Saraghi col Tuffo

Saraghi col Tuffo

di Diego Podda

E' fine febbraio. Il meteo annuncia una bellissima scaduta di maestrale. Con l'amico Andrea Olla decidiamo di andare a nord. Le previsioni danno per la costa settentrionale mare ancora molto sostenuto con un'evoluzione che dovrebbe assicurare 3 metri d'onda alle 12, per poi scendere a 1,4 metri a mezzanotte e 60 centimetri alle 12 del giorno seguente: bellissimo! Arriviamo all’una del pomeriggio e come annunciato, il mare ed il vento sono sostenuti. La voglia di pescare è tanta e vogliamo lanciare le canne in acqua da subito, anche se è praticamente impossibile. Quindi, decidiamo di aspettare, sfruttando l’attesa per studiare il mare, in cerca di spot interessanti. Infatti individuiamo due interessanti canaloni. L’attesa per calare le esche diventa snervante. Ma io, testardo, nonostante i 3 metri d’onda, voglio provarci. Ho preparato i travi utilizzando come zavorre coni da 190. L’azione della mareggiata ha scavato il fondale e lo ha re-so morbido. Quindi le canne restano in pesca ma i piombi ovviamente si insabbiano. In questi casi bisogna essere veloci, pronti a spiombare le lenze molto di frequente e spesso anche questo non basta. Morale della favola: 5 travi persi in pochissimo tempo. Già sconfortato inizio a chiedermi: “Ma questo mare scenderà?”. Le previsioni mi sembravano sballate. Ok, bisogna aspettare. Tolgo tutte le canne dall’acqua e preparo di nuovo tutto. Cambio tattica e ten-to di superare l’ultimo frangente, il più lontano. Infatti, oltre l’ultimo frangente in generale le condizioni del mare sono migliori. C’è sempre un bel passo di pesci e le canne subiscono meno l’azione della turbolenza del mare. Quindi preparo un mini trave con solo un amo e piombo ad ogiva da 160 grammi. Sono ormai passate molte ore dal nostro arrivo in spiaggia. Verso le 17 riprovo e come sperato le canne, come per magia, stanno in pesca. Utilizzo come inneschi cannolicchio e bibi. Subito vedo una canna beccare, quella che avevo lanciato in mezzo al canalone. La sento sfrizionare. Corro, ferro, recupero e… niente. Boh? Il pesce ha sputato il cannolicchio. Maledizione! Ripreparo e rilancio. Dopo non molto ecco un saragotto. Ok, c'è mangianza e quando c'è mangianza dal tramonto è sempre un buon segno. Dopo una ventina di minuti Andrea cattura un’orata da 1,2 chili. Sono felicissimo perché lui si sta appassionando ora al surfcasting e dimostra di aver assimilato i miei consigli. Poi si incomincia a pescare anche dalle mie parti. Inizio a fare un’orata dietro l'altra; non sono grandissime ma va bene, ci accontentiamo! E finalmente arriva il mio primo sarago, un esemplare davvero grosso. Felicissimo chiamo il mio compagno per farglielo vedere. Rimaniamo tutti e due sbalorditi, un sarago di più di un chilo! Da quel momento si continua per tutta la notte con catture costanti, un pesciotto dietro l’altro. Verso le 4 e 30 l’attività in mare si ferma e decido di fare anch’io un’ora di pausa. Innesco in ogni canna un solo bibbone e imposto la sveglia alle 5 e 30. Al mio risveglio ho la prima piacevole sorpresa. Vedo una canna tutta in bando, segno che qualcosa ha assagiato l’esca. Recupero e sento belle testate. A quel punto mi illudo e penso: “Bene, l'orata che aspettavo!”. Infatti le testate sono quasi sempre l’inconfondibile segnale trasmesso da un’orata. Ma, ad un tratto, il pesce si pianta, il recupero diventa pesantissimo e la preda continua a dare testate! Ormai è quasi a riva, ma non riesco a toglierla. Cavolo! Vuoi vedere che ho incagliato. La lascio, sperando che il pesce si disincagli da solo, ma nulla! Sono troppo amareggiato ma allo stesso tempo curioso di sapere cosa ci sia lì. Mi viene un’idea, una pazza idea: “E se andassi a cercare una maschera? E con quella entrassi in acqua?” Andrea mi guarda incredulo e mi chiede: “Ma sei scemo? Ma sei pazzo? A febbraio, senza muta, ci rimani secco!”. Ma io ormai ho deciso, farò questa pazzia o cavolata, come volete chiamarla. Sono ormai le 8 del mattino. Lascio Andrea in spiaggia e vado in paese. Chiaramente è tutto chiuso, tranne un negozio cinese. Lì mi compro una maschera e un asciugamano gigante! Il tutto mi costa 28 euro, spero ne valga la pena. Torno in spiaggia e con Andrea decidiamo di iniziare a smontare, lasciando per ultima la canna incagliata. Poi, con un po’ di timore per il freddo, mi spoglio, mi metto la maschera ed entro in acqua. L’aria è “fresca”, ci sono 8 gradi, non vi dico altro... Andrea, oltre ad essere divertito dalla cosa, mi aiuta tenendo la canna. Io mi attacco alla lenza e la seguo in acqua. La maschera si appanna subito e, non avendo le pinne, non posso nascondervi che un po’ ho paura. Comunque riesco a disincagliare tutto e scopro perché il recupero era diventato così pesante. In pratica ho preso una mia paratura, persa all'inizio della pescata. È per quello che la preda mi sembrava un pescione... Una preda alla fine era attaccata, un bel sarago da 600 grammi. Bello si, ma non l’orata che speravo di trovare. Ma almeno mi sono tolto ogni dubbio. Felice, mi asciugo velocemente e mi rivesto. Ci metto una buona mezz’ora per rigenerarmi! È ora di andare, ci aspetta un bel viaggetto per tornare a casa. Le ultime foto di rito e si parte. Il surfcasting è una passione che ho da 25 anni e ne ho viste tante. Ma ogni volta ti regala nuove sorprese.