Salpare l'Ancora

Salpare l'Ancora

Oggi l’ancoraggio non è più un problema, grazie ai motorini elettrici da prua con la funzione “Spot lock” (Minn Kota ha fatto scuola), si riesce a gestire scarroccio e deriva tanto da rimanere “incollati” in un punto Gps come nessun calumo ben calato potrebbe fare. In effetti i migliori motori in commercio hanno, sulla verticale, uno scarto minimo, qualche metro, comunque molto inferiore  allo spostamento legato ad una qualsiasi varia- zione della direzione del vento quando si è ancorati con metodo tradizionale. Detto ciò, il piano B rimane sempre quello: una buona quantità di cima, una catena adeguata e infine un’ancora adatta al fondo. E siccome noi pescatori, e mi riferisco in particolare a chi pratica il bolentino, andiamo su fondo roccioso, la possibilità che l’ancora s’incastri nelle rocce, si “incattivisca”, col pericolo di non riuscire a recuperarla, è piuttosto elevata. Ma non è un problema esclusivo del fondo roccioso, anche su altri tipi di fondale si corre lo stesso rischio. In generale, capita, nel momento di salpare l’ancora, che, una volta giunti a picco corto, il verricello cominci a forzare e la prua dell’imbarcazione si inclini verso il basso; un ulteriore sforzo potrebbe rompere qual- cosa ed allora i rimedi sono molto po-chi. Quindi? Si può cercare di liberare l’ancora filando un po’ di calumo e andando avanti con la speranza che, modificando la posizione del fuso, si rie- sca a liberare le marre. Oppure, se la profondità lo consente, si può decidere di immergersi per cercare di liberare l’ancora. Anche se l’operazione diventa difficile e rischiosa, se non disponiamo di bombole. Infine, potremo stabilire col Gps la nostra posizione e lasciare l’ancora e parte del suo calumo sul fondo, segnalandoli con uno spezzone di cavo, al quale avremo legato un piccolo galleggiante in modo che resti a una profondità di circa due metri, con la speranza di tornare sul posto attrezzati per il recupero.

Grippia e Grippiale
Questi inconvenienti si sarebbero potuti limitare se avessimo dotato la nostra ancora, nel momento dell’anco- raggio, di apposita grippia con o senza grippiale. La grippia è un cavo sintetico dato volta al diamante dell’ancora, mentre il grippiale è il galleggiante ad esso collegato. La grippia, fissata al diamante dell’ancora, ci consente di esercitare su quest’ultimo una trazione nel senso opposto a quello che ha permesso all’ancora di affondare nel terreno, dandoci la possibilità di liberarla. L’uso della grippia con il grippiale è da limitare alle situazioni di ancoraggi in zone poco frequentate a causa del rischio che l’elica di qualche altra imbarcazione possa impigliarsi o, peggio ancora, che venga considerata come la segnalazione di un corpo morto e spin-ga qualcuno ad ormeggiarsi ad essa con il rischio di spedarvi l’ancora.

Soluzioni alternative
Restano altre tre soluzioni, delle quali le prime due più vantaggiose. La prima consiste nel fissare la grippia al diamante dell’ancora, facendo in modo di filarne poco più della lunghezza del calumo e riportandola a bordo. In questo caso possiamo intervenire sulla grippia direttamente da bordo ed evitiamo l’impiego del grippiale. Gli inconvenienti che possono capitare sono il rischio che la grippia si aggrovigli alla catena o al cavo dell’ancora e quello di dover regolare la lunghezza della grippia in modo da non rischiare di restare ancorati con la grippia, piuttosto che con la catena dell’ancora. La seconda consiste nel fissare la grippia direttamente al calumo (catena o cavo che sia), in prossimità della superficie; in questo modo abbiamo la possibilità di filare il calumo senza doverci preoccupare della regolazione della lunghezza della grippia, che verrà a bordo molto prima che la barca arrivi a picco. Presenta l’inconveniente del rischio di aggrovigliamento con il calumo. L’ulti- ma soluzione è fissare la grippia ad un grippiale in modo che resti sommerso di qualche metro, in modo da non poter essere raggiunto dalle eliche di altre imbarcazioni che dovessero transitare sul punto in cui avete dato fondo. In questo caso si evitano gli inconvenienti dei due precedenti e si ha il vantaggio di dover disporre di una grippia più corta. Si ha, però, l’inconveniente, in caso di ancora incattivata, di dover recuperare la grippia raggiungendo il grippiale a due metri di profondità.

La proposta del bolentino
In verità c’è ancora un’ultima soluzione, la più gettonata nelle file dei pescatori. Consiste nell’agganciare la catena al diamante dell’ancora (di nor-ma un grappino con le marre morbide) e fermarla con una fascetta stringi cavi in nylon e un minimo di lasco, alla cicala. Calata l’ancora, questa lavora normalmente ma la catena scarica sulla fascetta. Se quest’ultima è ben dimensionata, regge le sollecitazioni del ven-to e delle onde e mantiene l’ancora in presa. Al momento di salparla, a mano o col verricello, basta fare una trazione appena superiore alla resistenza della fascetta e questa si spezza. A questo punto la trazione della catena è esercitata sul diamante e quindi l’ancora si libera con facilità.