Top Shot

Top Shot

I pescatori più esperti escogitano tipologie di pesca sempre più raffinate ed innovative per la cattura di grosse prede da big game. Una delle regole fondamentali è utilizzare un mulinello con sufficiente capienza in bobina per la specie che si vuole pescare. Non avrebbe senso insidiare grossi tunnidi, ricciole da venti chili o altre prede degne di nota con duecento metri di lenza in bobina, quale che sia l’attrezzatura impiegata. Al di là della preda cercata, il rischio di vedersi sbobinare il mulinello è altissimo sia in drifting che con la barca in movimento, anche con un buon capitano al timone capace di inseguire con prontezza la preda. La pesca al tonno rosso o allo spada richiede dei mulinelli con notevoli capienze di filo in bobina. Ecco perché negli ultimi dieci anni si sono viste versioni "wide" dei classici modelli da tonno che hanno il vantaggio di contenere 150-200 metri di filo in più. A volte quella porzione supplementare di filo è sufficiente per non sbobinare totalmente il mulinello, dando la possibilità all’angler di effettuare il combattimento con qualche chance in più. Chiaramente tutto dipende dai tipi di mulinelli utilizzati e dai diametri che abbiamo in bobina. Normalmente un mulinello da 50 libbre contiene 550 metri di filo da 50 libbre e 400 da 80. A volte l’extra bonus dei mulinelli wide non basta, specie se ad abboccare sono prede sopra i 100 chili. Per ovviare a questo inconveniente, senza dover cambiare mulinello, la soluzione è un imbobinamento Top-Shot.





Il Top-Shot
In cosa consiste il Top-Shot? L’imbobinamento principale viene fatto con le fibre super braid, spectra, PE per il novanta per cento della capienza mentre il restante dieci per cento viene completato con del monofilo di pari libbraggio. Il vantaggio che si ottiene è che le fibre occupano meno spazio nella bobina e quindi si ottiene una maggiore capienza rispetto ad un monofilo di pari carico di rottura. Da non sottovalutare sono i vantaggi che gli ultimi cinquanta o cento metri di monofilo offrono alla nostra attrezzatura. L’elasticità del monofilo compensa la rigidità della fibra e diminuisce le probabilità di slamata oltre ad essere meno visibile e ad offrire più tenuta all’abrasione. Altri vantaggi di un simile imbobinamento sono quelli di poter utilizzare mulinelli più piccoli e quindi più leggeri, permettendo l’utilizzo di canne con libbraggi sempre più bassi anche con prede degne di questo nome. L’attrito della fibra in acqua è sempre minore rispetto ad un monofilo di pari tenuta, questo facilita il controllo di una fuga della preda con minor pressione della frizione sul filo, pressione che si scarica diretta sul pesce, diminuendo gli sforzi meccanici e soprattutto fisici dell’angler durante il recupero. In pratica i combattimenti si accorciano di circa un terzo. Tutta la pressione esercitata dalla canna, filo e mulinello, si ripercuote uniformemente sulla preda favorendo l’avvicinamento della stessa alla barca. Durante la fuga iniziale la ferrata arriva velocemente sull’amo e ci assicura una tenuta maggiore sulla bocca del pesce. Gli ultimi metri di lenza terminale fungono da cuscinetto ammortizzando le testate ed i colpi di coda.



La prima fuga
Un accorgimento da adottare nella partenza iniziale è quello che in caso di sbobinamenti molto rapidi e furiosi  bisogna agire sulla frizione del mulinello allentando la stessa, per evitare che il filo ci scoppi in corsa. Con l’uso della fibra, una bobina vuota esercita un maggiore carico sul filo anche se non tocchiamo la leva della frizione. Una rapida accensione dei motori della barca ed un inseguimento del pesce ci permetterà di riguadagnare i metri perduti. La preda, che inizialmente dà il cento per cento della sua forza in opposizione alla barca, perderà vigore più velocemente permettendo catture sempre in minor tempo e consentendo eventuali rilasci su pesci non stressati da combattimenti che durano ore. Affinché tutto questo si svolga correttamente ci sono delle regole che bisogna rispettare. Prima di tutto dotarsi di ottime cinture da traina da stand-up, quelle larghe che poggiano su tutte e due le ginocchia quali le Black Magic o le Force One della Aftco per quelle americane, o Normic serie 51 oppure le Alutecnos The Pro, tutte accompagnate da fascia renale appropriata. Il combattimento con queste attrezzature segna una svolta nella classica azione di pompaggio per il recupero della preda, al posto della sfinente azione di braccia e reni si attua l’abbassamento del baricentro, portando semplicemente il corpo indietro abbassandosi sulle ginocchia e in risalita si agisce sulla manovella del mulinello per il recupero del filo. Quindi non più lavoro di braccia e sforzi estenuanti per fare mezzo giro di bobina su una manovella "bloccata", ma agevoli su e giù di gambe aiutati possibilmente da buone attrezzature e da canne che abbiano una azione di ritorno veloce e morbida della punta fino ai quattro anelli a scendere. Non le normali azioni da trolling e nemmeno le corte stand-up, materiali come il Dynanotech o soluzioni di montaggio "acid" su fusti con caratteristiche simili.

Montaggio Acid
Su di un fusto di circa 180 centimetri, si parte con il primo anello, partendo dal mulinello, molto vicino al manico e con una serie di rotazioni, che vanno dai 45 ai 60 gradi, si spostano i seguenti 3 anelli fino ad arrivare al quarto o quinto anello che risulta montato esattamente di 180 gradi rispetto al primo. Gli anelli seguenti vengono montati sullo stesso verso fino al puntale. Il filo in uscita dal mulinello si avvita sul fusto della canna permettendo alla stessa di utilizzare al meglio tutte le sue proprietà. Nella parte iniziale conserva tutta la potenza del "back bone" (schiena del fusto), un serbatoio di potenza. Nella punta gli anelli verso il basso permettono pieghe incredibili, azzerando gli attriti, specialmente nell’utilizzo di fusti di basso libbraggio, garantendo una maggiore flessibilità alla canna durante le sfuriate dei pesci, specialmente quando questi sono nella fase iniziale e finale del combattimento.