Tinche a Spinning

Tinche a Spinning

Lo spinning è stato per lungo tempo considerata una tecnica mirata alla cattura esclusiva delle specie predatrici, ma le occasionali catture di altre specie e lo sviluppo di nuove tecniche e di nuove esche, hanno di fatto dimostrato che anche specie di pesci non predatori possono essere insidiati con successo con le esche artificiali. Come mai però pesci non predatori, dall’indole scarsamente aggressiva, possono essere indotti ad attaccare un esca artificiale? Beh, i motivi sono diversi, e di natura differente. In primo luogo alcune specie hanno una dieta onnivora di tipo opportunistico, non disdegnano cioè nessun tipo di alimento se si presenta una facile occasione per nutrirsi. E’ il caso di diverse specie di ciprinidi, quali la carpa, il barbo, il carassio e la tinca. Altre specie di ciprinidi hanno invece un indole più “curiosa” e si spingono spesso ad attaccare piccole prede quali insetti, avanotti e piccoli invertebrati; fra queste specie ricordiamo la scardola, il cavedano e l’aspio (quest’ultimo è un vero e proprio predatore dalla dieta molto varia). Indole a parte, entrano in ballo anche le condizioni particolari del determinato spot dove si trovano questi pesci. Infatti, un comportamento più “aggressivo” o per meglio dire “attivo” di questo tipo da parte delle specie menzionate può manifestarsi maggiormente in spot di dimensioni ridotte, in cui la disponibilità di cibo sia ridotta e la competizione intraspecifica e interspecifica siano spinte all’aumento. Altra causa di atteggiamenti simil-predatori sono la territorialità e, occasionalmente, le cure parentali sui siti di deposizione delle uova. Ora che abbiamo chiarito un po’ il perché in determinate condizioni alcuni pesci non predatori possano essere catturati a spinning vediamo un po’, in linea generale, come poterli insidiare con successo per poi trattare nello specifico il caso della tinca (continua sul giornale).