Slow Pitch

Slow Pitch

Quello che propongo in questo articolo è lo stato dell'arte delle diverse tecniche che il Giappone promuove intorno al mondo, da ormai una decina d'anni, portato alla sua massima esaltazione nella cura e scelta dei materiali impiegati. Se avete già praticato il “vecchio” vertical jigging, avete bene in mente quanta fatica si poteva fare per ottenere qualche cattura, ma anche quante soddisfazioni abbia contribuito a darvi, soprattutto nei primissimi anni nei quali questa disciplina si è affacciata nel Mediterraneo. Il vertical era una tecnica innovativa e da subito ha sbaragliato le altre discipine e tenuto banco per anni, facendo crollare l'interesse e le vendite di prodotti dedicati agli altri tipi dipesca. Ma ricorderete anche quanta fatica comportava l'azione del jigging fast (veloce), specialità oramai considerata “old style” e soppiantata dal moderno inchiku. Il vertical jigging non era una tecnica per tutti; e se è vero che ancora oggi “rende”, bisogna dire che solo i più inguaribili appassionati continuano ad praticarla. Oramai in molti hanno abbandonato il vecchio jigging, anche a causa della sua elevata fisicità. Il segreto del suo successo era legato ad un'ampia categoria di pesci che venivano attirati dai frenetici movimenti del “ferro”; sia pesci di superficie che pesci di fondo, mossi alla predazione da molteplici cause. Gli attacchi si avevano sia in momenti di massima eccitazione ma anche in quelli di poca attività. Come l’esperienza in molte tecniche di pesca dalla barca insegna, i predatori non sono attivi durante l'arco di un'intera giornata. Quindi, se non si vuole passare inutilmente tutto il tempo nella speranza di intercettare questi “momenti magici”, cosa che comporterebbe parecchie miglia di navigazione ed ore di ricerca, bisogna cambiare registro e cercare di attuare tattiche e tecniche differenti. Ma allora, che fare se i pesci sono poco attivi? La risposta è lo slow pitch!

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