Un Marshall per Bruno

Un Marshall per Bruno

Da sempre il battello pneumatico, da tutti chiamato più familiarmente “gommone”, è il mezzo ideale del pescatore subacqueo. Beh, non proprio da sempre: nato come mezzo militare di soccorso in dotazione della Marina e dell’Aviazione, gonfiabile all’occorrenza e quindi di ingombro ridotto, offriva con pochi elementi, aria e tela gommata, una ricetta straordinaria per la sopravvivenza dei naufraghi, grazie al rapporto estremamente vantaggioso (1:1.000) tra il peso dell’aria e quello dell’acqua. Evolutosi durante la Seconda guerra mondiale, con quelle doti di leggerezza, di galleggiabilità e di praticità (ripiegato occupava pochissimo spazio) l’antesignano del gommone non passò inosservato. Qualcuno pensò bene di non lasciarlo in balìa di venti e correnti: ci voleva un motore che fosse leggero e poco potente, un fuoribordo andava benissimo, e un posto dove fissarlo; uno specchio di poppa, in legno, trasformò i sogni in realtà con una formula semplice e geniale. Grazie Zodiac, anche se come molti ex giovani della mia età ho nella schiena la memoria di infiniti rimbalzi sul tubolare e sulla faccia quella degli spruzzi gelidi dell’inverno (continua sul giornale).