Moonwalk

Moonwalk

L'ennesimo recupero a vuoto. Ho provato tutto: in superficie, a mezz'acqua e a fondo. Niente, neanche l'accenno di un attacco. Le condizioni del mare sembrano buone, proprio quelle che altre volte hanno regalato furibonde ferrate e recuperi al cardiopalma. Ma sembra che la mia collezione di artificiali sia improvvisamente diventata fuori moda, non più appetibile. I pesci hanno comportamenti curiosi e non rispettano quasi mai la logica dei nostri ragionamenti. Quello che sembra giusto fuori dall’acqua, sott’acqua assume un significato diverso; chissà se poi il vero motivo per il quale i pesci attaccano gli artificiali è lo stesso che ci porta ad utilizzarli? La calma mi aiuta a ragionare, o meglio a sragionare visto che sfilo dalla tasca la pinza per sostituire le ancorette ed inizio a giocare… Dove prima agganciavo il moschettone con annodato il fluorocarbon, ora dondola un’ancoretta e dove questa era fissata in coda, adesso attacco il moschettone. Non è la scoperta del secolo! Parecchi anni fa era prassi modificare l’assetto e la disposizione delle ancorette per ottenere effetti diversi. Ma oggi le case produttrici sopperiscono in pieno ad ogni desiderio in merito. Nuovi modelli che lavorano in superficie, a mezz’acqua e a fondo, migliaia di colori e possibili alternative. Ma ciò non fa altro che aumentare la curiosità. Come nuoterà il nuovo artificiale se montato al contrario? La sperimentazione non ha fine ed ogni volta porta ad una semplice risposta: l’artificiale nuota al contrario. Al contrario rispetto al progetto del costruttore, al contrario rispetto alla logica, al contrario rispetto all’esperienza di tanti che prima e dopo di me con quel modello hanno ottenuto ed otterranno ottimi risultati. Ma oggi non c’è spazio per la logica; l’apatia e la noia spingono ad osare.

   


Il reppop
Il primo a finire sotto i ferri è uno storico popper, il Pop Queen Yamashita, nella versione da 28 grammi con colorazione bianca e testa rossa. La sua forma a goccia non dovrebbe dare problemi nel lancio, ma come si comporterà in acqua? Effettuo il primo lancio, una bomba! Come mi aspettavo supero la gittata del lancio “regolare”. Ora il popper è in acqua, galleggia. Inizio il recupero e scompare sotto il pelo dell’acqua. Riavvolgo a media velocità per capire la risposta del popper. Ad ogni stop il Pop Queen riemerge per poi inabissarsi appena metto mano alla manovella. Scende molto, quasi fosse fatto per lavorare in profondità e quando smetto di recuperare lenza si sposta in verticale verso la superficie. Mi piace molto questo comportamento! Il popper non arriva placido a riva; a circa 5 metri dai miei scarponi un piccolo barracuda attacca. Lo libero ridendo, soddisfatto di esser riuscito ancora una volta a sconvolgere i miei stessi piani. Tengo tra le dita l’artificiale “vincente”. Battezzo questo nuovo mostro reppop (il contrario di popper).

L’ora dei wonnim
Sembrerà strano ma quel giorno non ho più lanciato il reppop. Incuriosito e al sicuro da occhi indiscreti che avrebbero potuto prendermi per scemo, mi misi a provare tante altre tipologie di artificiali. Il primo fu un minnow, il Super Shad Hokkaido da 14 grammi color bianco perla. Ancora una volta mi aspettavo di non trovare troppi ostacoli nel lancio, semmai dopo… Ma i primi lanci mi ricordarono drammaticamente che in un minnow la posizione dei pesi all’interno determina in modo sostanziale le prestazioni. Nel gergo del football americano la palla che non viene lanciata correttamente, diventando incontrollabile, si chiama “anatra ferita”. Nel giro di pochi minuti incasellai un’anatra ferita dopo l’altra. In aria, il wonnim (che fantasia) proprio non mi piaceva. Ed in acqua? Il modello utilizzato era del tipo suspending e cioè quando è fermo in acqua tende a rimanere nella posizione, senza salire in superficie o affondare. La vera incognita era data dal ruolo della paletta sul muso. Nell’utilizzo “normale” la paletta ha un duplice scopo: rende un artificiale affondante, anche se questo galleggia in posizione di stop, e influisce nel nuoto. Negli anni, soprattutto i giapponesi hanno sviluppato una quantità di palette diverse, sia nella foggia che nelle misure. Per semplicità, una paletta più è lunga più fa affondare l’artificiale, più è larga più accentua lo scodinzolio; non si tratta di una regola ferrea ed esistono varianti e varianti delle varianti. Mi aspettavo che la paletta si comportasse da vero deviatore di flusso: se in un verso affonda, nel verso contrario porta a galla. Ma il Super Shad del tipo suspending una volta in superficie, senza l’azione affondante della paletta non aveva un comportamento fluido. L’anatra ferita adesso si “dimenava” in superficie. L’impressione che ho avuto è stata la stessa di quando la lenza va accidentalmente tra le ancorette, sgradevole!

   


Questione di peso
Ma le prove erano solo all’inizio. Cercai nella cassetta un artificiale affondante. Ed ecco che a venirmi in soccorso trovai un Kinect Olympus da 26 grammi, lungo 18 centimetri. Si tratta di un artificiale molto affusolato con curvatura più accentuata sul dorso che sul ventre (quasi piatto). E’ un artificiale che utilizzo spesso, in aria mostra tutte le sue doti aerodinamiche ed in acqua, anche se non lo vedo quando è lontano da riva, so che piace… quanti strike! Ma la mia scelta era dettata dall’esigenza di testare qualcosa di affondante. Una volta “riassemblato” il Kinect raggiunse subito il mare e lo conquistò. Il sistema di zavorre mobili garantisce prestazioni accettabili in fase di lancio dove non si nota differenza rispetto all’assetto normale. In acqua finalmente ho visto nascere un vero wonnim! Durante i recuperi, sia lenti che a media velocità, il wonnim prende quota fino a rompere la tensione sul pelo d’acqua e ad emergere come un sottomarino nucleare, fluido e silenzioso. Basta accennare lo stop che il wonnim si inabissa in posizione diagonale. La configurazione ideale è data da recuperi non superiori al metro e stop di 4 – 5 secondi.

Moonwalk
Confortato dalle prime prove ho continuato, e continuo tutt’ora, testando nella nuova variante “sotto sopra” ogni artificiale mi capiti sotto le pinze. Alcune prove hanno dato esito positivo, altre meno. Personalmente considero già soddisfacente se un nuovo assetto non danneggia il lancio e mostra una certa naturalezza e fluidità di movimenti in acqua. Il massimo si ha quando il nuovo assetto produce il moonwalk. Avete presente Michael Jackson che, sulle note di Billie Jean, balla strisciando all’indietro dando la sensazione di fluttuare a pochi centimetri da terra? Quello è il moonwalk che in inglese significa “camminare sulla luna”. Notoriamente i barracuda sono fan di Michael Jackson e perdono la testa per il suo moonwalk. Esiti più nefasti ho avuto dall’incontro con un pesce serra che indispettito dallo strano incedere di un reppop lo ha attaccato azzannandolo sull’estremo sbagliato, quello del moschettone; una forte botta seguita dalla rottura del filo, addio… Ma anche in questo caso posso dire che la soluzione ha funzionato, poiché l’attacco c’è stato, eccome!

Perché
Concludiamo con una domanda che forse andava posta all’inizio: perché? Perché utilizzare un artificiale in modo “sbagliato”. Come ho accennato prima in commercio si trova tutto quello che può soddisfare la nostra fantasia, realizzato spesso con una qualità molto alta. Che bisogno c’è di andare a modificare degli equilibri che sono il più delle volte molto precari? La risposta alla domanda è però semplice. Una delle componenti che rendono la pesca un’attività totalmente appagante è il continuo senso di scoperta. La cattura di un pesce non è mai certa, al più la possiamo rendere molto probabile. Ogni volta che la canna si piega assistiamo ad un “film nuovo”. Modificando il famoso adagio, possiamo concludere: “lascia la strada vecchia per la nuova, sai quello che lasci, non sai quello che trovi”. Quante sorprese ci aspettano!