Occhiate in Caccia

Occhiate in Caccia

Quando mi avvicino all'ultima canna ancora in pesca, la vedo che si agita tutta, scrollata dall'ennesima preda, anche stavolta deve essere un'occhiata, stanotte era proprio la notte giusta! Da un lato è un peccato dover andare via, i pesci sono ancora in frenesia alimentare e ci sarebbe ancora molto da divertirsi. Ma d'altronde il Surf Casting è la mia passione, non il mio lavoro, e anche domani c'è da guadagnarsi la pagnotta! E dopo tutto posso ritenermi soddisfatto, inutile compiere una strage, ho pesce per me e per altri nel secchio, per oggi può sicuramente bastare. Per me è già una grande soddisfazione aver azzeccato periodo, spot e…sistema di pesca!

Il target
Perché lo devo ammettere, oggi il mio obiettivo erano proprio loro, le occhiate, me lo sentivo che c'erano, e alla fine era una sensazione giusta. E in effetti è proprio la primavera il periodo migliore per andare a caccia di questo piccolo ma voracissimo predatore. L'occhiata è diffusissima in tutto il mare Mediterraneo, e viene pescata con moltissime tecniche. E' una delle prede classiche della piccola traina costiera. Un'altra trappola classica per occhiate è il natello, un grosso galleggiante circolare corredato da una serie di ami, diciamo cinque o sei, con corti braccioli. I natelli , una volta innescati, anche solo con pane, vengono lanciati da un'imbarcazione in acqua e recuperati con un guadino a maglia larga, una volta che i pesci hanno abboccato. Generalmente, prima di iniziare a pescare si brumeggia un po' il posto, magari con pasture a base di sfarinati, non troppo dense, in modo che incomincino a sciogliersi già appena sotto il pelo dell'acqua. Personalmente ho pescato spesso le occhiate a galleggiante, con una canna bolognese dalla scogliera o anche dal molo. Le esche che utilizzavo erano il bigattino, la polpa di gambero, ma soprattutto la pasta che io stesso preparavo con pane, acqua, farina e formaggio grattugiato. Andavo a cercarle quasi esclusivamente a mare mosso, quindi in mezzo alla schiuma. Per sviluppare una strategia efficace di pesca all'occhiata nel Surf Casting, tutte le tecniche finora descritte possono tornare molto utili.

L’occhiata
Ma soprattutto bisogna conoscere la nostra preda e le sue abitudini. L'occhiata (Oblada melanura) è un pesce d'acqua salata appartenente alla famiglia degli Sparidi. Ha un aspetto assai simile a quello dei saraghi o della salpa: forma ovale e snella con il corpo molto schiacciato, occhi grandi e bocca all'insù, con mandibola leggermente sporgente e dotata di acuminata dentatura. La livrea è grigio-azzurra, con vivaci riflessi argentei, più scura sul dorso e più chiara sui fianchi, che sono percorsi da numerose linee scure orizzontali. Sul peduncolo caudale è visibile una grossa macchia nera bordata di bianco. La pinna caudale è forcuta. Può raggiungere una lunghezza di circa 25 - 30 centimetri ed un peso dai 700 grammi al chilo. È onnivora, si nutre prevalentemente di invertebrati, avannotti e alghe. A parte queste informazioni di base, che qualsiasi enciclopedia cartacea o multimediale può darci, sono altre dritte quelle che davvero possono aiutarci a fare entrare l'occhiata nel nostro "mirino".

Gli spot
L'occhiata predilige i fondali misti e ancor più le praterie di posidonia. Questo è un elemento molto importante nella scelta della spiaggia. Un fondale esclusivamente sabbioso non ci regalerà molti di questi pesci, ma già se sono presenti sott'acqua anche soltanto dei cumuli di posidonia morta, il discorso cambierebbe e di parecchio! Meglio ancora se nei dintorni dell'arenile ci fossero degli scogli, sommersi o no, o una prateria, appunto. La predilezione dell'occhiata per la diffusissima pianta marina si spiega facilmente con il fatto che quest'ultima costituisce l'habitat ideale per molti pesci, ma anche per tanti altri abitanti del mare, che diventano pane quotidiano per molte delle nostre prede.

La profondità di pesca
Sia la pesca a traina che quella a galleggiante da terra ci insegnano che l'occhiata ha l'abitudine di nuotare piuttosto distante dal fondo, diciamo pure a breve distanza dalla superficie del mare. Ciononostante a me è capitato di catturarne anche con il bracciolo che strisciava sul fondo, ma questa la considero un'eccezione che conferma la regola.

Orari e periodi
Un altro fattore di determinante importanza è rappresentato dagli orari in cui questo piccolo predatore tende ad alimentarsi. Generalmente le abboccate avvengono tutte di notte, oppure anche all'alba, ma difficilmente con il sole alto. L'abbiamo detto, la stagione migliore è proprio la primavera, con il suo inizio arrivano anche le occhiate, che si trattengono lungo la costa fino a tutto Ottobre. Poi con il raffreddarsi del mare, e con l'inverno, la loro presenza cala drasticamente fino alla Primavera successiva.

Attrezzature  
Le attrezzature possono cambiare anche di molto rispetto alla rotta di pascolo dei pesci. Certo non sono necessarie canne e mulinelli da surf pesante; sia perché pescheremo soprattutto in primavera, quando le mareggiate sono davvero poco frequenti, sia perché le occhiate non amano troppo il moto ondoso sostenuto, potrebbero andare benissimo dei “cannini” da ledgering, ma... C'è un ma! A meno che non abbiamo a breve distanza da riva qualcuno degli habitat ideali per questi pesci, normalmente, e ribadisco normalmente, le occhiate stanno per così dire "a mezza botta", anzi a seconda dello spot bisogna andarle a cercare piuttosto lontano da riva, almeno per quanto riguarda gli esemplari più grossi. Questo perché generalmente la posidonia "viva" dista parecchi metri dal bagnasciuga. Ciò non toglie che i nostri simpatici sparidi non accostino durante la notte, ma a volte avere un buon lancio può fare la differenza. In linea di massima può andare bene una canna di media potenza, diciamo entro i 100 grammi, abbinata ad un mulinello caricato con un buon 0,18 – 0,20. Se si rendesse necessario aumentare il peso della zavorra, per arrivare più lontano con le nostre esche, dovremmo adeguare anche il resto dell'attrezzatura. Quindi una canna più pesante, e un filo di maggior diametro in bobina, ma non vedo necessario salire oltre lo 0,25. Se invece dovessimo renderci conto che i pesci stanno sotto i nostri piedi, allora tiriamo fuori i “fioretti”, cioè le canne da beach, zavorrate con 75 grammi e, in casi estremi, anche solo con mezz'etto di piombo.

Esche
Come detto l'occhiata è onnivora, ma fra l'altro non è di gusti difficili. Pescarla con l'arenicola mi sembra esagerato, vanno benissimo i saltarelli coreani, che costano molto di meno e si conservano a lungo più facilmente dell'oro di Napoli. Un altro anellide molto gradito a questi pesci è il verme americano, innescato a pezzi, ovviamente. Ma quando l'Oblada entra in frenesia alimentare, manda giù davvero di tutto! Scopriremo ad esempio che le piace molto il bibi, e non ha nessun timore a ingoiarlo, anche se di generose dimensioni. Altra esca principe è la sardina, innescata a tocchetti e legata con il filo elastico fa davvero miracoli! Vanno benissimo anche cannolicchi, striscette di calamaro o seppia e polpa di gambero. Una breve riflessione è d'obbligo sulla quantità di esca da mettere sull'amo. L'occhiata ha una bocca relativamente piccola, e un boccone troppo voluminoso potrebbe anche determinare una serie di mangiate "a vuoto". Quindi sono più che sufficienti dei pezzeti di esca, diciamo pure il tanto di ricoprire l'amo. Infatti saranno altri gli elementi che determineranno nove volte su dieci l'abboccata dell'occhiata.

 


Dalla teoria alla pratica
Veniamo ora alla tecnica di pesca vera e propria, e a questo proposito parliamo anche di parature. Niente lezioni di pesca stavolta, ma un racconto nel quale troverete tutte o quasi le indicazioni che state cercando. Anche se le previsioni danno per oggi un leggero vento di tramontana, so già, mentre procedo sulla 131 da Sassari verso il mare che troverò una piatta assoluta. E difatti, quando dopo circa mezz'ora arrivo in spiaggia il mare è davvero calmissimo. Sono circa le 17.30, il sole è ancora alto e decido di impostare queste prime ore di pesca alla ricerca dell'orata. Armo quindi ognuna delle tre canne con un long arm di oltre un metro e mezzo di lunghezza, su un trave di circa 180 centimetri, con piombo terminale, e aggancio del bracciolo a circa 80 centimetri dalla zavorra. Innesco bibi e americano, e cerco di lanciare più lontano possibile. Le canne le piazzo piuttosto inclinate verso il mare, con gli ascensori appoggiati a terra. Non c'è molto altro da fare a questo punto, ogni tanto provo con un parter noster a tre bracci, con i due superiori flotterati. Il fondale presenta parecchie chiazze scure, non sono scogli, ma banchi di posidonia morta adagiati sul fondo, generalmente un ottimo spot per le occhiate in questo periodo. So anche che difficilmente questi pesci entrano in attività prima del tramonto, ma ogni tanto capita... Quando il sole sta per sparire all'orizzonte decido di aggiungere un grosso flotter su uno dei long arm. Il mio obiettivo sono i sugarelli, qualcuno dovrebbe già esserci, ed è proprio questo il momento più propizio per tentarne la cattura. Ovviamente cambio esca, tolgo l'americano e infilo un saltarello coreano, avendo cura di lasciare libera la coda, che agitandosi potrebbe costituire un interessante richiamo per i pesci in circolazione. Finora nessuna mangiata, ma improvvisamente, proprio in coincidenza con il crepuscolo, noto una timida botta sulla canna armata con il pater noster. Mi soffermo a guardare la vetta, un po’ dubbioso di non avere una di quelle illusioni ottiche molto frequenti dopo qualche ora passata a fissare i cimini, ma... ecco che di nuovo lo starlite sulla cima riprende a tremare, stavolta in maniera decisa... ora va giù una, due, tre volte! Ferro deciso e… ci siamo! Per ora il pesce viene “a peso morto”, ma quando è in prossimità della battigia incomincia “a scalciare”. Ancora un paio di giri di mulinello e... coppiola di occhiate! “Bene, bene, allora ci siete!”, mi dico quasi a voce alta. Sgancio il calamento con i pesci ancora allamati, lo sostituisco con uno uguale di scorta già innescato e rilancio, cercando di azzeccare la stessa distanza. Passano pochi minuti, ed ecco di nuovo la vetta tremare, stavolta il peso è inferiore, ma un pesciotto deve esserci, e infatti... occhiata numero tre! Mentre mi preparo a lanciare, inquadro con la coda dell’occhio l’ascensore della canna con il long arm, si è sollevato di almeno 20 centimetri da terra! E continua a salire verso il primo anello! Anche stavolta è stata un’occhiata a fare visita alla mia esca, peccato per lei... e meglio per me. Riesco a fare qualche altra cattura, poi improvvisamente l’attività cessa di colpo. Guardo l’orologio, circa mezzanotte, quasi sempre questo periodio della nottata corrisponde ad una pausa nelle mangiate dei pesci. Decido comunque di insistere, controllo periodicamente le esche e le sostituisco se sono deteriorate o se mi sembrano poco appetibili. Dopo meno di un’ora il long arm fa un’altra vittima, e anche la canna con il pater noster torna ad essere produttiva. La terza canna, anch’essa armata con una paratura a tre ami, non ha ancora pescato niente, e decido di mettere un long arm anche qui, stavolta al posto del flotter, utilizzo un pezzo di almeno 3 centimetri di schiuma pop up. Immagino il trave adagiato sul fondo, e il lungo bracciolo tirato su dal materiale galleggiante che trascina l’esca in prossimità della superficie. I pesci devono proprio essere a quella profondità, e infatti, non appena applico la variante, anche la terza canna si mette a “fare occhiate”. A questo punto decido di utilizzare per tutti e tre gli attrezzi la stessa tipologia di paratura, e i risultati sono immediati. Evidentemente i braccioli da 60 - 80 centimetri del pater noster non erano sufficienti a portare l’esca all’altezza giusta. Con un solo amo l’azione è anche più rapida, appena mangia si recupera, si cambia calamento e si rilancia. Slamare un solo pesce è operazione piuttosto rapida, e il rischio di grovigli è praticamente inesistente. Capisco che il pesce è in frenesia alimentare quando si mette a mangiare in calata, non faccio a tempo a poggiare le canne sul picchetto che l’occhiata ha già abboccato. E’ la condizione giusta per sperimentare: ho quasi finito i coreani, provo ad innescare qualche frammento di americano moribondo e un tocchetto di sardina congelata... il risultato non cambia, continuano ad abboccare!

Le mie conclusioni
A fine pescata ho avuto le conferme che cercavo: le occhiate si pescano soprattutto dalla primavera in poi, fino a tutto l’autunno, se il caldo regge; la profondità di pesca è generalmente piuttosto ridotta, abbastanza vicino alla superficie, quindi sono necessari lunghi braccioli con pop up o flotter, anche di grosse dimensioni; l’occhiata è molto sensibile alle fonti luminose, in positivo, per cui, almeno di notte, i flotter “sflesciati” sono quasi d’obbligo (l’occhiata spesso li manda giù insieme all’esca), ma funziona molto bene anche la schiuma pop up; questi pesci hanno abitudini gregarie, cioè nuotano in branchi numerosissimi, e normalmente sono più attivi dal tramonto all’alba; in termini di esche possiamo sbizzarrirci, ma il coreano lo consiglio, anche perché costa poco ed è molto facile da innescare. Beh, vi è venuta voglia di andare “ad occhiate”? Allora, provateci!