idea di sparare in caduta mentre si trova fuori tana. Purtroppo, prima di averla a tiro s’intana. Mi affaccio nella cavità e la vedo di coda. Sparo, ma il fucile s’inceppa, la sagola s’imparrucca con l’elastico. Risalgo, ricarico il fucile e riscendo sperando di trovarla ancora lì. Così non è stato. Della cernia nessuna traccia. Supponendo che si fosse infilata in profondità cerco altre aperture. La trovo a 16 metri, in un piccolissimo spacco di 10 centimetri che però mi consentiva di vedere la testa e la parte vitale. Infilo il fucile pur sapendo che non sarei riuscito a estrarla per via delle ridotte dimensioni della finestra. Decido di sparare comunque perché la cernia era su un basso fondo e oltre a vedere il punto vitale era vicina ad un’eventuale via di fuga. Dopo lo sparo sfilo l’asta e la spingo verso l’uscita dove con un bel raffio l’ho finalmente estratta. Tutto ciò in un minuto e mezzo.
Un’esperienza sott’acqua? L’incontro con lo squalo. Mi è successo due volte. L’ultima quest’anno, a gennaio nel Golfo di Cagliari in una secca a 22 metri. Ero a pesca. Sparo una bella corvina e una volta risalito, mentre recuperavo il sagolino in superficie, vedo la figura di uno squalo in apparente frenesia alimentare che risaliva in direzione della corvina ancora nell’asta, distante da me circa 3 metri. Nel tentativo di azzannare il pesce però lo squalo si punge e spaventato, secondo me, o forse solo contrariato, dà una scodata e riscivola via verso il fondo. Naturalmente mi sono spaventato moltissimo anche se, solo in serata, l’ho identificato con precisione per via di quella pinna dorsale enorme: si trattava di uno squalo grigio (Carcharhinus plumbeus)
Cosa rispondi ai detrattori della pesca in apnea? Fondamentalmente sono anacronistici. Si rifanno a immagini del passato, quando un numero comunque esiguo di abili subacquei avevano visibilità e per promozione sfoggiavano carnieri dell’altro mondo. Già allora l’incidenza dello sportivo era insignificante in riferimento al prelievo totale ed oggi lo è ancora di più. Il concetto di pesca sostenibile è sentito tra gli uomini con la muta che oltretutto possono operare una scelta a differenza di chi pratica a diverso titolo un prelievo dove molto spesso le catture accidentali rappresentano la gran parte del pescato pur senza valore commerciale. E in ogni caso, oggi per fare una bella pescata ci vuole tanta capacità ed esperienza e sono davvero pochini quelli che hanno le due caratteristiche insieme. Se poi parliamo di bracconaggio è tutto un altro discorso che supera la pesca in apnea e che va combattuto con ogni mezzo.
Il tuo futuro? Io lo vedo in Sardegna, in mare, sia per lavoro che per passione. Il mio sogno!