Serra a Is Arenas

Serra a Is Arenas

di Marco Cuccu

Dopo alcuni mesi con condizioni poco adatte al surfcasting, finalmente a settembre il vento inizia a soffiare con più decisione con alcune giornate davvero ottime per uscire a pesca. Con quattro amici, il pomeriggio di sabato 12 settembre carichiamo tutta l’attrezzatura in macchina, direzione il rinomato litorale di Is Arenas, nella costa occidentale. Arriviamo a destinazione intorno alle 17 e 30. Una veloce perturbazione porta pioggia, però non infastidisce e soprattutto muove il mare, adesso perfetto, con onde non troppo grosse. L’unico problema sono le alghe, presenti in quantità e in continuo movimento. Con i miei amici decidiamo di rimanere sul posto, certi che il fastidio delle alghe sarebbe stato ripagato dai tanti pesci pescati. E infatti, manco il tempo di piazzare una canna a testa che tutti contiamo già una preda in canna. Quando al primo lancio fai una cattura, il morale diventa molto alto. È arriva però anche la prima spiacevole sorpresa: un pesce tagliato a metà, segno che è passato il “Signor Serra”. A quel punto decido di innescare la seconda canna, subito col trancio, proprio in cerca del serra. Nel frattempo proseguiamo la nostra pescata senza troppi sussulti. Tante catture ma nessuna veramente importante. Il sole tramonta velocemente, così decidiamo di cenare tutti insieme. Lasciamo le canne in pesca con inneschi freschi, in modo da farle lavorare in acqua per un po’, almeno il tempo di un panino e una birra. Sto per raggiungere i miei amici quando, osservando per un’ultima volta i cimini delle canne, mi accorgo che lo stralight posto su quella innescata a trancio si sta muovendo. Non è una vera e propria partenza, di quelle che solitamente fanno i serra e così aspetto prima di ferrare. Nulla, nessun segno di abboccata. Lascio la canna in acqua, sicuro che quello che ho visto non era un vero attacco di serra, così raggiungo i miei compagni di pesca. Con loro rimango una buona mezz’ora, mangiando e scherzando.

Al mio ritorno in postazione noto subito che il mulinello della canna col trancio è praticamente vuoto. Qualcosa lo ha sbobinato. Fiducioso inizio il recupero ma la lenza si è caricata di alghe, tanto che a ogni giro di mulinello il peso diventa sempre maggiore. Sento la presenza della preda ma so che difficilmente riuscirò a portarla a riva. Come purtroppo temevo la lenza non regge tutto il carico, tra pesce e alghe e si spezza, costringendomi a rifare lo shock leader e tutta la paratura. Intanto tutti continuiamo a fare catture di piccola taglia, combattendo con le alghe che si spostano in corrente. Quando ormai passa l’una di notte decido di sedermi un attimo per riposare e conservare le energie in vista dell’alba, ma prima ancora innesco un trancio fresco e rilancio. Intorno alle 3 do una veloce controllata alle canne e vedo che quella col trancio ha tanta lenza in bando, carica di alghe. “Che palle!” penso, sicuro che anche questa volta avrei perso tutto. Ma dopo aver liberato i primi metri di lenza dalla posidonia scopro che questa si era depositata sulla mia lenza solo vicino a riva e quindi riprendo il recupero fiducioso. Ma sento una forte trazione, troppo pesante. Non sembra che sia un pesce perché non sento nessun segno di vita. Ero sicuro di avere una grossa palla di alghe avvolta sul piombo. Solo alla fine del recupero scopro di avere un pesce in canna, un grosso serra di 4 chili che, forse esausto per le fughe precedenti, che mi sono perso, ha smesso di fare resistenza. Un pesce bellissimo che mi ripaga della stanchezza di tutta la notte. Peccato non aver visto la “partenza” che sarebbe stata di sicuro molto entusiasmante. La nottata finisce senza altre sorprese. Is Arenas, una spiaggia ancora ricca di pesce e di sorprese.