Saraghi all'Alba

Saraghi all'Alba

di Andrea Piras

Una delle varianti del surf casting più affascinanti è la pesca ai saraghi nella schiuma. Richiede molta attenzione nella scelta dello spot, abbastanza profondo da poter “tenere” il mare anche in condizioni limite, ma vicino a rocce e con po- sidonia non troppo lontana da riva. Se poi l’obiettivo è la ricerca del grosso sarago, quello che chiami-amo a “denti gialli, cariati”, bisogna essere pronti ad affrontare oltre che il mare mosso anche tante alghe. Fine ottobre, è in corso una interessante mareggiata di Maestrale. In molti della mia società, i Coxinas di Villacidro, siamo pronti per affrontare il mare, qualcuno dalle rocce a rock fishing, altri dalla spiaggia. Con il mio amico Mauro Lonis, ci prepariamo per trascorrere qualche ora in spiaggia, in uno dei tanti spot adatti che si trovano nella costa ovest. Non abbiamo molto tempo a disposizione e quindi dobbiamo studiare bene le condizioni meteo. La sera precedente il mare è molto “carico”, con quasi 3 metri d’onda e vento forte. Per la tecnica che abbiamo intenzione di praticare e cioè la pesca ai saraghi con molta schiuma, abbiamo bisogno che il vento diminuisca d’intensità per lanciare il più lontano possibile ma che il mare sia davvero mosso. L’attacco è previsto per l’alba. La spiaggia non è ampia, ospita appena poche canne da pesca, ma il mare è perfetto. Utilizzo come terminale lo short rovesciato, con terminale dello 0,50. L’amo è del 2 e come zavorra riesco a stare in pesca con 150 grammi. Come esche utilizzo le classiche da mare mosso e saraghi: gamberi e seppie. All’alba le mangiate sono tante, ma sono tutti “saragotti” e noi invece siamo qui per il pezzo grosso. Alghe e corrente ci accompagnano per tutta la mattina, una fatica restare in pesca. Io sono sicuro che c’è! Il grosso sarago è lì che pascola nella schiuma. Bisogna avere pazienza. Le mangiate diminuiscono e noi resistiamo alla tentazione di abbassare la misura degli ami. Poi, di colpo, ecco la mangiata che stavamo aspettando. Un attacco secco sulla seppia, non ci sono dubbi, è lui! Il recupero è delicato, non tanto per il filo, di sezione adeguata, ma per l’ostacolo continuo delle alghe e della corrente. Finalmente porto il sarago a terra e Mauro si inginocchia esclamando: “Mega! M’intendi mali!”. È uno stupendo sarago maggiore, quello che speravamo di trovare in questo mare. Poco dopo arriva un secondo bel sarago, più piccolo del primo, ma che conferma le nostre scelte. Il tempo a nostra disposizione è ormai finito ma siamo soddisfatti. Pochi pezzi, la mattinata si conclude così, con un bellissimo mare, i pesci che cercavamo e ottima compagnia!