Slow&Fast

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E' oramai da qualche anno che la pesca dalla spiaggia viene intesa in diversi modi. E infatti, col preciso scopo di differenziare le tecniche, si parla di surfcasting, lightcasting, pesca a fondo, beachlegering e surf fishing. Tra tutte queste sigle, per la maggior parte inglesi in ossequio al paese d'origine del surf, l'elemento in comune è sempre la spiaggia, ma è sottintesa una specialità a volte ben distinta, altre volte confusa. È il caso del lightcasting che si propone le stesse mire del surfcasting ma con attrezzi decisamente più leggeri, oppure del beachlegering che apre le porte della spiaggia anche di giorno con canne estremamente sensibili e fili quasi invisibili. Ma quando si parla di pesca a fondo il riferimento è a realtà limitate, oppure i contorni di questa tecnica sono molto sfumati. Stesso discorso vale per il surf fishing che nel corso di questi anni ha assunto molti significati ed in definitiva non ha mai inquadrato precisamente nessun tipo di pesca dalla spiaggia; oppure, molto più appropriatamente, li ha voluti raccogliere tutti. Un tempo invece, solo il surfcasting riportava il pensiero ai grandi litorali poiché nessun'altra tecnica di pesca aveva sviluppato un codice di riferimento per i suoi praticanti. Le norme di questo codice erano così rigide che il surfcasting rappresentava una specialità davvero unica, addirittura elitaria. Oggi le cose sono ben diverse. Il surfcasting non è più un fenomeno legato a poche e miracolate spiagge del Mediterraneo, ma una disciplina che si pratica dovunque ci sia una spiaggia, in conformità a regole locali che evidentemente tengono conto delle diverse realtà italiane e più in generale, mediterranee.

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