La Pesca Illuminata

La Pesca Illuminata

Pescare a bolentino in profondità, su batimetriche che superano i 120 metri e che possono arrivare tranquillamente a 600 o 800 metri, comporta molte difficoltà, in primis centrare il bersaglio che appare sull’ecoscandaglio. Per fortuna con i moderni e più affidabili motori elettrici da prua riusciamo finalmente a sta- bilizzarci sulla verticale e volendo anche girarci intorno, in un raggio, ridotto, che possiamo determinare a priori. Certo, anche con questa soluzione non si può ignorare la corrente e così anche se la barca si trova esattamente allo zenit rispetto ai pesci, non è detto che il percorso della zavorra e dell’esca sia perfettamente verticale, soprattutto nelle batimetriche più importanti. D’altro canto e per fortuna, almeno per chi si dedica soprattutto alla pesca degli occhioni, sappiano che non sempre è necessario essere dei cecchini e con un po’ di pazienza, basta aspettare che gli occhioni, come spesso succede, si avvicinino alle nostre esche.

Capita anche che in assenza di corrente e centrando perfettamente il bersaglio, che non ci siano allamate. Sul display è evidente la presenza di animali, spesso sul fondo, altre volte un pochino distaccati e molto, molto probabilmente, si tratta di occhioni, ma con chiara evidenza in certe circostanze non mangiano. Da qui il frequente vagabondaggio sugli spot memorizzati alla ricerca di quello più attivo che purtroppo non sempre si trova. Allora entrano in gioco nuove dinamiche, nuove logiche che ci spingono a nuovi tentativi, ad esempio, cambiare versante, cioè spostarsi sulla caduta opposta o sulla cigliata sempre opposta. Ma non è detto che funzioni e in questo sfortunato caso, l’immensità del mare è l’unica via d’uscita. O si cambia secca, meglio una non troppo vicina, oppure si cambia batimetrica per esplorare più a fondo alla ricerca di nuovi e sconfinati teatri, certamente meno sfruttati e forse più ricchi ma… Ma non è tutto oro ciò che luccica. Infatti all’aumentare del fondo, diminuisce la capacità dello strumento. Diminuiscono le informazioni che, via via, diventano meno precise. Può crearsi, infine, una situazione di incertezza che non fa bene all’animo e alla pesca. L’asso nella manica? In effetti rimane ancora una carta da giocare e si chiama lampada stroboscopica.

“È un aggeggio di norma composto da due sezioni che alloggiano la lampadina l’una e una pila l’altra. Avvitandole s’innesca il meccanismo di accensione.”.


La stroboscopica
Ne esistono tantissimi modelli per ogni profondità. Si tratta in buona sostanza di una luce intermittente, a volte colorata che, calata insieme alla paratura, funge da richiamo per gli occhioni, le cernie e più o meno per tutti i pesci degli strati più profondi. È un aggeggio di norma composto da due sezioni che alloggiano la lampadina l’una e una pila l’altra. Avvitandole s’innesca il meccanismo di accensione. Naturalmente le due sezioni sono stagne per la presenza di uno o più O-Ring. Inutile ricordare che più sono importanti le batimetriche, più la lampada stroboscopica deve resistere alla pressione. Un metodo abbastanza diffuso circa l’impiego della lampada è quello di interporla tra lo shock leader e la paratura, così da renderla visibile anche da lontano e limitare la possibilità di perderla nello sfortunato, ma non improbabile caso, di incagliare la lenza sul fondo. Certo, alla già voluminosa paratura aggiungiamo un componente scomodo, spesso poco più negativo che neutro al galleggiamento, un ingombro chiaramente fastidioso di fronte alla corrente, aggravato dall’aumentato peso e volume di lenza e ami, ma bisogna fare di necessità virtù e ringraziare per l’opportunità che ci viene offerta. Nonostante le varie proposte, a volte fantasiose, che troviamo nel bancone del nostro rivenditore di fiducia, quelle che danno i migliori risultati emettono lampi di colore bianco. Quindi, potendo scegliere... Ce ne sono alcune che si attivano con la pressione, cioè si illuminano solo quando sono in prossimità del fondo. E quando risalgono si disattivano. Il concetto non fa una piega ma, per serenità, visto che questa lampada, per essere sicuri che funzioni, deve emettere una luce e a noi non è permesso andare sotto, anche solo a 100 metri, per verificare, possiamo certamente farne a meno e preferire quelle più energivore, attive alla luce del sole, dispendiose, ma il cui funzionamento è verificabile prima dell’immersione. Anche con questo stratagemma, quasi obbligatorio se si pesca oltre i 200 metri, è bene conservare la calma e attendere che il lampo faccia il suo effetto almeno entro una mezz’oretta. Dopo di che è giustificato un ulteriore spostamento. Ci sono molti pescatori, soprattutto quelli sprovvisti di Minn Kota, che una volta giunti sullo spot e ancorati alla meglio, aspettano fiduciosi e spesso a ragione, motivando l’iniziale silenziosa inattività, con quei periodi di stanca, fisiologici ma ingiustificati, che si verificano sempre e a varie profondità, durante l’arco di una giornata, almeno una volta e soprattutto all’ora di pranzo.