Luca Vallicelli

Figlio d’arte, Luca Vallicelli, non solo ripercorre i passi del nonno prima e del padre poi, ma va avanti, esplora il mondo affascinante e difficile dell’agonismo e diventa, con la benedizione degli eterei vicini di casa, un campione della specialità.

Sopra: Luca con una cernia bianca centrata con precisione.

Fortuna vuole che in famiglia si disponga di una casa estiva nei pressi di Civitavecchia, un validissimo punto d’appoggio per le scorribande marinare con le reti e, a quei tempi, anche con le bombole. Oggi le abitudini sono cambiate e il capostipite diretto ancora si concede qualche immersione in apnea. Per Luca, pur respirando aria salata domestica, l’esordio avviene in Grecia a 8 anni circa, naturalmente sempre col genitore, il quale già immagina per l’erede un futuro blu. Ma, per la pesca è presto e deve passare ancora qualche altro anno per mettere giù la testa e pensare esclusivamente ai pesci. Civitavecchia è sempre lì, come un faro nel mare in tempesta, e vede il giovane che s’impegna, con attrezzi anche rimediati, di fortuna, pur di fare esperienza in mare. Poi arriva l’università, gli anni di studio e l’allontanamento dalla solita cerchia di amici. Si ritrova laureato, con uno studio di architettura da mandare avanti, col socio. Ma è proprio quest’ultimo che essendo un appassionato e conoscendo la sua storia, gli riapre la via del mare, quella subacquea, in apnea, col fucile.

Vuoi continuare? Beh, stimolato dal risveglio di questa passione, i discorsi sull’argomento si ripetono sempre più spesso con la gente, finché entro in contatto con Emanuele Verri e Roberto La Mantia. Personaggi che non hanno bisogno di presentazione e che diventano miei compagni di pesca, insieme a Emiliano Brasini, i quali mi introducono nel circuito agonistico, a loro familiare.

La corvina: comunque un grande pesce da portare a tavola.

Quindi, il debutto? Feci la prima gara nel 2020 associato a Spearfishing M.T. Santa Marinella, la mia prima selettiva. Fui fortunato perché meritai il biglietto per il campionato di qualificazione, l’ex seconda categoria. Il campionato, si svolse a Terrasini, in Sicilia. Vinse Nicola Riolo (all’anagrafe Nicolò) e io mi piazzai settimo, con un buono che mi accreditava al successivo campionato italiano di prima, quello assoluto. Nel 2022, sempre in Sicilia, a Bonagia, Trapani, gareggiai con i colori di Maratea Sub. Fu l’anno dell’exploit di De Mola, ma io mi aggrappai saldamente al 12 posto, per un altro giro nell’assoluto. Quindi nel ’23 in Puglia, a Santa Maria di Leuca, mi ritrovai ancora nel massimo circuito. Vinse Gentilino, io quarto con un primo molto gratificante nella seconda manche. Nel 2024, convocato per la nazionale al Campionato Euro Africano, non potei partecipare. L’ultimo atto agonistico si è svolto quest’anno, a Gallipoli, ancora un campionato italiano assoluto. Ho speso ben 18 giorni per preparare la gara, in un mare pieno di pesci con altrettanti segnali in entrambi i campi. Inizio su una cernia bianca su cui facevo affidamento ma la tana, purtroppo, era vuota. I pesci erano molto mobili, quindi mi sposto su un segnale di saraghi e ne sparo 4. Poi è la volta di un ciglio con una dorata (cernia alessandrina) e saraghi. Questa volta faccio bingo: catturo entrambi. Poi, sempre su quote tra i 34 e 38 metri chiudo le corvine. Ma la prima cernia faticavo a dimenticarla, quindi torno sul primo segnale e la sparo. Non era la stessa, ma alla fine ha pesato più di 3 chili. Rimanevano ancora due ore di gara. Saputo delle performance di Fabio Dessì, ho cercato di prendere dentici però non ce l’ho fatta, ma concludo sul podio con un terzo assoluto e il rammarico per l’annullamento della seconda manche nella quale avrei potuto riscattarmi. Purtroppo “al tempo non si comanda!”. Per fortuna la testa è già alla prossima trasferta con la nazionale, in Brasile, per il mondiale.

I magnifici tre saliti sul podio all'ultimo Campionato italiano assoluto di pescasub che si svolto a Gallipoli, da sn: Rocco Cuccaro, Fabio Dessì, Luca Vallicelli.

Il tuo miglior carniere? Il più grosso è stato quest’ultimo di Gallipoli. Ma non era niente male neanche quello della seconda giornata a Santa Maria Leuca nel 2023.

Il campo gara preferito? Tra questi campi gara, visitati in prima, la Puglia mi ha portato bene. Ho rimediato a Leuca un quarto e a Gallipoli un terzo. Del resto l’ambiente è prevalentemente grotto, lo stesso che abbiamo noi nel Lazio. 

Il più fascinoso? Direi Santa Maria di Leuca. È un bel fondale con scene di vita e di pesce, fondamentalmente ricco di cernie e dentici.

Qual è la tua tecnica preferita? Mi piaceva l’aspetto e l’agguato nel medio-profondo, 25-30 metri. Poi, con Tony Guastella, bravissimo pescatore non agonista che mi accompagna, miglioro la mia tecnica che evolve di pari passo ai tempi, si modernizza. Di fatto smetto di pescare a scorrere e inizio a pescare a segnale scandagliando il fondo. Facevamo i pendolari, tra Roma e Ponza, in macchina col gommone appresso. Scarrellavamo in un canale alla foce del Sisto e di norma puntavamo la prua a sud, verso Ponza. Pescavamo in giornata ma qualche volta, confortati dal tempo, ci trattenevamo anche un altro giorno. 

Il primo pesce importante? Un dentice di tre chili a Ponza, con tempo bello e acqua pulita. Eravamo su una franata, nella costa nord occidentale dell’isola. Mi sono immerso con l’intenzione di fare un aspetto ma in realtà ho sparato quasi subito. Fortuna ha voluto, infatti, che fossi ben posizionato nonostante lui alla mia destra fosse semi nascosto dietro una pietra, comunque fermo. Ero con il mio socio, Antonio Tomao. In verità non ricordo bene se fosse il primo. Forse era una cernia, al Giglio. Un animale che conoscevo ma non si lasciava sparare, riusciva sempre a intanarsi di brutto. Quella volta decisi di cambiare strategia.  Era abitudinaria e quella volta non era in tana. L’aspettai e riuscì a intercettarla prima che si infilasse in quel pertugio maledetto. Feci tutto in un solo tuffo. Era un pesce di 14 chili.

Il pesce più grosso? Una ricciola all’Argentario. Ero partito da Roma, il tempo era buono, soleggiato. Ero con Federico Gimmelli. Usciamo dal canale di Santa Liberata dove avevo il mio gommone. Navighiamo per 13 miglia verso sud. Ci fermiamo davanti all’Argentario. In una risalita dai 25 metri, dove c’erano tanti dentici, purtroppo piccoli, al max 2 chili, non abbastanza maturi per giustificare uno sparo. Poi però il banchetto si apre e arrivano 6-7 ricciole, tutte grandi. Sono riuscito a aspettarle e sparare. Colpisco la più vicina, sul fianco, proprio al centro. Risalgo a fare aria e infine impiego circa 20 minuti per portarla in superficie. Era un bestione di 27 chili. Naturalmente la giornata finisce lì, un po’ perché soddisfatti, un po’ perché ormai si era fatto tardi.

Random - Ho preso il brevetto di pescasub nel 2019, poi ho fatto due corsi Apnea Academy di perfezionamento della compensazione con Giovanni Bianco. In Corsica, a Porto, nell'estate dello scorso anno ho visto uno spada dal gommone; lo raggiungo e lo seguo incantato, col battello, mentre si inabissa lentamente; ho stimato pesasse un centinaio di chili. Sono cresciuto leggendo Pescasub e Mazzarri era il mio idolo, adesso non ho un riferimento, molti hanno raggiunto un alto livello e io mi sento tra loro. Mi piacerebbe andare a pesca di merluzzi nei fiordi, in Norvegia, ho alcuni amici lì. Oltre la pesca ho un'altra passione, la moto; sono un harleysta e quando c'è mare mosso indosso il casco e vado fuori porta.