Tre spot non proprio comodi, raggiungibili solo dopo una bella camminata sulla soffice sabbia. Tre spot che però in questi mesi promettono catture di saraghi in ripetizione. Andiamo a pesca a Sabbie d’Oro, Porto Paglia e Is Benas.
Con il mese di maggio termina il periodo favorevole per la ricerca dei grossi saraghi nella schiuma. Per la verità quest’anno le condizioni meteo e in particolare il vento non hanno favorito gli amanti di tale particolare approccio del surfcasting. Il vento solo in poche occasioni ha soffiato per un tempo abbastanza prolungato da smuovere e rendere morbido il fondale, fattore essenziale per richiamare gli sparidi in caccia nel sottocosta. Quasi sempre, nei mesi di marzo e aprile, le mareggiate più intense hanno interessato le coste orientali della nostra isola, ma queste, è risaputo, sono sempre meno produttive delle “sorelle” dell’ovest. Nella speranza di sentire, per almeno 5 giorni di seguito, soffiare il maestrale, descriviamo tre spot della costa occidentale sarda che da sempre sono frequentati in questi mesi dai saraghi e di conseguenza da tutti i surfcaster: Sabbie d’Oro, Porto Paglia e Is Benas. L’ordine non è casuale ma segue la fase di scaduta del maestrale. Estremizzando il ragionamento e avendo tanto tempo a disposizione, si potrebbe pensare di fare una concatenazione tra le tre spiagge. Mi spiego, con mare ancora grosso e il maestrale che tende a scemare, iniziare a pescare a Sabbie d’Oro, spiaggia con fondale medio; poi spostarsi verso sud, a Porto Paglia e sfruttare la schiuma e il mare ancora formato a causa del fondo minore. Infine, fare rotta verso Is Benas e qui, dopo centinaia di chilometri d’asfalto e migliaia di calorie consumate nel triplo trasporto dell’attrezzatura, utilizzare le ultime energie rimaste per sfruttare la schiuma prodotta dalla scaduta ormai quasi terminata, per concludere in gloria questa sorta di surf marathon. Ma senza arrivare a tanto, vediamo come affrontare questi tre bellissimi spot da sparidi.

Sabbie d’Oro - Abbiamo descritto con dovizia di particolari Sabbie d’Oro nell’articolo “Pistis Sabbie d’Oro” che trovate su mondopesca.it e che illustra l’intera spiaggia che da Torre dei Corsari si estende sino all’abitato di Pistis. Sabbie d’Oro è il settore centrale del lungo arenile e si raggiunge solo dai due estremi, con una passeggiata di circa mezzo chilometro, quale che sia il punto iniziale. Non fatevi ingannare dalle immagini dall’alto che mostrano un percorso più breve, dalla lottizzazione che da il nome allo spot e che si trova a meno di 400 metri dalla riva. Passando da qui bisogna superare alcune alte dune; un tragitto faticoso di suo che diventa devastante se dobbiamo trasportare canne e cassone. Comunque, quale che si il punto d’attacco, la sfacchinata è però giustificata. Le condizioni migliori si hanno quando il vento da nord ovest è ancora presente e si inizia a rimanere in pesca con il massimo della zavorra che le canne riescono a lanciare agevolmente. Qui a Sabbie d’Oro anche il forte libeccio è produttivo. Tutto, nella configurazione richiesta, è da surf pesante. Infatti, proprio nell’articolo già citato si consigliava l’utilizzo del carrello per trasportare l’attrezzatura e soprattutto bisogna avere una bella scorta di piombi a palla, i più indicati in condizioni estreme, da affiancare con una manciata di sportenn da 175 e 150 grammi, utili in fase di scaduta avanzata.. Sabbie d’Oro è spiaggia da saraghi e grosse orate. Viste le condizioni del mare quasi al limite, si utilizzano parature con un massimo di 2 ami e braccioli corti (50 cm ma se necessario si riducono a 30) in fluorocarbon. Questo è da preferire al nylon sia per un migliore potere mimetico dato da un indice di rifrazione vicino a quello dell’acqua che per la maggior rigidità, sempre rispetto al filo tradizionale, fattore che minimizza i fastidiosi ingarbugli causati dalla corrente e dalle sempre presenti alghe in sospensione. Le esche che non devono mai mancare sono il cannolicchio, il gambero e la seppia. Questa, se è più piccola del pugno di una mano si innesca intera con due ami, uno sulla testa e uno in coda. Altrimenti si possono preparare delle lunghe strisce che si fissano con l’aiuto di un ago e con alcuni giri di filo elastico.
“Tutto a Sabbie d’Oro è da surf pesante. Soprattutto bisogna avere una scorta di piombi a palla, i migliori in condizioni estreme, da affiancare con un corredo di sportenn da 175 e 150 grammi, utili in fase di scaduta avanzata.”



Porto Paglia - Nel comprensorio di Gonnesa si estende una lunga spiaggia che può essere suddivisa, partendo da nord, in 4 settori: Funtanamare, Plagemesu, Sa Punta e s’Arena e Porto Paglia. Quest’ultimo spot si raggiunge dopo una ripida discesa a piedi, sprofondando nella sabbia di una alta duna sulla cui sommità è presente l’unico parcheggio. È limitata a sud dalle alte scogliere che continuano sino a Capo Altano. Il fondale, in questo spot, è meno profondo e nei primi giorni di maestrale o ponente la corrente trasporta tantissime alghe che si accumulano proprio a ridosso delle rocce, rendendo impossibile l’azione di pesca. Con libeccio si hanno meno problemi quando ancora la scaduta è nelle prime fasi. Infatti, con libeccio, la corrente tende a trascinare verso nord le alghe, liberando il campo. Ma comunque le condizioni migliori si hanno con il mare in scaduta avanzata, con punte e rientranze ormai ben definiti e schiuma nei primi 30 metri da riva. Le rocce a poca distanza favoriscono la presenza di una ricca fauna e i saraghi non fanno eccezione. Il carico della zavorra si riduce, anche se di poco, rispetto a quella usata nello spot precedente. Due ami per paratura e fluorocarbon, anche qui sono scelta obbligata. Tra le esche, possiamo aggiungere i bibi, anche se quelli grossi in questo periodo sono introvabili, ma se siamo stati previdenti sono ottimi quelli surgelati. Ok, il nostro target sono i saraghi, ma visto che qui le spigole sono molto presenti, una canna innescata con una seppia o un gambero intero, è meglio sempre lanciarla a pochi metri dal gradino di risacca.
“A Porto Paglia è sempre meglio lanciare una canna a pochi metri da riva, quasi sul gradino di risacca, innescata con una seppia o un gambero intero. Infatti le spigole sono numerose e pronte all’agguato.”.

Is Benas - Concludiamo questa surf marathon salendo a nord, fino al comune di San Vero, località Is Benas. Si raggiunge costeggiando l’omonima laguna, parcheggiando a circa 200 metri dalla spiaggia e percorrendo una stretta via, immersa nella pineta e per fortuna pianeggiante. Lo spot è da sempre frequentato dai pescatori perché a ridosso dell’imboccatura della peschiera. Quindi un punto strategico, di passaggio per una moltitudine di pesci. Orate, spigole, mormore, serra e appunto saraghi non mancano. Lo spot è impraticabile durante le maestralate, ma diventa interessante nei giorni successivi. Se poi la scaduta è seguita da una veloce rotazione che porta il vento alle nostre spalle, è possibile sfruttare una maggiore latitudine di lancio. In queste condizioni le alghe sono quasi da ricercare. È infatti nei depositi di queste, ormai ferme, che si muovono i pesci, alla ricerca di cibo. Le condizioni meno estreme permettono di usare parature a 3 ami, braccioli più lunghi e un ventaglio più ampio di esche. Ma se il nostro obiettivo sono i saraghi, seppia, gambero e cannolicchio rimangono letali, da avere sempre. Nelle occasioni migliori a Is Benas si pesca tutta la notte, quasi senza sosta. È quindi fondamentale organizzare la postazione per ridurre al minimo gli spostamenti, evitando i di sprecare inutilmente preziose energie. Uno spot che chiede fatica e sacrifici, ampiamente ripagati.


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