Mar Sea 100

Mar Sea 100

Molti dei nostri affezionati lettori ricorderanno i tempi del gommone Marshall. Un fenomeno di mercato e di costume senza eguali in Europa. Purtroppo anche se di mito si trattava, il marchio ha attraversato una profonda crisi economica fino all’oblio e una successiva serie di operazioni commerciali che solo di recente hanno rilanciato il marchio. Nel frattempo, Mar sea, ha fatto la sua proposta oggi declinata in ben sei serie, di cui una “fisher”, rifacendosi, nelle versioni 6,80 e 5,70, a quel modello di gommone estremamente performante in termini di velocità. Abbiamo voluto provare il Mar sea 100 fisher 570, grazie alla disponibilità di Paolo Piludu, noto pescatore del Golfo di Cagliari e proprietario di un battello di appena un anno, ancora in trasformazione per le sue esigenze. Visto dall’alto, dalla banchina, il Mar sea 100, ricorda la siluette della classica lancia, stretta e lunga e tanto basta per immaginarne le potenzialità. Magari avremmo visto un motore più importante, dato che la potenza massima applicabile allo scafo è di ben 140 hp. Sempre dall’alto, notiamo la seduta, vera, realizzata da Paolo, su una struttura che funge anche da vasca del vivo. Un ottimo lavoro, riuscito alla perfezione, per il richiamo delle linee e il colore perfettamente uguale alla consolle. Manca il sostegno renale, ma come già detto, le personalizzazioni non sono finite. Inoltre nella parte inferiore è ricavato un vano porta oggetti. Il tip top è realizzato in acciaio, senza fronzoli, magari con l’aggiunta di qualche accessorio… un faretto, una tromba, più portacanne e ancora un rinforzo della struttura per le navigazioni impegnative e a pieno carico. Risulta comunque indispensabile per l’uso intenso e le lunghe e calde giornate estive. Per il resto, il piano di calpestio è sgombro ma non regolare e quindi sacrificato nella periferia, specialmente a proravia per il dislivello dei bordi.

Diciamo che potrebbe essere lo scotto di una filosofia progettuale spartana, ma se vogliamo anche senza fronzoli inutili. La consolle di guida non è minimale, accoglie tutti i comandi e gli indicatori, compresi i due strumenti multifunzione Garmin e Furuno da 9 pollici. A prima vista pare dislocata in posizione da favorire la navigazione, senza compromessi con la disponibilità di spazi liberi, sia per la pesca che per la vivibilità. In basso, sotto il timone si apre un piccolo scomparto porta documenti che ospita anche una centralina per i fusibili. Il passaggio in avanti dal pozzetto di poppa è assicurato da un corridoio sulla sinistra della consolle. Davanti a questa troviamo una comoda seduta nel cui interno è alloggiato il serbatoio del carburante, in acciaio inox, ma che lascia liberi ancora volumi utili per stivare ad esempio salvagenti e altro materiale di bordo. A prua, una sovrastruttura copre lo spazio tra il piano di calpestio e la base dei tubolari e forma una piattaforma abbastanza ampia per consentire in sicurezza le operazioni di ancoraggio. Sul piano, uno sportello incernierato sul lato sinistro, introduce al gavone dedicato alla cima, alla catena e all’ancora. Il musone di prua è l’ultima parte in vetroresina in cui notiamo una generosa galloccia.

Saliti a bordo, scavalcando lo specchio di poppa, e misurando l’altezza delle “murate” ci rendiamo conto che il battello risponde al principio dello svuotamento dinamico.

A bordo
Saliti a bordo, scavalcando lo specchio di poppa, e misurando l’altezza delle “murate” ci rendiamo conto che il battello risponde al principio dello svuotamento dinamico. Vuol dire che il piano di calpestio è su un livello inferiore rispetto alla linea di galleggiamento. Ciò significa che l’acqua, anche quella piovana, viene eliminata solo in navigazione. Per tanto se gli ombrinali non venissero ben gestiti con tappi o valvole di non ritorno, bisognerebbe convivere con l’acqua alle caviglie. E infatti a poppa, Paolo ha sistemato una pompa di sentina per asciugare il piano alla prima inondazione. Superando la consolle il dislivello tra tubolare e pagliolato aumenta sia sul piano verticale che su quello orizzontale. In pratica, la sicurezza derivata da una “murata” alta (caratteristica dei natanti con svuotamento dinamico), viene messa in crisi dall’impossibilita di appoggiare fianchi o ginocchia e quindi rimanere in equilibrio solo sulla forza delle gambe.

Navigazione
Il tempo è buono con 30 centimetri circa di onda. Tre persone a bordo e pochissimi pesi stivati. In accelerazione mi aspetto una planata ritardata, ma la grinta del Selva mi rimette in riga. Provo una virata stretta, in velocità, e la risposta è ferma e sicura, come se avanzasse su una rotaia. L’assetto è stabile anche giocando sulla posizione dei presenti, lateralmente e in avanti. Velocità massima raggiunta 27 knots. E nessun problema di acqua nei piedi.

Conclusioni
La carena, ma soprattutto il peso (300 kg senza accessori), rendono compatibili battello e motore Selva, almeno per un uso domenicale. Forse qualche decina di cavalli non farebbero male. Nel complesso, considerando la passione di Paolo: ottima scelta!

SCHEDA TECNICA Mar sea 100 fisher 570
Carena    gelcoat - vtr
Tubolari     Hypalon - neoprene
lunghezza f.t.     m 5,75
Larghezza     m 2,35
Tubolari ø     cm 55
Compartimenti     5
Peso senza accesori     kg 300
Portata max persone     14
Potenza max     hp 140
Lunghezza gambo     lungo
Portata max     kg 1260
Carburante     l 60
Categoria progettazione    C