Alberto Testori

Per i sassaresi, in generale, lo sfogo subacqueo ha una direzione preferita, Est, nelle sue più frequenti declinazioni, SE e NE. Stintino, Alghero e Bosa sono gli epicentri più conosciuti, al pari dell’Argentiera, tuttora destinazione preferita per gli agonisti che frequentano raduni, manifestazioni promozionali e gare di pesca selettive targate Fipsas. Il tutto, quindi, in una fascia costiera abbastanza contenuta, minima, se riferita alla quantità di individui che indossando muta, maschera e pinne s’immergono, a caccia, come fossero pesci. A questo cliché non si è sottratto neanche Alberto Testori, Sassari, classe 1992. Al giovane ed esperto pescasub, segnalatoci da un suo collega, di recente protagonista in queste pagine, gli abbiamo chiesto di raccontarsi. E così scopriamo subito che per le sue origini sassaresi e la conseguente residenza, il mare frequentato da bambino, era quello di Lampianu a Nord dell’Argentiera, nel Mare di fuori. Esperienze chiaramente estive durante le quali il mondo subacqueo piantava i primi semi e faceva breccia nei pensieri di Alberto. Il trasferimento della famiglia a Porto Torres, per i suoi undici anni, ha favorito ulteriori esperienze, in particolare l’amicizia con un giovanotto, coevo, figlio di amici di papà e mamma. La curiosità dei due cresce di giorno in giorno, visto che, in spiaggia, tutte le mattine assistono alla vestizione di nero ed entrata in acqua, di perfetti sconosciuti che però, al rientro, carichi di pesci, diventano personaggi da emulare. “Io, avevo solo quat- tordici anni, dovevo accontentarmi di pescare cannolicchi, a Platamona, con mio babbo, ma in testa avevo già un progetto: conservare i proventi ricavati dalla vendita dei bivalvi a Giorgio Satta, allora titolare di Sampei, il rimpianto negozio di articoli da pesca di Porto Torres, e acquistare un fucile da pesca. E così a 16 anni mi sono comprato il mio primo fucile, un 75 Tigullio monogomma, tuttora in esercizio”.

Lontano dalle tane più nascoste il nostro protagonista riesce a fermare anche un bel dentice.
 


Dopo di ché, ti sei scatenato? Da quel momento, ogni occasione era buona per farci portare al mare, ancora d’estate, protetti dai mutini con la zip, smanicati. La meta preferita era la zo-na delle Saline, Fiumesanto e anche La Nurra, a sud di Rena Majore, nel versante occidentale dell’Isola. Allora, per noi, erano stragi di tordi (rocali in limba), saraghi e polpi, per “fare la mira”.
Quando è cambiato qualcosa? A diciassette anni. I miei genitori volevano stare tranquilli, essere sicuri che sapes-si quello che facevo. Così mi sono iscritto a un corso di apnea, a Sassari, con Tino Carta. Uno step direi obbligatorio, non solo perché è veramente formativo, ma è anche un’occasione di crescita anche sociale. In questa occasione ho conosciuto persone più grandi ed esperte di me, con le quali sono andato a pesca. Anche con Fabio Pes.
L’evoluzione? A 19 anni, visto il buon rapporto con Fabio, ci compriamo un Novamarine 430 con un Suzuki da 40 cavalli. Uscivamo, di norma, dallo scivolo di Porto Palmas all’Argentiera, accompagnati da mio padre che spesso faceva anche da barcaiolo e che comunque metteva a disposizione l’auto. Il luogo era magico, emozionante poiché evocava ricordi di gioventù. Quin-di si navigava verso l’Argentiera a sud o verso l’isola dei Porri a nord, praticamente in quegli spot difficilmente raggiungibili via terra. All’Argentiera abbiamo iniziato a farci i nostri punti, saraghi, corvine e muggini, inizialmente sottocosta a non più di 15 metri, a razzolo, in tana. Stesso discorso vale per i Porri.
Il cambio di passo? A 22 anni. Con Fabio, purtroppo, ci perdiamo di vista, ma inizio a frequentare nuovi compagni: Gabriele Dessì, Mario Puggioni, Giacomo Cubeddu, Fabio Doro. È il periodo della maturità. La tecnica si affina e soprattutto il fiuto. Così arrivano le catture “dignitose” come cernie e dentici. Anche l’attrezzatura si evolve. Passo, quindi, alle pinne in carbonio, al fucile 106 Dapiran doppia gomma e alla muta S-Life, mio primo sponsor.
Parlaci di S-Life. Mi trovavo in una piscina, in occasione di una gara di tiro sub, a Sorso. C’erano anche diverse aziende con gli stand e tra queste S-Life. Dino Moretti li conosceva e quindi mi presenta. Stavano cercando giovani promettenti e io ero giovane, promettente. La cosa è andata e siamo ancora in perfetta sintonia. In tema di sponsor ti segnalo la recentissima firma di un contratto che mi lega a Matador, di Riccardo Perfetti, azienda che produce ottimi fucili subacquei.
Come ti vesti a pesca? D’estate uso una 5 millimetri liscio-spaccato e d’inverno una giacca da 7 e pantaloni da 6,5. Preferisco il mimetico, marron e verde, e sono convinto che pescando all’agguato e all’aspetto sia davvero utile.
Il tuo maestro? Da Mario ho appreso la pesca in tana, ad esempio come controllare i buchi e come avvicinarmi alla tana per non spaventare i pesci e facili alla fuga. Ho imparato a scendere sopra la tana, in verticale, e affacciarmi a te-sta in giù, così da non togliergli la luce e dar loro modo di capire che là fuori sta succedendo qualcosa. Con Fabio Doro e Gabriele Dessì abbiamo condiviso le avventure su quote un po’ più impegnative m 20-25, con escursioni verso Castelsardo e l’autostrada di Porto Torres, una conosciuta strisciata di rocce nella sabbia a soli 15 metri e distante circa un miglio e mezzo da Platamona. Qui, questa estate, ho fatto il mio primo serra: 4 chili e mezzo.
L’agonismo? Ai campionati italiani di Castelsardo 2016, vinti dal pugliese Luigi Puretti, ho fatto il barcaiolo a Gianmatteo Grossi (Peo) di Genova, purtroppo senza grande fortuna. Fatta questa esperienza ho iniziato a fare le selettive con Mare di Fuori di Sassari, raduni e il Campionato sardo a squadre, dove ci siamo classificati secondi con Gabriele Dessì e Fabio Mura, dietro i mostri sacri Dario Maccioni, Cristian Corrias, Massimiliano Barteloni, con grande soddisfazione, visti i pochi grammi di differenza con i vincitori”.
Il gommone? Nel 2018 riesco finalmente a comprarmi un Marshall m100 con 40-60 Mercury che trovo soddisfacente. È attrezzato con uno strumento multifunzione Garmin Echo map 7 pollici, cartografico, con un migliaio di buoni punti.
I tuoi spot preferiti? Davanti all’isola dei Porri per via delle lastre isolate, in parte da scoprire, che spesso si rivelano ricche di saraghi e corvine, anche su fondali modesti di 10-15 metri.
Come ti definisci? Sono un pescatore quattro stagioni, nel senso che mi adatto alle condizioni, ma la mia tecnica preferita è la tana.

Il tonno
Erano diverse settimane di bel tempo e mare piatto. Uscivo spesso con Gabriele Dessi e assistevamo, dal gommone, a mangianze frenetiche e bollate di tonni. Pescando in tana ci era capitato di vedere tonni in acqua e alcune volte molto vicini. Un pomeriggio, uscendo da Porto Palmas, con Gabriele e Mario Puggioni barcaiolo per l’occasione, proprio di fronte alla spiaggia a 500 metri dalla riva, c’era una mangianza evidentissima. Ci facciamo trasportare dal levante e poco prima di arrivare alla mangianza ci siamo tuffati su un fondo di circa 24 metri. Mi aspettavo di vedere i tonni davanti, invece scorgo subito un grosso esemplare sotto le mie pinne. Istintivamente faccio una capovolta, veloce, arrivo a 2,5 metri dal bersaglio e lo sparo sul groppone con la thaitiana. Ero a sei metri dalla superficie. Il tonno accusa il colpo e non parte veloce ma si avvicina al fondo. Poi Gabriele, vince l’emozione e scende a doppiarlo. Pesava 50 chili.