Sdoganare la Spiaggia Libera

Sdoganare la Spiaggia Libera

Eran trecento eran giovani e forti e sono morti! Così recita il famoso ritornello de “La spigolatrice di Sapri”, una poesia che celebra le sfortunate gesta risorgimentali di Carlo Pisacane. “Eran trecento eran giovani forti e son diventati 100!” Così, a distanza di circa 150 anni, la storia si ripete, anche se in campi di non uguale caratura e con epiloghi diversamente cruenti. Il tema attuale è la disciplina di pesca sportiva più praticata in Italia: il surfcasting. In particolare il drastico calo di praticanti che appunto da trecento son diventati 100. Superato l’entusiasmo iniziale culminato con un Campionato del mondo vinto nel 1993 dai nostri atleti e fatto fronte alle problematiche relative ad una realtà diversa per ogni chilometro di litorale, sono poi giunti i primi malumori. Nello sport un’attività segue a livello emozionale le sorti della più alta rappresentanza azzurra. Quindi potremo attribuire, superficialmente, il calo di praticanti alle sfortunate avventure delle nostre nazionali. Ma l’analisi non è così semplice. Ancora più importante e di gran lunga secondo me è lo scarso risultato in termini di pescato. Troppi zeri nelle classifiche! E su questo, purtroppo non ci sono responsabilità da attribuire fatto salvo l’esagerato prelievo professionale. Però, se vogliamo ben vedere, non tutte le gare sono a “classifica corta”. Ad esempio è palese la netta differenza tra “postazione” fissa e libera. Il punto quindi è questo: conviene insistere sul picchetto fisso o è arrivato il momento di sdoganare la “spiaggia libera”? Sul piatto della bilancia pesa, da una parte, l’efficace controllo visivo delle competizioni tradizionali “tutti su una spiaggia”. Dall’altra la soddisfazione di carnieri dignitosi, adeguati allo spirito di un surfcasting d’altri tempi. Ma c’è ancora un’altra considerazione: Internet. Possiamo ancora farne a meno?