Linea Corta

Dal mondo dell’agonismo arrivano sempre le novità più rilevanti. Vediamo l’evoluzione che sta avendo in questo periodo la linea longa, un’antica paratura portoghese, rielaborata dai giapponesi e che, per funzionare nel nostro mare, ha bisogno dell’ingegno italico.

Da linea longa a linea poco longa il passo è breve! In una serie di articoli di Fabrizio Frongia (lo vediamo in foto con una coppia di mormore pescate al Poetto) che pubblicammo qualche anno fa marzo e aprile del 2021), si parlava di un nuovo approccio al surfcasting, mirato in primo luogo al mondo dell’agonismo, ma molto utile anche quando si pesca senza l’assillo della classifica. Fabrizio, che in questi anni si è applicato sull’utilizzo del japan style e all’evoluzione “mediterranea” della linea corta, descrisse in modo accurato la tecnica che viene chiamata japan style. Si tratta di un assetto sviluppato dai pescatori del sol levante, con canna e mulinello pensati per l’utilizzo del filo trecciato in bobina, mini trave o tenbin e lunghissima paratura finale. Il filo trecciato, a parità di diametro con un nylon tradizionale, ha un carico di rottura molto più elevato ed è meno elastico, caratteristiche molto interessanti quando vogliamo lanciare lontano e avere maggior sensibilità nell’azione. Le canne da japan style sostanzialmente differiscono da quelle tradizionali perché montano anelli specifici per l’utilizzo con il multifibra. Meglio se hanno una lunghezza che varia dai 4,50 ai 5 metri, per favorire l’azione di lancio. I mulinelli da japan style hanno bobine più alte e coniche per facilitare l’uscita del filo, evitando la formazione dei “fiocchi”, il problema maggiore quando si usa un multifibra. Il tenbin è un piccolo trave metallico che ha la principale funzione di evitare che la lenza, sia in fase di lancio che di recupero si ingarbugli. È fatto in modo da tenere il più possibile separati la lenza madre dal lungo finale. Fin qui stiamo descrivendo una tecnica molto sofisticata, come è sempre tutto ciò che viene dal Giappone. Ma il finale usato è una rielaborazione di un sistema che proviene invece dalle coste atlantiche ed è opera dei pescatori lusitani. Stiamo parlando della linea longa. È proprio su questo ultimo componente del sistema pescante che ci sono stati gli ultimi aggiornamenti, sviluppati grazie alle tante esperienze di molti agonisti italiani. 

Mormore e orate in una ricchissima collana del bravo Alessandro Curreli.

La linea corta - La 2L come in gergo ormai viene indicata la linea longa (odio gli acronimi, ma tant’è…) è un finale lunghissimo che può superare abbondantemente i 4 metri. Il suo scopo è quello di sondare un’ampia fascia di fondale sfruttando un’unica paratura, situazione abituale in tutte le competizioni che portano al campionato mondiale, nelle quali si pesca con una sola canna.

"Nei nostri mari è usata già da tanti anni, diventando di moda in più riprese, per poi venire abbandonata ogni volta e sempre per la stessa ragione: è un casino da gestire se non c’è corrente o in presenza di alghe.".

Alla 2L portoghese si fissano i lunghissimi braccioli a cui sono legati gli ami. La variante giapponese prevede invece l’utilizzo dei sabiki, finali cortissimi che Fabrizio descrisse con perizia. Nei nostri mari la 2L può diventare micidiale nella pesca ai grufolatori. Mormore e orate si muovono in banchi di numerosi esemplari e se si riesce a tenerlo nella nostra area di pesca le catture arrivano a ripetizione e in poco tempo. La 2L è stata sviluppata per l’utilizzo nell’oceano (Portogallo e Giappone), da pescatori abituati a condizioni molto diverse dalle nostre, con escursioni di marea anche ben oltre il metro e mezzo e la presenza di forte corrente, praticamente sempre. Per funzionare al meglio la 2L ha bisogno quindi della corrente che serve per distendere il lungo finale in tutta la sua lunghezza. Nei nostri mari è usata già da tanti anni, diventando di moda in più riprese, per poi venire abbandonata ogni volta e sempre per la stessa ragione: è un casino da gestire se non c’è corrente o in presenza di alghe. Immancabilmente, in queste situazioni, la 2L si trasforma in un parruccone impossibile da districare che fa perdere tempo e molta, molta pazienza. Ricordiamo anche che per funzionare al meglio questa paratura ha bisogno di molta pratica sul campo e quindi è meglio abituarsi a usarla sempre, in ogni uscita di pesca.

"La linea adesso non supera i 3 metri e si tenta di alleggerire tutto l’apparato pescante, tenendo in considerazione che anche un grammo risparmiato può essere utile.".

L’utilizzo del tenbin e l’uso di braccioli corti (japan style) ha risolto in parte il problema perché, come abbiamo accennato, facilita il distanziamento tra lenza madre e finale. Ma non basta! Ormai è chiaro, se si vuole sfruttare la 2L per fini agonistici e cioè ricavare il massimo della produttività da questa paratura, occorre porre rimedio al suo fastidioso comportamento in assenza di corrente. È non c’è dubbio che questa, la corrente, nelle spiagge del Mediterraneo è presente in forma molto ridotta se non del tutto assente, quando consideriamo le condizioni tipiche estive, dominate dall’alta pressione e l’assenza di vento. Ed ecco il colpo di genio! Dalla 2L siamo passati alla LPL, linea poco longa. Non è una presa in giro ma un adattamento necessario. La linea adesso non supera i 3 metri e si tenta di alleggerire tutto l’apparato pescante, tenendo in considerazione che anche un grammo risparmiato può essere utile. Bisogna sfruttare la debole corrente e fare in modo che questa sia sufficiente a distendere nel modo corretto la paratura. La sezione del filo ha la sua importanza in funzione del fatto che in generale un filo più sottile pesa di meno. Grande attenzione anche al sistema di unione dei tre finali, nei quali si fanno preferire le leggerissime tecnosfere, fissate con una goccia (davvero solo una) di colla. E anche l’amo deve essere di qualità e leggerissimo. In gara si usa spesso come “ultima spiaggia” poiché ancora in molti la trovano troppo laboriosa. Insomma, un rimodernamento ma ancora non del tutto compiuto, necessario per sfruttare al massimo le potenzialità di questa antica ma sempre nuova paratura.