Il carpfishing moderno sta subendo una vera e propria mutazione. I ritmi di vita ormai portano ad aver sempre meno tempo da passare sulle sponde. Di fatto o ci si adatta o, nella peggiore delle ipotesi, si appendono le canne al chiodo.
Sopra: l'autore con una grossa regina pescata in un canale di Cagliari.
Il fattore tempo, nella pesca in generale, è un tassello fondamentale. Più tempo si ha a disposizione, maggiori saranno i risultati ottenuti. È un’affermazione abbastanza scontata, ma ciò non significa che le sessioni brevi siano meno redditizie in termini di catture e meno affascinanti rispetto a quelle lunghe. Chiaramente molto dipende dal tempo che riusciamo a dedicare alla pesca. Posso tranquillamente dire che una delle cose da non trascurare, se abbiamo poco tempo per una sessione di pesca, è svolgere il grosso del lavoro a casa. Personalmente cerco di mantenere l’attrezzatura sempre in ordine e pronta all’uso per arrivare sullo spot di pesca con già le canne pronte per essere lanciate e quindi montate anche con il mulinello, il piombo e il terminale. Quando si pesca in un ambiente conosciuto e si hanno le idee chiare anche su dove piazzare i terminali, si possono preparare a casa gli inneschi, magari già avvolti in un sacchettino in Pva. Così facendo, appena arrivati nello spot scelto, avremo tutto pronto per pescare. C’è poi un altro aspetto non trascurabile. Spesso, appena si arriva a destinazione, si trovano le carpe che si alimentano proprio nei punti pasturati preventivamente (argomento dell’articolo pubblicato nel numero di maggio 2025), tanto da non riuscire a preparare la seconda canna e montare il guadino che immediatamente arriva una partenza. Con le canne già innescate e pronte ad essere lanciate, le possibilità di catturare immediate aumentano di molto.

Luoghi strategici - Se si ha la possibilità di pasturare lo spot di pesca qualche giorno prima o anche solamente la sera prima della battuta di pesca, si hanno risultati migliori e in poco tempo. Personalmente non svolgo quasi mai sessioni senza averci pasturato preventivamente. A tal proposito, abitare vicino a fiumi e canali mi aiuta molto, riuscendo così a catturare senza problemi, anche in sessioni molto brevi. Diversamente, se dobbiamo affrontare nuovi ambienti, magari distanti da dove viviamo, diventa importante documentarsi il più possibile, intervistando altri pescatori che li conoscono, per raccogliere informazioni sia sugli spot migliori che sui regolamenti in vigore.
Breve ma intensa - Detto questo vado a raccontare una sessione, breve ma intensa, in un canale di Cagliari. Arrivai sul luogo di pesca prima dell’alba e cercai il punto esatto dove piazzare il campo. Mi avevano parlato di un piccolo spazio con dei gradini che permettevano di accedere al canale. Visto l’abbondante vegetazione ho impiegato un po’ di tempo per trovarla. Per prima cosa piazzai il rod pod e, avendo preparato gli inneschi la sera prima, iniziai a pescare in meno di 10 minuti.

La montatura che avevo scelto per questo tipo di ambiente, visto il fondale melmoso, era costituita da una pop-up montata su un D-rig. Questo sistema mi permetteva di staccare il terminale dal fondo di circa 10 centimetri. Ho raccolto molte informazioni su questo canale, anche se ci avevo già pescato in passato, ma non in questo punto. Qui il canale fa una curva, con un ingresso di acqua che tutti chiamano “la cascata”. Nell’altro lato, quasi di fronte alla mia postazione, si trova un ponticello dove la corrente è assente. Uno spot veramente interessante. Con l’arrivo del sole arrivarono le tartarughe (numerosissime) che divoravano le boilie pop-up facendo suonare con dei piccoli bip i segnalatori acustici.


Rimanere in pesca con questi “disturbatori” era molto difficoltoso. Ogni 2 o 3 ore ricontrollavo le canne per non rimanere senza esca. Solitamente in questi casi non riposiziono mai la canna nello stesso punto perchè pescherei in un settore dove le tartarughe si sono riunite per banchettare. Le ore passarono molte velocemente e non avendo avuto nessuna partenza in tutta la mattinata, decisi di cambiare strategia su di una delle 2 canne. Cambiai l’innesco sulla canna vicino alla cascata. Lì il fondale risultava più pulito grazie alla forza dell’acqua in entrata. L’innesco scelto era una boilie affondante da 30mm self made, alla quale aggiunsi uno stringer di boilies da 20mm su di un filo in Pva. Oramai le mie chance di catturare erano rivolte alle ultime 2 ore che mi rimanevano in pesca, visto che la mia sessione doveva durare solamente sei ore. A mezzogiorno però l’avvisatore fece un paio di bip, prima in calata e poi partì, molto lentamente, quasi come se il pesce non si fosse accorto di avere l’amo in bocca. Aspettai un secondo per poi ferrare e qualcosa di pesante mi piegò la canna. Avevo agganciato un bel esemplare! Ed ecco una stupenda carpa regina del canale cagliaritano, con un peso che sfiorava i 7 chili. Dopo alcune foto di rito, liberai la preda. Potrei testimoniare tantissime sessioni così, ma non voglio passare per “fenomeno”. La cosa importante è che anche con brevi sessioni, se sfruttiamo al meglio il tempo a nostra disposizione, possono arrivare catture importanti e comunque sempre emozionanti.
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