Saraghi al Poetto

Saraghi al Poetto

Con i suoi 8 chilometri di lunghezza, il Poetto è la spiaggia più vasta di tutto il sud Sardegna. Se per assurdo, presi da un insano desiderio di movimento, decidessimo di camminare da Marina Piccola, posta nell'estremo occidentale del Poetto, potremmo continuare la nostra passeggiata sino alle basse scogliere di Foxi, a est. E questo senza mai incontrare un ostacolo, una foce, un piccolo promontorio. Una lunga, sconfinata distesa di sabbia, un tempo bianca, esposta a sud est. In mare la sabbia incontra la posidonia solo dopo oltre cento metri nei punti più vicini e si può trovare un fondo misto solamente nel settore del Margine Rosso. Tutto farebbe pensare che per il surfcasting le uniche possibilità si abbiano agli estremi della spiaggia. E questo è senz’altro vero se si parla di pesca subacquea, visto che gli uomini neri col fucile si radunano quasi esclusivamente nei bassi fondali a est, con tane da saraghi e polpi. Eppure… contro tutte le teorie più o meno fondate, il Poetto offre numerose alternative, spot che da sempre si dimostrano fruttuosi, conoscendo le condizioni meteo e del mare richieste puntualmente. La lunga spiaggia per secoli è rimasta deserta, abbandonata alla sua bellezza. I nomi che ora diamo ai suoi settori sono legati all’urbanizzazione dell’ultimo secolo: stabilimenti balneari, stazioni delle linee bus, edifici pubblici. È un dato di fatto che in inverno e con la pioggia la pesca alla spigola col muggine vivo dia ottimi risultati all’idrovora (vicino all’ospedale Marino). E le orate grandi si fanno con mare piatto ai fortini, nella spiaggia di Quartu. Potrei continuare a descrivere numerosi spot e situazioni che evidenziano le potenzialità della spiaggia dei centomila. Certo, l’impatto della pesca professionale è devastante, tanto da rendere sterile tutto il Poetto nei periodi di calma piatta, quando i pescherecci incrociano molto (troppo) vicino alla costa. Ma se il vento da sud gonfia il mare per più giorni e si aspetta che le tonnellate di alghe abbandonino le onde e si depositino definitivamente a riva, ecco che il fertile pascolo ci mostra tutta la sua ricchezza. È successo da poco, è successo al mio amico Alessandro.

“Bracciolo dello 0,40, lungo non più di 50 centimetri, legato in alto per permettere all’esca di fluttuare naturalmente, mossa dalla corrente”.

I saraghi dell’Ottagono
Nuvole e mare sono dello stesso colore, un grigio chiaro e denso di sale. Dove possono, le onde invadono l’arenile, sino alla strada. È pomeriggio ma tutto il Poetto è praticamente deserto. Chi ha voglia di uscire in un giorno così? Nessuno in spiaggia. Il vento forte respinge chi tenta di avvicinarsi alla riva. Ma Alessandro è convinto di aver fatto la giusta lettura del mare. Ha deciso di affrontare la mareggiata quando ancora la fase di scaduta sembra lontana, le previsioni dicono domani, forse anche dopo. Ha studiato il mare nei giorni precedenti, ha visto le onde ingrossarsi sempre più e colorarsi di marrone e poi, quando tutte le alghe si sono depositate, finalmente ha deciso di caricare il cassone e la sacca delle canne, destinazione l’Ottagono. Stiamo parlando di uno spot quasi a metà degli 8 chilometri del Poetto, da sempre noto perché con le mareggiate si riempie di alghe. A metà strada tra il Marino e i Vigili, due spot ben conosciuti da chi va per spigole. Ma le condizioni non sono adatte per l’utilizzo di un’esca viva che verrebbe trascinata e maciullata dalla forte corrente. Meglio esche dure e Alessandro confida molto sul suo “mazzo” di bibboni freschi. In spiaggia Alessandro non trova nessuno e nella sua testa gli frulla un pensiero: “Ma non sarò matto? Forse questa è una pazzia!”. Non fa a tempo a finire il pensiero che due figure emergono dalla foschia; due pescatori, anche loro lì, anche loro hanno seguito la sua linea di pensiero. Alessandro abbandona ogni indecisione e si prepara a lanciare. Dal cassone estrae una paratura che usa sempre con mare molto mosso. Il trave è dello 0,60 e il bracciolo dello 0,40. Alessandro monta il bracciolo in alto, in modo che fluttui trascinato dalla forte corrente. Lega un amo del 2 e innesca un grosso bibi, intero. Come zavorra non ha dubbi, un piombo a palla da 200 grammi. Si avvicina a riva, il vento lo respinge ma lui resiste, aspetta che la raffica si attenui e poi lancia, il più lontano possibile. Intanto riconosce la sagoma di Alessandro Pisu, giovanissimo pescatore ma molto motivato. I due Ale si salutano, ridono guardando il mare, si danno forza. Come si volta, il nostro eroe nota la canna dritta, lenza in bando. “Troppa corrente, troppe alghe” pensa Alessandro. Poi, però, come tenta di iniziare il recupero, sente resistenza e poi alcuni strattoni: c’è pesce! E che pesce! Un sarago di 1,2 chili, un esemplare adulto e maestoso. Alessandro ora sa di aver fatto tutto giusto. Prepara un’altra canna e lancia. Il pomeriggio trascorre impetuoso, animato da alcune catture di pregio dei due Alessandro. La notte arriva, si avvicina il coprifuoco e anche la pioggia, torrenziale. Ma il Poetto ha già dato, anche questa volta a modo suo, premiando l’azzardo.