Tutan Fabius

Tutan Fabius

Le interviste ad atleti e forti pescatori subacquei sono frequentemente inserite in tanti articoli di un po' tutte le riviste specializzate del settore, essendo sempre interessanti perché effettivamente danno ai lettori la possibilità di conoscere nuovi aneddoti, esperienze, trucchi o ancora tecniche e consigli. Alcuni di questi “personaggi”, conosciuti dagli amanti dell'apnea, sono ormai famosi per via delle loro prestazioni agonistiche e per la frequenza con cui compaiono nelle riviste stesse, in quanto forti e dunque giustamente ricercati. C'è altresì da citare un gruppo, foltissimo e sempre più crescente nel numero, di amatori, professionisti e non, che hanno fatto della ripresa subacquea l'occasione per documentare le proprie “imprese”, ed è proprio fra questi che si possono ritrovare tanti appassionati che, in qualche modo, forse sono inizialmente meno famosi, ma poi finiscono quasi inconsapevolmente per diventarlo, magari in breve tempo, distinguendosi per prestazioni e capacità. In questo frangente ho avuto la piacevole occasione di fare un'interessante chiacchierata con un giovane pescatore che ha raggiunto, in tempi veramente brevi, prestazioni davvero notevoli sia per quanto riguarda le quote operative che ama affrontare che per le catture strepitose che ormai porta a termine con altissima frequenza, nonché per l'elevato livello agonistico in cui è costante protagonista: parliamo di Fabio Dessì, sulcitano ventiseienne, meglio noto nel web come TutanFabius, grande promessa e candidato ideale per raggiungere molto presumibilmente posizioni agonistiche ancora più elevate, ad esaltazione ancora una volta  della subacquea sarda. Le centinaia di iscrizioni al suo canale e le migliaia di visualizzazioni che ogni sua ripresa ottiene, confermano le sue grandi possibilità.
Ciao Fabio, innanzitutto è per me un piacere conoscerti, dal momento che sono uno dei tanti  frequentatori del tuo canale. Ti chiedo subito, in che modo ti sei avvicinato alla pesca subacquea. Per te è una passione che coltivi da tempo o ci sei arrivato più di recente?
Diciamo pure che la passione per il mare è sempre stata una costante per me, essendoci vissuto da sempre a contatto fin da bambino, anche se alla pesca subacquea mi sono avvicinato solo recentemente, circa da tre anni. Ho frequentato un buon corso di apnea che mi ha in qualche modo stimolato, raggiungendo tra l'altro buoni livelli che ho confermato con i risultati ottenuti durante le gare regionali che ho subito vinto, due anni fa, e che quest'anno mi vedono in posizione tale da sperare nella qualificazione per la seconda categoria.
Un ottimo inizio, complimenti. In che modo ti sei specializzato, e quali tecniche hai preferito sviluppare o migliorare? Puoi confermare una differenza comportamentale delle prede dal primo periodo in cui hai cominciato la tua attività da pescatore subacqueo ad oggi?

 

Ho da subito avuto una particolare attrazione per la profondità. Inizialmente le mie quote operative si attestavano già sui 25 metri, e subito dopo mi son dedicato a quella ricerca della preparazione atletica e soprattutto mentale che mi permettessero risultati per me ancora migliori. Attualmente ho un massimale intorno ai 43 metri, anche se abitualmente pesco sui 30 in tutta sicurezza. Amo la caduta, l'aspetto profondo ma non disdegno la tana, sempre e comunque con un'impostazione indirizzata alla cattura delle grosse prede, cernie in primis. Devo poi dire che il mondo delle gare mi ha in qualche modo costretto ad adeguarmi alle singole situazioni: spesso, per un buon piazzamento, devo dedicarmi alla cattura del pesce bianco, non potendomi dedicare alla sola ricerca della grossa preda, soprattutto per il sistema attuale di punteggio, che premia il numero e la diversità in specie, più che il pesce grosso. Pescando relativamente da poco, non posso dire di aver notato tutte queste differenze nel comportamento dei pesci che molti pescatori di lungo corso oggi raccontano, anche perché, tra l'altro, ad una certa quota le stesse prede si dimostrano ancora meno diffidenti che in poca acqua.
Tu che sei un atleta e ti alleni con costanza, quanto credi siano importanti tali allenamenti per il mantenimento delle prestazioni che hai?
Assolutamente basilari. Evito i vizi e mi alleno costantemente come hai detto, e anch'io credo che la preparazione mentale giochi un ruolo fondamentale tanto, se non di più, di quella fisica. E' impensabile ottenere buoni livelli, specie in termini di quote operative, se non si è raggiunta una rilassatezza in questo senso, tra l'altro indice a mio avviso di maturità.
Quanto incide invece una buona attrezzatura sui risultati, in termini di catture?
Naturalmente conta molto. In diverse occasioni infatti, avrei potuto mettere a cavetto molti dentici o qualche grossa ricciola in più se solo avessi utilizzato un'arma più potente; sono anche io comunque del parere che una grossa parte del merito stia, come si dice, “nel manico”, ovvero del pescatore. L'attuale stato delle cose ha stimolato i produttori alla realizzazione di armi sempre più potenti e precise, in grado di far centro a 6 metri in tutta tranquillità, cambiando in tal modo lo stile dei pescasub che risultano con qualche chance in più nei confronti di pesci sempre più smaliziati.
Ti si vede spesso in buona compagnia di atleti e pescatori notoriamente forti. Ti chiedo dunque quanto contano, a tuo avviso, gli insegnamenti e la stessa presenza in pesca di tali persone?
Tantissimo. Credo che sia il modo migliore per migliorare le tecniche di pesca, dall'individuazione delle zone all'approccio con le prede, cosa che in solitaria immagino richieda moltissimo tempo e pazienza in più. Avere poi qualcuno, veramente affidabile e dalle prestazioni analoghe, che vigili costantemente su ogni nostra discesa, è oltre che indiscutibilmente necessario, fondamentale per raggiungere quella tranquillità di cui parlavamo prima, che ci permette di ottenere i risultati migliori.
Raccontami un aneddoto, sia che si tratti di una cattura eclatante, di un incontro particolare o qualche azione che ti è rimasta maggiormente impressa.
Ne ho diversi, e devo dire di essere contento che molte di queste scene siano state tra l'altro filmate, così da poter essere condivise con tutti gli appassionati come me. Ricordo una discesa profonda, oltre i 35 metri, particolare perché ho quasi perso lo spirito del cacciatore tanto son rimasto affascinato dalla quantità di pesce che mi ha circondato! Si trattava infatti di saraghi grossi e tanute incredibilmente numerose, con ombre di qualche grosso predatore che sfilavano poco oltre. Sono rimasto incantato dalla scena e ho indugiato un po', fino a quando ho comunque fatto bersaglio su uno sparide da chilo. Veramente bello.
Parlaci invece di una volta che non è andata così bene.
Anche in questo caso ne posso raccontar diversi, come l'esser rimasto impigliato in una lenza durante la risalita e aver avuto spesso difficoltà nell'estrazione di grosse prede dalla tana. In questi casi, la cosa da fare è sempre la stessa, ovvero mantenere sempre la lucidità e la calma. La peggior esperienza che mi è capitata, che non scorderò mai e il cui ricordo mi rattrista, è avvenuta lo scorso anno, quando ho mio malgrado partecipato al recupero di un povero pescatore sfortunato che purtroppo non ce l'ha fatta. Una bruttissima immagine che non potrò mai dimenticare.
Mi dispiace davvero molto, ti posso capire molto bene ed anzi, colgo l'occasione della tua testimonianza per esortare ancora una volta tutti gli amici e colleghi alla prudenza, considerati i pericoli che noi pescasub affrontiamo ad ogni uscita. Dimmi ora un'ultima cosa. Cosa ne pensi della situazione normativa attuale che riguarda la nostra pratica, e qual è il ruolo che il pescatore in apnea riveste a dispetto di come, troppo spesso, viene invece dipinto?
Sono d'accordo con i più nel credere che il pescatore subacqueo sia forse l'unico in grado di salvaguardare le risorse ittiche, poiché direttamente coinvolto nella fase della cattura e della consapevole scelta del bersaglio. Le norme a riguardo sono troppo restrittive, una fra tutte quella che stabilisce il fatidico limite dei 5 chili che il singolo può prelevare. Molto più sensato, a mio avviso, un limite nel numero, più che nel peso, proprio perché, non avendo sempre la bilancia a portata di mano, un errore nella valutazione è davvero facile, e portare in barca quel chilo in più  potrebbe indubbiamente creare non pochi problemi se si dovesse incappare in un controllo particolarmente scrupoloso. Ringraziamo Fabio per il tempo che ci ha dedicato e per le informazioni che ha voluto condividere con noi. Gli facciamo naturalmente gli auguri perché raggiunga tutti gli obiettivi che si è prefissato e contiamo di vederlo presto in altri video con qualche altro “mostro” degli abissi.