Spesso inizia così! Una giornata da riempire, qualche amico e un gommone a disposizione. E spesso finisce che il divertimento è anche il principio di un’attività coinvolgente, appassionante, infine una vera e propria malattia: il bolentino.
Mino Incani con una bella tripletta: parago, sarago e perchia.
C’è una tecnica di pesca che mette tutti d’accordo, che fa divertire e che mai lascia a bocca asciutta. Magari non è sempre interpretata per la cattura di pesci enormi però, nel suo piccolo, e con l’attrezzatura adeguata, anche un comunissimo serranide, leggi sciarrano e perchia, riesce a dare grandi soddisfazioni. Tra le tante possibilità che ci propone il Mare nostrum, il bolentino è inoltre la tecnica di pesca più dinamica, capace come nessun’altra di mantenere vivo l’interesse e l’attenzione per una giornata intera. Un’esperienza che riempie di gioia sia il vecchio e scafato pescatore quanto e forse soprattutto il neofita, l’amante dell’acqua salsa, che per la prima volta si cimenta in un confronto dove il più forte vince, ma non sempre. Sulla scia di questo entusiasmo che ci tocca da vicino, vogliamo scoprire come dobbiamo organizzarci per vivere l’avventura. Intanto, mi pare sia chiaro, ci vuole una barca, un gommone sarebbe l’ideale. Infatti i tubolari stabilizzano il natante e limitano tantissimo il rollio, ossia le oscillazioni trasversali dovute al moto ondoso, che poi sono, per buona parte, causa del mal di mare. Chiaramente non è necessario avere il gommone o porsi il problema di acquistar-lo. Anzi, è consigliato, prima di fare spese impegnative, individuare un ami-co o persona disponibile, già proprietario di un natante, e fare con lui le prime uscite a pesca. Va di lusso se costui è anche in grado di prestarvi canna e mulinello e magari la paratura che lui stesso vorrà armare e dotare di verme o altra esca. Ma è più semplice trovare un amico, se garantite almeno una certa autonomia. Quindi al primo appuntamento fatevi trovare in banchina con la classica cassetta e le cose indispensabili che probabilmente vi avrà consigliato il negoziante di fiducia: canna, mulinello e abbigliamento adatto, nonché, almeno parte della cambusa.
Attrezzatura - La canna da pesca per il bolentino non è lunga un metro o poco più, come in tanti ancora consigliano. Ma, senza esagerare, può arrivare a tre metri o poco giù di lì. Ciò consente di posizionare l’esca in un’area più vasta, visto che il raggio d’azione è superiore. Inoltre è in grado di attutire meglio le testate dei pesci allamati e infine con- sente di usare fili più sottili e catturare più pesci. Non mancano poi i vantaggi nel recupero, infatti, una canna lunga consente di imbarcare le prede con più facilità, soprattutto con l’uso di parature molto lunghe. Naturalmente nei negozi potete trovare di tutto. Potete scegliere tra la canna a innesti o telescopica, in ogni caso è meglio se dotata di più cimini, così da coprire più situazioni e poter usare zavorre da 50 a 200 grammi. Per quanto riguarda il mulinello, un buon 5000, con un rapporto di recupero intorno a 1:5, caricato con un buon nylon dello 0,30 calibrato, farà sicuramente al caso vostro. Infine la paratura. Per semplicità consiglio di usare solo 2 ami montati su braccioli dello 0,25-0,28, sempre calibrato, in fluorocarbon, lunghi circa 30 cm o più, se reggono il recupero e quindi non si aggrovigliano. Questi vanno fissati a un trave del diametro di 0,30 mm, lungo più o meno un metro e venti, per mezzo delle Stonfo beads deep a doppio foro passante e non intersecante, della misura minima (3,3), a una distanza tale che ami e esche non possano venire in contatto tra loro in qualunque proiezione. All’estremità libera dei braccioli potete montare ami a occhiello n. 4-6, storti. A chiudere il piombo, il cui peso varia in funzione della profondità e della corrente, comunque come suggerito dalla canna, dai 50 ai 200 grammi, sempre di foggia idrodinamica.
Azione - Una volta presa posizione sulla barca, organizzatevi uno spazio dove sistemare la vostra attrezzatura non sacrificando lo spazio per i movimenti. È meglio stare in piedi per essere reattivi e sedersi solo per slamare il pesce e riporlo nella borsa frigo. Nel caso che l’attività sia scarsa, provate a invitare il pesce all’assaggio, recuperando leggermente l’esca per lasciarla cadere subito dopo. Oppure variate la direzione di “lancio”. Provate anche a calare l’esca dalla parte opposta, utilizzando l’altra murata. Ricordate che ci sono pesci come gli sparidi che preferiscono stare sul fondo, altri come lo zerro ma anche la tanuta, un pochino più su. Ma questo è un aspetto a cui si deve pensare già quando costruite la paratura. Imparerete col tempo a riconoscere le tocche e adoperare le esche più indicate e le parature migliori per ogni momento. Quindi, preparatevi a cambiare vita perché la vibrazione di un pesce sulla canna, anche piccolo, è una sensazione indimenticabile.
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