Prima e Dopo l'Alba

Prima e Dopo l'Alba

La prima parte della notte è scivolata via, forse abbiamo già realizzato un bel carniere fra mormore e oratelle, o magari abbiamo diverse occhiate nel secchio. Potrebbe anche essere andata molto peggio, o anche molto meglio, ma molto probabilmente manca ancora il pezzo da novanta, quello che fa cantare la frizione e piegare la canna ad arco, quello che ci fa schizzare il cuore in gola e ci scatena tutte le emozioni della pesca in un colpo solo. Dopo la fisiologica pausa della parte centrale della nottata, i pesci si rifanno timidamente avanti. Mancano ancora due, tre ore al sorgere del sole, ma qualcosa incomincia già a muoversi.

Prima dell'alba
Presumibilmente veniamo da un periodo di inattività dei pinnuti e quindi anche nostra, 10 a 1 avremo in acqua almeno un paio di ami senza esca o con delle insidie non più appetibili. Se vogliamo affrontare al meglio questo momento dobbiamo passare in rassegna tutte le nostre lenze, è davvero importante. Quindi verificheremo che i braccioli non presentino neppure il minimo nodo o una qualsiasi lesione, che gli ami siano ancora ben integri e appuntiti, e che i travi non abbiano torsioni "pericolose". E soprattutto guarniremo le nostre trappole con esche fresche e succulente, che possano esprimere un forte potere attirante sui

“Anche in estate, quando di giorno il caldo è insopportabile, le ore prima dell’alba sono le più fresche ed è sempre meglio avere a portata di mano una felpa leggera”.
 


pesci. A questo punto scrolliamoci di dosso il torpore al quale ci siamo abbandonati e prepariamoci a riprendere la battaglia. Le prime a farsi vive saranno quasi sicuramente le mormore, che restano relativamente attive per tutta la notte, ma le ultime ore di buio costituiscono un "periodo" piuttosto favorevole per la cattura delle grosse orate, che proprio in questi momenti riprendono la loro ricerca di cibo. In effetti lo Sparus Auratus non ha la proverbiale voracità della mormora o del sarago, da piuttosto l'idea di un pesce molto goloso, che non sa resistere ad alcune ghiottonerie, quali granchietto o oloturia, ma può digiunare a lungo se non c'è niente che solletica il suo gusto in maniera particolare. Questo risvegliarsi dei grufolatori non passa ovviamente inosservato per l'altro anello della catena alimentare del mare, e cioè i predatori, che in contemporanea con le loro "vittime" riprendono il loro girovagare alla ricerca di qualcosa di buono da mettere "sotto i denti". È vero che non siamo in inverno , ma potrebbe valere la pena innescare un pesciolino vivo, una bella spigola potrebbe cascarci, anche se sarà molto più probabile l'incontro con il "cugino" Serra, ma se vogliamo tentarne la cattura meglio abbandonare il finale di lenza in favore del più affidabile cavetto di acciaio. Anche un'esca morta, debitamente flotterata, potrebbe dare ottimi frutti.

 



Il momento magico
In inglese la chiamano braking dawn, letteralmente "alba che spezza", in sardo logudorese "arveschida", quasi "nascita"o "rinascita", ma in qualunque lingua e in qualunque luogo il fascino dello sorgere del sole non ha uguali. Il cielo si accende, spesso di colori ancor oggi imprevedibili, ancor prima che la grande stella si affacci all'orizzonte, o alle nostre spalle, a seconda del punto cardinale che abbiamo di fronte, e per noi il fascino è raddoppiato. Se non lo hanno ancora fatto, i pesci grossi abboccano adesso, mentre lasciano il "pascolo" per rientrare verso le tane o batimetrie più importanti e sicure dalla ressa dei bagnanti. È un momento magico soprattutto per due specie, la spigola e l'orata, e se la prima è piuttosto sporadica in estate lungo le nostre spiagge, per la cattura della seconda è proprio questo il periodo..."d'oro"! È vero che gli esemplari più grossi vengono spesso allamati a molte decine di metri da riva, ma non sono poi così rari i casi in cui grosse "carine", per dirla alla Cagliaritana, abbiano abboccato entro i cinquanta, sessanta metri dalla battigia. Questo è tanto più possibile quanto più è fondo lo spot in cui operiamo, quindi soprattutto in questa fase della battuta non lesiniamo più di tanto sulla robustezza dei finali, specialmente se sull'amo abbiamo appuntato una delle leccornie citate prima: cannolicchio, granchio, oloturia, bibi o un grosso verme americano. Anche stavolta non facciamoci cogliere impreparati da abboccate e lotte importanti, tutto deve essere in ordine e perfetta efficienza, anche e soprattutto il nostro sangue freddo. Un altro pesce molto attivo non appena la luce del sole torna sulla spiaggia è la leccia stella. Rendono molto bene i braccioli lunghi e flotterati di bianco o pure di rosso. Come esca va benissimo il verme coreano, ma tranquilli, la leccia è davvero onnivora!

Un'ora dopo
La battuta a questo punto potrebbe dirsi terminata, ma c'è ancora "trippa per gatti"! Passato il momento magico dell'alba, i pesci sembrerebbero essersene definitivamente andati, e in effetti l'attività è pressoché nulla. Anzi, entra in scena la minutaglia "rompip...", e tutto sembra indicarci che sia arrivato il momento di "far fagotto" e rientrare a casa! Ma circa un'ora dopo il sorgere del sole, quando l'astro è ben alto in cielo, succede quasi sempre qualcosa... Dipende ovviamente dallo spot, ma in certe spiagge è una costante fare catture di rilievo in questo frangente. Con mare grosso sono i saraghi a visitare le nostre esche, con la cosiddetta "forza olio" i nostri ami incontreranno piuttosto mormore e orate, anche di belle dimensioni. Una battuta di 10, 12 ore può risolversi in una sola abboccata, quindi non cediamo le armi troppo presto, fino all'ultimo lancio a surf tutto, ma davvero tutto, può succedere!