Light Fishing

Light Fishing

Quando parliamo di pesca dalla spiaggia il termine più naturale che ci viene in mente è la parola Surfcasting, letteralmente “lancio sull’onda”, da praticare in molti casi in condizioni estreme e comunque sempre con un bel mare formato. Infatti in queste situazioni il moto ondoso porta allo scoperto tanti organismi che diventano la tavola imbandita per i nostri amati pinnuti. Ma cosa fare quando le previsioni meteo non ci assistono o peggio ancora nel periodo estivo con l’alta pressione che fa da padrona? Certo, la risposta che mi darebbero i più estremisti della disciplina e del termine Surfcasting sarebbe: “te ne resti a casa e aspetti che arrivi ottobre!”. Senza entrare in merito alla perenne discussione che vorrebbe la pesca dalla spiaggia solo quella praticata fra le onde, mi soffermo semplicemente a dire che per me la pesca, insieme a tutto quello che ci fa provare sempre e solo la stessa emozione, è la ricerca e la cattura della preda. E questo a prescindere dal meteo o dalla tecnica utilizzata. Detto ciò trovo assurdo, per quanto mi riguarda, separarmi in assenza di onde, in diurna o in estate, dalla mia amata spiaggia per cui, forse anche a causa del fatto che ormai è da anni che pratico agonismo, per me è una normalità effettuare anche la pesca più light. Chiamatela paf, acronimo di pesca a fondo, chiamatela beach ledgering, ma vi assicuro che anche così possiamo comunque riuscire a divertirci parecchio. Quando mi trovo ad affrontare questo argomento, le osservazioni che più frequenti sono due: pescare fra le onde non è per tutti e non c’è gusto a prendere “pescetti”. Ecco, alla prima di solito non mi spreco e sottolineo il termine spreco, neppure a rispondere. Per quanto riguarda i pescetti, vorrei far capire le due diverse dinamiche che mi portano ad approcciarmi alla spiaggia con questa tipologia di assetto, come ad esempio un classico 3 x 120 (trave a 3 ami con braccioli da 120 centimetri) fatto interamente in fluorocarbon, con trave dello 0,22 e braccioli anche dello 0,12. Questa configurazione è utile per un’azione nei primi 50 metri, con piombi da 50 o 60 grammi, utilizzando canne ultra leggere e molto sensibili con in abbinato un mini mulinello imbobinato con dello 0,22 diretto.

L’animo dell’agonista.
Come tutti ormai sappiamo, il 90% delle nostre gare si disputa a mare calmo o comunque con pochissimo moto ondoso; inoltre, per aumentare la competizione e renderla più avvincente, si cercano quei periodi dell’anno dove la presenza di mangianza e pesci di galla è maggiore rispetto al periodo invernale. Dettò ciò ho la convinzione, quasi certezza, che il nostro sport come tutti gli altri, necessiti di un perenne e costante allenamento, che deve simulare il più possibile l’assetto da gara. Questo è il motivo per cui scendo in spiaggia in condizione di “bonaccia” ad allenarmi alla ricerca dei famosi “pescetti”, cercando di migliorare in primis l’intuito nella ricerca della tipologia della preda da insidiare e, in secondo luogo, la velocità di esecuzione e di cattura una volta individuato il branco di prede tanto ricercato. Il tutto, per quanto mi riguarda ci crediate o no, sempre e solo in modalità catch & release, perché ho la convinzione che quando uno va ad allenarsi il pescato deve essere sempre salvaguardato; prima o poi magari farò anche un bell’articolo sul vero C&R e su quello che ho potuto riscontrare e provare sul campo e non con semplici chiacchiere e luoghi comuni.

“Studiare e capire le abitudini dei pesci, il loro modo di mangiare, a prescindere che sia un branco di muggini o di lecce stella, piuttosto che una spigola o una bella orata è l’anima della pesca, la curiosità che non deve mai mancare.”.

L’animo del pescatore
Cosa intendo per animo del pescatore? Per me questo concetto è racchiuso in ciò che ho espresso in partenza. La bellezza della pesca è lo studio delle varie tipologie di pesce, è nel riuscire a conoscerle talmente bene da poter fare una ricerca mirata per ogni specie, indipendentemente dal nome. Studiare e capire le loro abitudini, il loro modo di mangiare, a prescindere che sia un branco di muggini o di lecce stella, piuttosto che una spigola o una bella orata. Questo studio è l’animo vero del pescatore, cioè esser padrone della propria disciplina in ogni circostanza. Non esiste una preda più semplice da ricercare ma esiste, per ognuna di esse, una tecnica o un particolare accorgimento da effettuare per poterla ingannare. Ed è questo il motivo per cui non ho problemi a cimentarmi nella pesca in diurna ai pesci di galla o di superficie con attrezzature ultra light che ci permettono, più che di rendere trasparente la nostra paratura, di rendere molto più naturale la nostra esca, cosa per me fondamentale quando si lanciano in acque ferme e trasparenti. Con questo articolo ho cercato di esprimere quale sia la mia interpretazione della pesca dalla spiaggia, condivisibile oppure no certo, ma di una cosa sono fortemente convinto: non smetterò mai di annotare in un taccuino tutti gli studi e gli esperimenti che faccio nella ricerca delle spigole e dei saraghi col mare mosso, ma in egual misura annoto tutte le uscite che faccio a “caccia” di muggini, lecce stella e, perché no, anche di boghe e sparlotte. E nel fare ciò non trovo nessuna differenza. Ogni preda ha un suo perché e saperla insidiare a prescindere dalle condizioni meteo o dal periodo dell’anno rende un pescatore completo in tutto e per tutto.