La Storia di Cimbro

Che il subacqueo fosse una figura imperscrutabile, per il sottoscritto intendo, è cosa nota o perlomeno mai taciuta. Come mai ho taciuto l’imbarazzo nel confronto con gli esponenti di questa categoria. Le esperienze di questi ultimi mesi però hanno limato le a-sperità, e certi ragionamenti per me as- surdi e incomprensibili, stanno via via perdendo l’avvolgente alone di mistero. In particolare l’omertà circa le destinazioni di pesca che tuttora spinge il manovratore di arpione e punte a pronun- ciare coordinate al di fuori di qualsiasi reticolo. Per rispetto verso la categoria, e chi in me ha riposto fiducia, non scenderò nei particolari e del resto mi accontento di aver capito, pur non condi- videndo le motivazioni, il perché di certa diffusa reticenza. Fatta questa premessa, riprendiamo la carrellata di personaggi con uno dei pochi veri cono- scitori del Golfo di Cagliari: Cimbro Monteverde. Classe1973, strumentista di sala operatoria, cagliaritano, ha vissuto il Poetto dei “casotti” ed è diventato subacqueo per quel “polpone” avu-to in dono grazie a una promozione in età giovanile. Al tempo, Marina Piccola, Calamosca e Cala Fighera, erano le uscite estive consentite, guidate dal paziente genitore. In occasione dell’ennesima promozione a scuola, al polpo-ne con la fiocina si aggiunge una muta che gli consente d’inverno, razzolando, la cattura di cefali, saraghi, tordi, polpi e oratine. Fin qui, in acqua, è una palestra, un continuo apprendere e maturare esperienze, poi… Poi, a 17 anni, studente all’Istituto industriale Dionigi Scano di Monserrato, arriva il Medisten Mares col manico giallo, aria compres-sa e arpione.
Quindì è la maturità? Diciamo che vivo un cambio di passo. In questo periodo mio babbo compra da Stefano Cavagnino un gommone, uno Stingher 480 con 40hp Yamaha. Lo teneva in rimessaggio, a Porto Columbu, visto che lì avevamo una residenza estiva. Quindi gli spot sono diventati quelli di Nora, tra 15 e 20 metri, dove pratico una pesca mista tra tana e aspetto e che mi suggerisce un altro fucile: l’Apache 75 monoelastico. Così organizzato, tra aspetto e agguato mi diverto con i primi cerniotti, saraghi e orate. Niente di eccezionale s’intende, ma abbastanza per tornare a casa con un carniere soddisfacente.
Ti ricordi un episodio? Certo, a Su Guventeddu, la mia “prima” cernia, su una tana che ancora conservo a 18 metri. Una tana difficile, con un masso davanti all’ingresso e uno spazio dentro che si apre un po’ sulla destra. Ho sparato, un tiro preciso, ma il pesce ha uno scatto e s’incastra. Ho dovuto risalire, studiare una tecnica per il recupero e infine effettuare altre quattro discese per liberarla. Il peso? 5 chili.
L’agonismo? A 21 anni partecipo ad un corso Apnea Academy, da Air Sub, con Max Barteloni. Un’esperienza molto interessante sulla respirazione, il rilassamento e la sicurezza. Quindi mi avvicino all’agonismo e per questo frequento un corso di pesca subacquea Fipsas, al Sub Sinnai, con Paolo Granata. Con la storica società sinnaese ha inizio il mio percorso agonistico, con vicende alterne, ma senza alcun picco d’eccellenza. Ma intanto giro per la Sardegna e m’immergo un po’ dappertutto con persone sempre nuove.
Spot preferito? Mi piaceva Costa Rei. Per il fondo impegnativo. La frequentavo anche senza fare gare e spesso prendevo il largo da Capo Ferrato sul gommone di amici, a caccia di dotti e corvine.


A proposito di fondo… A 30 anni circa, apro una nuovo capitolo in apnea, ad assetto costante, con le pinne. Il club mi supporta per l’aspetto agonistico, d’altra parte evidenzia alcune criticità incompatibili con le mie aspettative. Allora mi iscrivo alla Blue World dell’allora presidente Roberto Mattana. In questo ambiente ho la fortuna di conoscere Cico Natale: ero un suo fan, per me era un mito che seguivo attraverso i suoi emozionanti video. Mi prende in simpatia e mi porta a pesca. Il battesimo nel Golfo, insieme alla buonanima di Fabrizio Accorte. Ero abituato a vedere il fondo dalla superficie, nitidamente, invece con Cico, vista la profondità, 25-28 metri, era tutto più scuro. Al di fuori della mia portata. Così mi limito al mio, accontentandomi di vedere i pietroni dall’alto, ad almeno 5 metri di distanza. Lui pescava, io imparavo e facevo assistenza. Tanto, è durato per due annetti ma non sono mai rientrato a casa a mani vuote. Col tempo le mie perfomance si avvicinano a quelle del maestro e quindi al fondo, così inizio a pescare. Intanto mi allontano dall’agonismo col fucile e mi dedico all’apnea. Nel 2015 m’iscrivo al campionato sardo di apnea costante con pinne, a Villasimius, vince l’inarrivabile Carrera, io stacco il cartellino a 64 metri.
Un’emozione a pesca? Un pomeriggio, sempre nel Golfo, usciamo, Cico, Fabrizio e io. Allora usavo il suo roller85. In un punto sui 31 metri preparo il tuffo, mentalmente, scendo e come mi appoggio sui pietroni di granito tento un agguattino in preparazione ad un aspetto. Vedo subito una cernia in candela. Piano piano mi avvicino e quando arrivo a tiro devo solo sparare, centrata con precisione. Apro il mulinello e risalgo. Dalla superficie recupero l’animale: una bella cernia bruna di 9 chili. Io naturalmente non sto nella pelle, Cico e Fabrizio altrettanto e generosi, non lesinano complimenti: il giusto riconoscimento per la passione e la costanza.
Esci spesso? Usciamo due pomeriggi alla settimana, tempo permettendo, e tutto il sabato. D’inverno le ore di luce sono ridotte e quindi le infrasettimanali sono meno frequenti, ma il sabato e sacro.
Paure? No… A Santa Margherita, d’estate, a 25 anni circa, con mio fratellino, su un fondale di sabbia e posidonia. Mi accingo a fare la capovolta e scendere per i 15 metri e mi sento tirare per le pinne. “C’è uno squalo!” Guardo bene e vedo una sagoma di due metri circa, in corrente, ferma, probabilmente una verdesca. Nessuna scena di panico, però abbiamo preso baracca e burattini e siamo rientrati.
Un commento a piacere? Sono preoccupato per l’ambiente. I pesci, in questi ultimi 10 anni, sono diminuiti drasticamente e sono perennemente spaventati, anche a quote importanti. L’habitat è cambiato troppo velocemente e la fauna non si è adattata. Non si è creato un nuovo equilibrio. E poi… lo strascico selvaggio. Per compensare, sono soddisfatto e fiero dei corsi per istruttore di apnea del mitico Umberto Pelizzari, che ho frequentato a Lignano e Malta e grazie ai quali con l’Asd Blu Tribune, trasferisco a sempre più allievi un approccio al blu moderno, consapevole e sicuro.