Quando Tira Forte a Ovest

Quando Tira Forte a Ovest

Quando il maestro tira in Sardegna si avverte in ogni angolo, perché lui è il padrone dell’isola. Arriva ovunque, persiste e insiste, quindi modella, forgia e disegna. Dalla vegetazione alle dune, come alcune belle grandi; quelle di Piscinas, la spiaggia del deserto, la spiaggia del vento, la spiaggia dove sogni e suggestioni si inseguono. E qui che almeno una volta all’anno devo andare, io Ogliastrino viziato dalla bellezza della natura incontaminata. In quest’ottica, a metà marzo, dopo uno sguardo al meteo che non lasciava nessun dubbio, mi è sembrata proprio la volta buona. Il vento che ha soffiato forte per un paio di giorni cederà senza particolari rotazioni, è giusto di sabato… si và a ovest! ..“gambe in spalla e pedalare”. Sono partito con Mauro, per l’occasione mio compagno di pesca. Arrivati al parcheggio lo scorcio sul mare fra le dune sembra dire: “Benvenuto, mi cercavi? Accomodati”. Certo che ti cercavo, proprio così come sei ora. Le creste delle onde, il suo boato, quel colore del mare e tutto ormai in assenza di vento ti fanno pensare di esserci arrivato nel momento giusto. E allora, dicevamo gambe in spalla e pedalare con… zaino, canne, e quant’altro. Si cammina verso la zona prefissata della spiaggia, ahimè già occupata… per centinaia e centinaia di metri. Lo sapevo o almeno lo potevo immaginare. Una scaduta così…

Durante tutta la camminata ho il piacere di salutare qualche icona del surf casting. Saltato l’ultimo pescatore, arrivo con Mauro in una porzione di spiaggia che non mi convince. Qui il fondo si solleva parecchio, una sorta di settore rettilineo con piccola punta, presunto canale a destra e sinistra. Insomma mi pare ancora forte. Avrei preferito piazzarmi un po’ prima, ma non voglio affiancarmi troppo a chi mi precede. Mauro, si colloca alla mia sinistra invece. Bando alle ciance e 2 canne in acqua! Sono circa le 19, appena dopo il tramonto e i primi segnali arrivano anche se il primo pesce si slama. Per la serie, bene ma neanche benissimo. Il mare peggiora e chiude ancora più verso il largo con le frangenze. Il fondo non è dei migliori, la corrente a tratti molto forte, sono chiuso in un settore dove la corrente laterale vince. L’energia e tanta, ma l’onda non risale sulla battigia, segno che la marea sta scendendo. Concludo che c’è solo da aspettare non affannarsi nella ricerca del pesce che non può esser a tiro di canna. Ancora accaldato dalla lunga camminata, mi siedo e partono le chiamate agli amici, giusto il tempo di far assestare il moto ondoso e aprire meglio il fondo. Ore 23, illuminate da tre quarti di luna, iniziano le danze. Parte la prima canna decisa, quella con l’esca posta sui 70 metri, in apparente calma superficiale. Ecco il primo bel sarago. Valuto la situazione e attendo per montare la terza canna, in sostanza pesco stretto con due canne a fil di frangente. Passa un’ora e, sempre sulla stessa canna, anticipato dalla cattura di un saraghetto, arriva il “nonno”. Mi ha fatto pensare nel recupero quasi passivo ad una spigola, ma non è una regina è “il re”. Il mare cede ancora a mezza notte. In acqua lancio la terza canna proprio sulla punta: tre pater noster “conditi” con cannolicchio e gambero ingannano le prede. Tra una cattura e l’altra perdo un trave e diversi metri di lenza in un lancio. Sostituisco al volo e tutto procede sinché proprio nel momento di maggior frenesia del pesce, gli dei si rivoltano e fanno convergere tutte le loro avversità in un groviglio di travi: praticamente nel recupero di un pesce ho agganciato il trave rotto in precedenza, che si è agganciato a sua volta a quello di un'altra canna. Così perdo in un sol colpo la preda e tanto tempo prezioso. Alla ripresa dei giochi iniziano le prime avvisaglie di minutaglia. Il mare cede lentamente, ma sempre più. Ore 04:00 pian piano si smonta, c’è da camminare.