Cernie al Volo

Con l’esca giusta e l’attrezzatura adeguata possiamo insidiare le grosse cernie con ottime probabilità di successo. Ma per avere la meglio non dobbiamo concedere neanche un centimetro di di nylon e guai al filo lasco.

sopra: l’autore con una cernia bruna appena pescata grazie a una seppia freschissima.

Una delle prede più difficili da portare a bordo con la tecnica della traina col vivo è senza dubbio la cernia bruna di grossa taglia. La sua caratteristica principale, quando attacca l’esca, è quella di ingoiarla completamente e fuggire a tutta velocità verso le rocce, puntando dritta alla tana. Questo comportamento rende la cattura dei grandi esemplari estremamente impegnativa: il rischio che si intanino è altissimo. Per chi si avvicina da poco alla traina col vivo, avere la meglio su una grossa cernia bruna che fa cantare la frizione subito dopo lo strike è tutt’altro che semplice. Senza la giusta esperienza nella gestione dei momenti iniziali del combattimento, è quasi impossibile portare a bordo esemplari oltre i 10 chili. Per aumentare le probabilità di successo è fondamentale curare ogni dettaglio della sessione di pesca, dalla preparazione dell’attrezzatura alla gestione della ferrata. In questo articolo vedremo alcuni consigli pratici per migliorare le chance di vittoria in un combattimento con una “bruna over 10”.

Seppie nella vasca del vivo. Insieme al polpo, ma ai cefalopodi in generale, questo mollusco (Sepia officinalis) risulta tra le esche preferite dal serranide.

I primi secondi - Il buon esito della cattura si gioca quasi sempre nei primi dieci secondi dopo la ferrata. In quel brevissimo lasso di tempo non bisogna commettere il minimo errore, perché la cernia non perdona. Un errore comune è pescare con troppo bando nel preterminale, causato da eccessiva lunghezza o mancanza di tensione. In questo modo non si riesce a forzare subito il pesce, il quale avrà tutto il tempo di distendere il terminale e rintanarsi. Capita spesso a chi traina radendo il fondo con esche voluminose, utilizzando preterminali troppo lunghi (15-20 metri). In presenza di fondali irregolari, con saliscendi e cigliate, è invece essenziale ridurre al minimo il bando e pescare con preterminali corti. Così si mantiene un contatto costante con l’esca e una distanza ottimale dal fondo. Con un preterminale corto si percepisce subito la mangiata, si può ferrrare tempestiva-mente e iniziare il combattimento senza concedere secondi preziosi al serranide.

Dell’attrezzatura si deve conoscere tutto, compreso il veloce deterioramento del nylon per opera di salsedine e sole.

Taratura della frizione - Un altro dettaglio cruciale è la taratura della frizione. Di fronte a serranidi di mole, la frizione deve essere regolata su valori molto alti, quasi al limite della rottura, ma con un margine di sicurezza di circa il 30%. Questo margine serve a compensare le incertezze sui reali carichi di rottura di multifibra, preterminale, terminale e nodi. È bene non fidarsi troppo dei valori dichiarati dalle case produttrici: spesso sono sovrastimati del 20-30%. L’ideale sarebbe testare i fili con un dinamometro, per conoscere la tenuta effettiva delle connessioni. In mancanza di test, una buona regola è impostare la frizione sul 70% del carico di rottura dell’elemento più debole del complesso pescante. Dopo lo strike, ferrate con decisione e mantenete la frizione al valore corretto, aiutandovi eventualmente con il pollice per frenare ulteriormente la fuoriuscita del multifibra. Subito dopo, recuperate ogni centimetro di filo in bando per impedire alla cernia di riguadagnare il fondo. Meno filo lascerete uscire, maggiori saranno le possibilità di portare il pesce a bordo.

Terminale, ami e esche - Per la traina col vivo alla cernia bruna, è consigliabile una terminalistica robusta, più grossolana rispetto a quella usata per prede come i dentici. Meglio optare per fluorocarbon di alta qualità, con diametri da almeno 0,70 millimetri, per evitare rotture in caso di arroccamento. Gli ami devono essere grandi e robusti, soprattutto il trainante, poiché la cernia spesso ingoia l’esca intera. Tra le esche migliori troviamo i grandi cefalopodi, leggi calamari, seppie o polpi, ideali per insidiare i grossi serranidi. Durante l’estate, invece, ottime alternative sono grossi pesci esca come le aguglie sopra i 40 centimetri, tra le migliori esche in assoluto per i predatori che frequentano le cigliate rocciose.

L’autore con una cernia pescata a traina con un calamaro vivo simile a quello che vedete nel riquadro qui sotto.

“L’ideale sarebbe testare i fili con un dinamometro, per conoscere la tenuta delle connessioni. In mancanza, è buona regola impostare la frizione sul 70% del carico di rottura dell’elemento più debole del complesso pescante.”.

Tecniche alternative - La traina col vivo consente di esplorare ampie zone di mare, ma presenta insidie: se non si reagisce con prontezza, la cernia riesce facilmente a arroccarsi. Un’alternativa spesso più redditizia è la pesca in verticale, con esche vive o morte manovrate. Questa tecnica permette un contatto diretto con l’esca, eliminando il bando. Spesso la cernia attacca proprio quando l’esca tocca il fondo, quindi l’angler deve essere pronto a ferrare e recuperare immediatamente. Naturalmente serve attrezzatura ad hoc: canna con schiena robusta, almeno da 30 libbre reali; mulinello con frizione reale da 15 chili; treccia 8 capi PE 4 (lb 65 circa); terminale in fluorocarbon di 5 metri e mm 0,70 di diametro. Le connessioni devono garantire la massima tenuta, utilizzando nodi come il PR knot (realizzato col roto-knotter) o il Tony Peña. Tra gli artificiali consigliati per questa tecnica, ottima è la zoka ball armata con due ami 7/0 e cordino da 200 libbre, perfetta per innescare grossi calamari o seppie vive. In alternativa, un morto manovrato, ad esempio, un polpo appena deceduto, può regalare catture spettacolari. La classica montatura “livekab” prevede un piombo a sfera nella testa del cefalopode, un amo 8/0 e due ami 7/0 nei tentacoli.