Tatakando a Capitana

Tatakando a Capitana

E'  un anno che ricorderemo il 2014, almeno dal punto di vista agonistico, almeno nel Capo di sotto e nel cagliaritano soprattutto. Non abbiamo registrato eventi eccezionali o catture irripetibili, solo una certa indisponibilità meteorologica. Per quanto riguarda la pesca dalla barca non c’è stata una sola data che sia coincisa col “bello”. E quindi tutte le manifestazioni in calendario hanno subito minimo un rinvio, quando non due o tre e quando stanchi di rinviare, sì è preferito addirittura annullare la gara. Anche questa attesissima calamarata (il Tataki Day 2014), organizzata dal Team Katzuya a Marina di Capitana ha pagato pegno. Alla fine, però, domenica 14 dicembre, in banchina, ben 16 equipaggi si sono presentati all’appuntamento. Un po’ di movimento in porto per un mercatino natalizio. Qualche sfottò, immancabile, a spese di questo e di quello e poi tutti, composti in fila indiana, a fare gruppo appena fuori dal porto. Così, chi può, ne approfitta, per una passerella. È il caso dell’effervescente “geometro” seminascosto da una vistosa ma già vista parrucca a ricci neri, ma anche dell’equipaggio femminile, quasi “divorato” da coloratissimi cefalopodi. In mare, neanche un filo di vento. Tutti in attesa di queste benedette “11”.



Al via, anche il più vecchio 25 Cv, sembrava spingere un offshore, per l’effetto rottura su uno specchio d’acqua davvero a specchio. “Gazzosa” che si è subito chetata per la vicinanza delle poste. Capitana infatti non è una scelta casuale. È il posto dove con maggior costanza e facilità si riesce a far catture, almeno nel giro dei porticcioli cagliaritani. È lo spot che rifornisce d’esca la maggior parte dei trainisti del Golfo, soprattutto quelli che non riescono a fare calamari la sera prima e tenerli vivi per una notte intera. Comunque… Giunti alla profondità di 30-40 metri in un raggio non superiore al mezzo miglio, tutti hanno trovato uno spazio. Tutti, dopo aver attentamente scrutato le immagini dell’ecoscandaglio alla ricerca di quella “polvere” blu e anche rossa che compare a mezzo fondo esattamente sopra una zona di “attività” abbastanza evidente sul fondo. Il vento, promesso dal bollettino meteorologico, con un po’ di ritardo è arrivato. Non molto forte, ma abbastanza da consigliare un’ancora paracadute per limitare lo scarroccio. L’inizio non è proprio scoppiettante. Le 2/2,5 metri in due pezzi, si muovono in tutte le direzioni con ritmi sincopati, ora anche regolari, imprevedibili, strani, personali. Insomma, se c’è un calamaro in giro, su un’esca o sull’altra ci deve finire. Il primo equipaggio che sembra aver ingranato è proprio quello femminile. Raggiunto in gommone (lo storico Marlin del geometro, quello rumoroso e fumoso che ha imbarcato tanti tonni e che conserva gelosamente resti di sardina quali inamovibili feticci) col regista chiacchierone capitan Cansella, l’equipaggio rosa fatica un po’ a distogliere l’attenzione dal mollusco rosso, ma alla fine, civettuola, la signora… Civettuola ci sta, ma ci sta anche campionessa, visto che Elisabetta Prost e Tiziana Campanile hanno scritto, quali atlete azzurre, la storia irripetibile della nazionale italiana di surfcasting femminile. E Simona Lai, a concludere il terzetto, risulta specializzata in Tataki ed e allenata con affetto (molto), proprio da quel Fabrizio Schirru che molti conoscono e di cui in molti, a brevissimo, sentiranno ancora parlare. Insomma, risultano ben 12 gli animali da “anellare” (nel senso da fare ad anelli) già castigati dal gentil sesso, e che pezzi! E forse è questa la spinta che ha risvegliato l’amor proprio di tanti equipaggi in apparente letargo. Radio pesca infatti, sull’onda dei 50Hz, ha trasmesso le gesta delle fanciulle.  Così, i morbidi cimini delle squid’s rod si sono d’improvviso rianimati.




I gommoni hanno ripreso a girovagare mentre le eco dei sonar ispezionano qualunque irregolarità del fondo. Le morbide, colorate e costosissime esche (alcune superano addirittura i 10 euro), si muovono poco sopra il fondo, danzano, si agitano e finalmente si assiste a qualche recupero in tempo reale. Una fase molto delicata questa poiché le esche sono sì dotate di una coroncina di aculei ma senza alcun ardiglione. La presa quindi, dall’abboccata al pagliolo, non è garantita dall’impossibilità delle punte di fare marcia indietro, ma da un regolarissimo recupero che deve mantenere il filo sempre in tensione. Il tutto senza correre il rischio che il sottile metallo della coroncina a più punte, laceri, per lo sforzo, la tenera carne dei tentacoli. L’abilità del pescatore in questa fase è notevole ma può risultare vana se non assistita da una canna con cimino morbido per evitare i contrasti laceranti. Allo stesso tempo il cimino deve essere abbastanza rigido per comandare con precisione i movimenti dell’esca. Lo spettacolo infine, non si conclude con la messa in sicurezza dell’animale e la conseguente gioia del protagonista ma con l’evidente disappunto e le irripetibili imprecazioni  del pescatore stesso, derivate da spruzzi d’acqua e inchiostro lanciati dal calamaro nell’estremo tentativo di capovolgere una situazione che lo vede soccombere senza possibilità d’appello. E non parliamo degli sfottò… Di certo però non si evidenzia nulla. Molti equipaggi sono abbottonati, altri si concedono il minimo indispensabile, altri ancora si intimidiscono davanti alla reflex. Il reale valore del carniere è tenuto segreto, ma l’attività è costante, un po’ per tutti. Alle 16.00 nuovo appuntamento. Di nuovo all’uscita del porto. Cansella recupera il pescato. Solo in questo momento, dal volume della busta si riesce a ipotizzare un valore. Quattro o cinque equipaggi sembrano una spanna sopra gli altri ma non si riesce a stabilire il podio. Così la curiosità rimane inalterata fino alle 19:00, ora della pesatura. Ma non vi sveliamo nulla, altrimenti la premiazione perde brillantezza. Quindi, altro appuntamento alle 22:00 per la cena, sempre al porto di Capitana e naturalmente al ristorante Monroe for Yachting. Il menù è semplice, in teoria: pizza  e birra. Di fatto diventa una sequela di ordinazioni incredibili, peggio del caffè al bar. Altro che ristretto, macchiato freddo, in tazza di vetro… “Acciughe sott’olio, per favore; ben cotta ai bordi, please; solo se le olive sono taggiasche; prosciutto sardo? Ce l’ha al calamaro?”. Insomma, sembrava l’ultima cena. L’unica cosa che ha trovato tutti d’accordo, clienti e operatori, era la birra: bionda, fresca e a volontà. E infine non completamente “borrachos”, Cansella e Schirru riprendono in mano le redini della serata per concludere con la meritata premiazione dei più meritevoli. In palio attrezzature da pesca di Blue Springs, in particolare per i primi, due belle canne Yamashita IZM. Da tenere presente che oltre al podio, Katzuya ha omaggiato con gadget vari tutti i partecipanti. Secondo l’ordine si avvicinano al palchetto per prime le fantastiche e applauditissime ragazze che grazie a 24 prede e 4470 grammi finali, totalizzano con i bonus preda ben 7170 punti. Elisabetta Prost, Tiziana Campanile e Simona Lai sono terze... complimenti. Su un gradino più alto la meritata medaglia d’argento è tutta di Luca Farris, Andrea e Piergiorgio (figlio e padre) Picciau. 21 prede totali, per 5410 grammi. Evidentemente calamari di taglia superiore che sommano in finale 7510 punti. E infine un oro brillante per i migliori: Fabrizio Schirru, Antonio Serra e Alessandro Ortu. Per loro 6560 grammi, 24 prede e un totale di 8960 punti. Un grande risultato per una grande prova in mare. Una prova giocata d’azzardo per via dell’affollamento sulla classica posta di Capitana. Spostati ai margini del campo gara, verso Cala Regina dove di norma i calamari sono più grossi, hanno tentato il tutto per tutto. La fortuna gli ha sorriso e oltre ai calamari più grossi ha concesso loro anche un buon numero, il migliore, anche se condiviso con l’equipaggio rosa. Finito il calamaro, sempre per la stessa organizzazione, è in programma una gara di traina e una di bolentino. Attenzione gente e niente scuse. Alla prossima... tutti presentiii!!!