Marco Panunzio

La classica pescasub, quella nota ai più, quella degli spari in tana e delle collane di saraghi e corvine ha fatto un passo in avanti. Si è arricchita del blu più profondo grazie alla didattica. Alla fine di un percorso formativo, non è tanto la singola performance seppur eccelsa che colpisce, quanto la consapevolezza dell’atleta che guadagna in acquaticità e sintonia con l’ambiente. In qualche modo l’apprendimento, lo studio, il confronto, favori- scono una coscienza, un equilibrio che matura e infine meglio si adatta all’ecosistema. In questo contesto abbiamo intervistato un altro “dottorato” Apnea Academy: il cagliaritano Marco Panunzio, classe 1977, bilancia. Di probabili, anche se lontane, origini pugliesi, Marco è di fatto un rossoblu doc. Ammogliato e padre di una bimba di 5 anni, gestisce in via Giudice Chiano, un laboratorio di telefonia, eredità del padre.
Parlaci dei primi passi.
Il primo approccio risale all’età di 8 anni, a Villaputzu, città natale della mia mamma. Naturalmente con mio babbo che però aveva un difetto: era un cannista. Andavamo a Porto Corallo e comunque nel Sarrabus, ma la mancanza di forti e continui stimoli mi spingono verso altri interessi. A venti anni però, durante una vacanza in un atollo dell’Oceano indiano, con la mia fidanzata, mi lascio rapire dalla vita e dai colori di quel ricchissimo mondo subacqueo. Fu infatti al rientro dalle Maldive che, ancora infogato dalle e-scursioni in snorkeling, accolgo l’invito dello staff di Air Sub che mi pro- pone un corso con Apnea Academy. Massimiliano Barteloni e Sergio Cardia sono quindi, alla resa dei conti, gli artefici del mio rientro nel mondo della pesca in apnea. Diciamo pure che ho bruciato le tappe, anche perché fisicamente predisposto. Quindi alterno vere uscite a pesca con gli amici, con altrettante in compagnia di mia moglie, nel Golfo. E tra queste avventure, non mancano sporadiche puntate a Villasimius, col mio gommone da 4e70, a vedere dentici a -25 metri. Tento anche un approccio all’agonismo, fuori dai circuiti ufficiali, ma senza successo. Il mio orizzonte era dichiaratamente più in giù, verso quote per l’aspetto. Tra le esperienze maturate non manca la costruzione di un mio fucile, un legno di 90 centimetri, a doppio elastico. Capisco però che la fortuna non basta. Mancati due dentici di fila, ripeto l’esperienza di artigiano con un doppio roller da 115. Era il 2006, forse il 2007.
I tuoi compagni di pesca?
Quelli che hanno lasciato un segno sono Fabrizio Accorte e Cico Natale. Erano più esperti di me e quindi da lo-ro, anche perché inclini a diverse tecniche, ho imparato molto. Fabrizio non aveva eguali in tana, mentre Cico era dichiaratamente aspettista.
Hai conosciuto Umberto Pelizzari?
Si, certo! Ho seguito gli stages di Umberto in Sardegna, a Villasimius, Oristano, Santa Teresa… diverse volte. Nel 2012 sono diventato istruttore Apnea Academy, grazie ai corsi di formazione seguiti a Lignano Sabbiadoro (piscina) e Sharm el Sheik (mare e piscina). Corsi molto impegnativi, full time, di una settimana ciascuno. Nel Mar Rosso, in Egitto, mi sono perfezionato nella pesca a quote maggiori: in costante fino a 40 metri e in assetto variabile (con lo sgancio) fino a 45.
Quali sono oggi le tue mete preferite?
Direi un po’ tutto il meridione sardo. Da Carloforte, da una parte, a Porto Corallo e Tertenia dall’altra. Naturalmente pesco anche nel Golfo, nonostante il fondale sia rovinato da moltissimi palamiti abbandonati, soprattutto cernie, sia bianche che brune.


Descrivici uno spot.
Tertenia. Ci sono due scivoli a mare, un po’ arrangiati, a Zinnibiri Mannu, praticamente subito a sud della spiaggia grande di Foxi Manna e Tesonis, un approdo più strutturato, poco a nord della stessa spiaggia, subito prima dell’area militare, ma inaffidabile con un po’ di mare. Le poste sono a NE a iniziare da circa 2 miglia. La prima è la secca di Su Sirboni con un pinnacolo, vagamente conico, e un diametro di 15 me-tri sull’apice e alla base sui 25. Il sub- strato è granito, grotto sotto i 30 metri. Il mio approccio prevede l’aspetto ai dentici fino ai 30 metri e se necessario mi sposto sui 35-40 metri per eventuali cernie e ancora dentici. Sempre a NE, navigando per altre 2 miglia circa, su un fondo di 40 metri si incontra una striscia di grotto con buchi enormi, di anche 2 metri. Qui di solito trovo grossi dentici e cernie brune, bianche nella porzione che cade sulla sabbia. Non l’ho detto ma ho abbandonato ogni velleità di progettista e costruttore e oggi mi affido ai fucili Sperfishing di Marco di Fiore, in particolare un 115 doppio roller, molto rifinito, con un assetto neutro, molto equilibrato e preciso. La portata utile è di 5 metri ma spesso sparo con successo anche a sei metri.
La tua preda più importante?
Una cernia bruna, nel Golfo. Tre anni fa, a 36 metri, sui graniti, tra la Sella del Diavolo e il Romagna. La vedo in una scarpata e la inseguo e la marco col pedagno. La ritrovo in un anfratto. Non era la sua tana, troppo accessibile e con due aperture. Facile colpirla e, nonostante la corrente, anche il recupero è stato agevole.
Qualcosa di tuo, di particolare?
Compenso senza mani, con un movimento della mandibola (una specie di sbadiglio con la bocca chiusa). Così non devo impegnare tutte le mani e mi torna utile soprattutto nello sgancio, evitando quindi eventuali episodi ansiogeni. Inoltre, per questioni di visibilità e sicurezza utilizzo la cintura e le pinne di colore bianco, così sono individuabile dall’alto.
È recente un lunghissimo post di Marco Bardi che, in seguito ad un ragionamento con un pacato “detrattore”, vede con convinzione la pesca subacquea in un’ottica insolita, dall’altra parte, cosa ne pensi?
Sono fondamentalmente d’accordo. Anche noi non siamo perfetti e potremmo certamente contenerci e risparmiare, soprattutto in ambienti social, esternazioni davvero inopportune. Chiederei a Bardi di ridimensionare il post e renderlo fruibile da tutti!
Un consiglio ai giovani?
Pescate sempre in coppia e fate corsi di pesca in apnea. La teoria compensa, in termini di sicurezza, le carenze dell’attuale, libera, offerta video.