WTD e Ancorette

L’autore con una spigola, pescata appena prima dell’alba. L’esca vincente, in questo caso, è un wtd con una bellissima livrea color muggine.

Il walking the dog è l’esca più catturante nella ricerca delle spigole d’estate. Stimola gli attacchi in superficie che però sono anche quelli con il più alto rischio di slamate. Vediamo come evitarle.

Il mare è una tavola piatta, liscia e senza alcuna increspatura. Non soffia neanche una bava di vento. La laguna è l’unico habitat dove la spigola continua a cacciare anche in assenza di freddo e corrente. È l’alba, ma fa già caldo anche se il sole non è ancora sbucato da sotto l’orizzonte. Si pesca a memoria, sapendo già cosa abbiamo di fronte. Non potrebbe essere altrimenti perché lo spot è una vasta distesa uniforme di acqua bassa, dove lanciare a caso potrebbe significare trovare ostacoli su cui le ancorette delle esche si aggancerebbero inesorabilmente. Acqua bassa, fondo sabbioso, misto a depositi di posidonia morta trasportata sino a lì chissà quanto tempo prima. Certo, un po’ di pioggerellina sarebbe stata d’aiuto, ma bisogna sfruttare le condizioni che la natura ci offre. È proprio la laguna a suggerire l’esca da usare: walking the dog, senza esitazione. Il wtd è un’esca che nuota in superficie, ideale per sondare ampie zone dove far nuotare l’artificiale tenendo le ancorette a debita distanza da ostacoli sommersi. Lo spazio a disposizione tra superficie e fondo è davvero poco. Sembra quasi impossibile ma le spigole, in questa stagione, occupano delle buche che le permettono di restare in agguato anche in zone dove la profondità supera di poco i 30 centimetri. I grossi esemplari, per spostarsi tra due poste, quasi emergono, esponendo sopra la superficie la grossa pinna dorsale. Le spigole non seguono l’esca se questa non passa a meno di dieci centimetri dal loro muso. Cacciano pigre seguendo la logica del “one shot, one kill”. Quindi bisogna che quell’unico “shot” si trasformi in uno strike!

Due spigole di prima mattina gestite con il boga grip, utilissimo per non ferire gli animali in caso di rilascio.

Ancorette e recupero lento - Per prima cosa controlliamo lo stato delle ancorette. Non basta che siano integre, con le punte affilate e senza residui di ruggine. Se possibile usiamo ancorette di qualità. Costano di più ma la qualità aumenta anche la loro vita operativa. Si riconoscono per la precisione della lavorazione. Osservando 2 ancorette di pregio (della stessa marca e misura), sono identiche. Le migliori hanno il corpo sottile, le forme regolari, la stessa curvatura per tutte e tre le punte. La qualità, a pesca, si traduce in una maggiore capacità di “bucare” e visto che le possibilità di fare qualche strike sono davvero poche, questo è un fattore molto importante.

Due ancorette nuove e di ottima qualità, indispensabili quando si pesca in superficie.

I wtd più adatti sono quelli di piccola taglia, con grammature intorno agli 8, 10 grammi. Le colorazioni più efficaci nelle ore di cambio luce sono quelle chiare e naturali, con il bianco su tutte. L’azione di pesca deve essere calma e lenta. Si lancia appena oltre il punto dove pensiamo stazioni il predatore. Si lascia ferma l’esca per alcuni secondi, si mette in trazione il filo e si recupera lentamente, con la punta della canna che oscilla orizzontalmente in modo da animare l’artificiale nel modo corretto. Ogni tanto ci si ferma e si lascia l’esca immobile. In questo modo si lascia alla spigola il tempo di scegliere il momento più adatto per sferrare l’attacco. Un ultimo particolare importante. La frizione non deve essere chiusa. A volte il predatore mette in bocca l’esca ma aspetta prima di ingoiarla. Se la frizione è chiusa la spigola capisce l’inganno e “molla l’osso”. La ferrata deve essere ritardata ma decisa e in questo frangente ecco che le ancorette di qualità dimostrano tutta la loro efficacia. Gli strike in superficie sono, in assoluto, i più spettacolari, indimenticabili.