Predatori d'Autunno

Sul finire dell’estate e al principio dell’autunno, la costa si popola di tanti pesci costieri e pelagici. Come ben sa il nostro autore e i novizi Leonardo, Carlo, Pierandrea e Fabrizio, generosamente “battezzati” nelle acque del Golfo.

Voglio raccontarvi una bella storia di pesca d’inizio autunno. Alcuni miei amici mi hanno espresso il desiderio di accompagnarmi a pesca, per provare a vivere un'esperienza in barca, diversa, suggestiva. Dopotutto credo che la pesca sia sostanzialmente questo: amicizia, avventura e condivisione, per cui per me è stato un grande piacere organizzare due uscite, la prima con Leonardo e Carlo e successivamente con Pierandrea e Fabrizio. La tecnica scelta, visto il periodo, è la traina costiera con gli artificiali, indirizzata ai predatori di media taglia del sottocosta. In particolare, l'obiettivo principe era insidiare lampughe, tombarelli e tonnetti alletterati. Noleggiamo il natante nel porto di Capitana e partiamo all'alba perché in autunno l'attività predatoria a galla è spesso maggiore la mattina, quantomeno così mi è parso di percepire trainando in questo periodo nel golfo di Cagliari. Filiamo 3 canne in pesca e iniziamo la nostra ricerca: una canna centrale piombata e due esterne che lavorano a pelo d'acqua. Queste ultime le armiamo con due filose diverse: ma che esche usare? Che dimensioni scegliere? E i colori? Beh, qui ci si può davvero sbizzarrire. Del resto forse è proprio quest’aspetto il bello della traina costiera con artificiali! Tra le opzioni principali abbiamo raglou, octopus, unghiette e piume, tutte esche efficaci per il nostro target. Tuttavia è importante capire, il più presto possibile, qual è l'assetto migliore per quella specifica giornata e adeguarci di conseguenza, in risposta ai segnali che arrivano dai pesci... se arrivano. Ognuno poi, in base alle sue esperienze, ha le proprie preferenze e le sue fisse. Io, ad esempio, sono più affezionato a octopus e raglou e nella maggior parte dei casi utilizzo i colori naturali, tra cui spessissimo, il bianco e il grigio.

In pesca - La canna centrale è più robusta di quelle esterne, 16 lb per esattezza. La utilizzo sempre con un minnow e piombo a sgancio rapido, singolo o doppio (piombatura frazionata), a seconda della batimetrica, della velocità di traina e del target che sto cercando. Questa canna deve essere robusta e affidabile, perché deve sopportare l'attrito di un bel minnow palettato, della piombatura, il tutto a una velocità di traina che a volte può essere anche sostenuta. Inoltre è la canna sulla quale, potenzialmente, può arrivare un pesce importante come una grossa palamita, un barra-coccodrillo o addirittura, a seconda di dove passiamo, anche un bel dentice. Sono decisamente più light, invece, le canne esterne. Queste permettono un combattimento sportivo, vivace ed emozionante con i velocissimi predatori pelagici che insidiamo a pelo d'acqua. Ne sanno qualcosa Carlo e Fabrizio, che hanno avuto la fortuna di imbattersi nel loro primo pesce a traina, proprio su una di queste can-ne: una lampuga per ciascuno, 1,3 kg per Carlo e 2,2 kg per Fabrizio. Il commento a caldo di Carlo dopo la cattura è pregno di emozione: “È stato sorprendente! La lampuga ha resistito molto all'inizio; ero in difficoltà, poi ha smesso di combattere e l'ho recuperata facilmente. Pensavo fosse finita, ma quando è arrivata sotto la barca è improvvisamente ripartita e si è esibita in due salti spettacolari! È stato fondamentale non stringere del tutto la frizione.". Fabrizio commenta in modo simile la sua lampuga, arrivata alle ore 14, in una giornata soleggiata con mare piatto, subito dopo una pausa pranzo rigenerante e una mattinata che aveva dato pochi frutti: "indescrivibile, la parte più bella è stata certamente quando, subito dopo aver afferrato la canna, ho alzato lo sguardo e l'ho vista nitidamente saltare totalmente fuori dall'acqua a 50-60 metri di distanza, pazzesco, in quel momento mi è salita la pressione!".

A far "cantare" i mulinelli, in entrambe le giornate, anche tanti bei tonnetti alletterati di discreta taglia, un bel barracuda, pesci lucertola che sembrano aver infestato la costa, lampughette, ricciolette e un simpatico denticiotto, questi ultimi tutti ovviamente rilasciati. Due parole anche sugli alletterati: questi pesci bisogna cercarli con pazienza. Non fissiamoci su un punto o una zona dove magari abbiamo fatto una bella pescata o abbiamo preso un esemplare importante la settimana precedente. Non bisogna neanche fissarsi con una velocità che ha pagato bene in una determinata giornata. Infatti, la specie target, in questo caso il tonnetto alletterato, ma vale per qualunque pesce, non è l'unico fattore che influisce sulla velocità ideale a cui dobbiamo trainare le esche per stimolare un attacco, ci sono infatti molte più variabili. Sia chiaro, molti di questi fattori non sono nemmeno conosciuti, ma bisogna essere consapevoli della loro esistenza e per questo motivo non ci si deve irrigidire su due cose che hanno funzionato una volta, ma bisogna essere pronti a variare, cercando di interpretare la giornata e trovare presto la giusta chiave di lettura. Con il tempo e l'esperienza poi, fortunatamente si impara sempre qualcosa in più, in particolare dall'analisi del rapporto tra la condizione meteomarina e i risultati ottenuti in mare. In poche parole, per dirne una, può capitare che un giorno gli alletterati mangino solo ben lontani dalla costa, andando spediti a 6-7-8 nodi e altri giorni, gli stessi pesci, non si trovino più lì e quelle velocità non risultino più così efficaci, ma li si peschi invece trainando a 30 metri dagli scogli andando a 2, 3, massimo 4 nodi. Questa variazione così netta, non solo può capitare da un giorno all'altro, ma può verificarsi in due fasce orarie distinte all'interno della stessa giornata, soprattutto in quei casi in cui cambiano bruscamente le condizioni meteomarine. Così è la pesca!

L’etica - Chiudo con una considerazione etica molto importante, indirizzata soprattutto ai neofiti, ma anche ai più ingordi degli esperti. Nelle giornate particolarmente fortunate evitiamo di esagerare con i pesci trattenuti. Per esperienza, il suggerimento che vi posso dare è di non abusare della frenesia dei tonnetti e delle lampughe. In queste giornate due-tre pesci a testa (rigorosamente a misura) sono più che sufficienti e il resto... torna in mare! La pesca è una cosa straordinaria, stimolante, gratificante... ma non è solo un gioco. La pe-sca è uno sport e ci sono delle regole da conoscere e rispettare, obbligatoriamente, per poterlo praticare. Sono le regole del mare. Tra queste, oltre il totale rispetto per l'ambiente e per i suoi abitanti, c'è la conoscenza delle misure minime di legge dei pesci che stiamo andando a insidiare. Conoscere e rispettare le misure minime non è facoltativo, è imprescindibile per andare a pescare qualunque sia la tecnica praticata. Rilasciamo sempre i pesci sottomisura e rispettiamo la quantità massima di pesce che possiamo trattenere. Singolarmente non siamo in grado di fermare la pesca eccessiva, la devastazione della pesca a strascico o il bracconaggio, ma quantomeno saremo un buon esempio per chi ci guarda, soprattutto per i più piccoli.

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