Orate&Bibboni

Orate&Bibboni

Sentite anche voi questo forte odore di surfcasting? Un misto tra salsedine, tanfo di serbidora, di straccio per pulire le mani che invece le imbrattano e chiaramente, profumo di esca? Bene, ci siamo, andiamo a cercare i pesci tra le onde! Alcune spiagge hanno già regalato grandi sorprese in questo primo scorcio d’autunno. Quasi mai si tratta di uscite di un’intera notte. Sono più delle improvvisate “mordi e fuggi”, tanto per saggiare le esche, vedere se i pesci rispondono ai nostri impulsi, capire se siamo ancora in grado di lanciare. In quest’ottica è meglio non caricare la macchina di troppa attrezzatura e non appesantire la nostra mente di inutili aspettative. La stagione invernale è appena iniziata. In questa prima fase abbiamo bisogno di alimentare i giusti stimoli per poi affrontare le lunghe e dure nottate invernali. E allora, quella che propongo in queste righe è una configurazione di pesca molto semplice, essenziale. Parafrasando il detto americano “One shot one kill”, potremo dire una canna, un amo, un’esca, un pesce. Si, ok, forse una sola canna in acqua è troppo poco, anche perché non vogliamo simulare una selettiva Fipsas. Diciamo che però, per il resto seguiremo questo semplice approccio: trave mono amo, un’esca e se tutto va bene, un pesce.

Il mini trave permette di usare finali lunghissimi. Di fatto ha sostituito la paratura scorrevole che serve per non far insospettire il pesce ma che soffre il mare mosso e le forti correnti.

Mini trave per l’orata
Intanto fissiamo il target: l’orata. Un pesce nobile, una delle catture più ambite. Ma poi, con la stessa configurazione, in condizioni di mare mosso, all’amo possono arrivare una grande varietà di catture: grosse mormore, saraghi, le sempre più rare ombrine e saltuarie spigole. Sono molti i modi di presentare un solo amo. Tra i più conosciuti c’è il trave short, lo short rovesciato, lo scorrevole. Una variante che sta prendendo sempre più piede tra gli appassionati è l’utilizzo del mini trave. Con questo termine si identifica una paratura con un solo sgancio dove, al posto della lenza, si utilizza come trave una sottile stecca di acciaio con, agli estremi, due asole con girelle: una per l’attacco allo shock leader, l’altra per la zavorra. Il mini trave è lungo non più di 20 centimetri (spesso molto meno…) ed è ottimo in tutte le circostanze dove abbiamo bisogno di mantenere in acqua, per un periodo relativamente lungo, un unico bracciolo; da tanto tempo il mini trave è utilizzato nella pesca col vivo per le spigole e nella pesca con il trancio di muggine per i serra. Ma adesso il suo campo d’utilizzo si è esteso anche ad altri settori. Con mare mosso questo finale permette di usare braccioli lunghi grazie alla girella d’attacco dello snodo che, scivolando sull’acciaio, scarica meglio le torsioni. Quindi è possibile allungare i finali ben oltre il metro, sicuri che la corrente e le onde non combineranno i soliti pasticci.

Un’esca tutto fare
Proviamo a sfruttare una sola esca. Non certo l’arenicola, esca all round per eccellenza. Ma il lungo “verme di Napoli”, così catturante e micidiale a mare piatto, perde molte delle sue attrattive se sottoposto all’azione delle onde e della forte corrente. In questi casi abbiamo bisogno di un’esca coriacea, resistente, ma al tempo stesso gradita ai grossi pesci. E, per farla semplice, questa volta puntiamo sul ciccione, il bibi. Si fa presto a dire bibi: è un verme di cui si conoscono ben 350 specie, tutte appartenenti al gruppo dei sipunculidi. Non vogliamo addentrarci qui in una più accurata descrizione. Per i nostri scopi ci basterà fare una grezza suddivisione che poi è la stessa proposta quando si entra in un negozio di pesca. “Mi dai dei bibi?”. “Cosa vuoi, bibi o bibboni?”. Nel linguaggio comune del surf casting, bibi è quello venduto in scatoletta, dalle dimensioni contenute. Il bibbone si vende sfuso, a volte a peso, altre a numero e può raggiungere la lunghezza di una mano. Il piccolo bibi, si innesca intero, facendo attenzione a non bucarlo lateralmente, per evitare che perda il liquido al suo interno. Il bibi è un’esca abbastanza selettiva, ma spesso è mangiucchiato anche dai piccoli pesci che ne diminuiscono in poco tempo il potere catturante. Mormore e orate, se presenti, se ne cibano in quantità. È comunque un’esca non troppo resistente all’azione del mare grosso. Quindi concentriamo la nostra attenzione sul fratello maggiore. Sempre parafrasando, potremmo dire “one warm, one fish”. Il bibbone è un’esca selettiva, non viene attaccato dalla minutaglia e se vediamo una beccata su una canna “a bibbone”, possiamo essere sicuri che la preda non è piccola. Si può innescare intero o a “caramella”. Nel primo caso bisogna adottare la stessa cura e attenzione riservata al piccolo bibi, per evitare che si svuoti anzitempo. La caramella è un innesco ben più resistente: con del filo elastico si limitano due estremità, quasi a creare una sutura che impedisca al liquido interno di fuoriuscire accidentalmente. La caramella, innescata su di un amo dalle dimensioni adeguate, resiste in acqua per molto tempo. In più, i bordi frastagliati nascondono meglio la presenza dell’amo, invogliando il pesce a ingoiarlo in un sol boccone. Per concludere, qui abbiamo proposto un assetto di pesca davvero semplice, ma con le condizioni tipiche delle mareggiate novembrine, molto efficace. Un ottimo punto d’inizio per sviluppi successivi.