Libeccio in Scaduta

Libeccio in Scaduta

di Alessandro Foddis

Quando arrivi in spiaggia, convinto di trovare le condizioni ideali che il bollettino meteo ti garantiva, ma scopri che le alghe rendono il mare nero, cosa puoi fare? Non ti resta che camminare, per più di un chilometro e mezzo, sulla sabbia soffice e raggiungere un settore finalmente pulito. Ecco, così è iniziata la mia uscita a pesca in compagnia dell’amico e compagno di surfcasting, Marco Meloni. Abbiamo avuto un’altra possibilità, spostarci con la macchina in un altro spot, più a sud ma sempre in costa ovest. Ma eravamo sicuri che saremmo arrivati tardi, quando ormai il sole era già tramontato. E così abbiamo deciso di camminare, una cosa già faticosa di per sé sulla sabbia, ma resa davvero allucinante con tutto il carico di attrezzatura. Per fortuna alla fine abbiamo trovato un settore con acqua abbastanza sgombra da vegetazione e un’onda poco più alta di un metro: un vero spettacolo! Il vento dei giorni precedenti era del tutto calato e la corrente si muoveva da libeccio. Abbiamo sfruttato la poca luce del tramonto per allestire la postazione che ci avrebbe fatto da rifugio per la notte e preparare le canne da pesca. La forte corrente ci ha costretto a puntare su zavorre da 180 grammi e abbiamo visto che le piramidi tenevano bene. In mare rimaneva un’onda lunga che sapevamo sarebbe scesa durante la notte. Riponevo molte aspettative su questa uscita di pesca anche perché ero riuscito a procurarmi dell’esca freschissima, seppie che la mattina un amico aveva pescato dalla barca. Basta, non avevamo altra esca oltre queste seppie stupende e qualche granchio. Per prima cosa ho innescato una piccola seppia intera e l’esca ha creato dell’attività in mare, visto che abbiamo notato che veniva assaggiata di continuo da piccoli pesci. All’orizzonte è apparsa una densa perturbazione, diretta proprio sopra di noi. Abbiamo quindi rinforzato il nostro accampamento e subito dopo ha iniziato a piovere. Ma la nostra attenzione era rivolta soprattutto alle canne.

Alle 19,30 circa, ho notato una lenza in bando. Su quella canna avevamo preparato una paratura con amo singolo e come esca una striscia di seppia. Il recupero è stato reso ancor più epico dalla forte pioggia, ma alla fine ci siamo ritrovati tra i piedi una spigola di ben 2 chili. Da quel momento sono iniziate le danze. Ecco arrivare un sarago sul chilo; passano 30 minuti e Marco è riuscito a salpare un’altra spigola, questa da 1,4 chili. La pioggia ci ha dato una tregua, ma in mare continuava l’attività e Marco ha portato a riva una bella orata, intorno al chilo. Poi è arrivata una razza di 2 chili; il tempo di slamarla e andare a prendere una nuova paratura che due volpi hanno approfittato del facile pasto, rubando la preda appena pescata. A quel punto abbiamo deciso di innescare solo teste di seppia, per conservarci un po’ d’esca per l’alba. Su due canne abbiamo innescato una sottile striscia di seppia... ed è subito serra! Intanto la notte avanzava e la corrente iniziava a cambiare direzione. Eravamo molto stanchi, ma l’adrenalina delle tante catture ci manteneva svegli. E così, alle 2 del mattino, Marco ha pescato un’altra orata, anche questa di taglia. La pioggia, che per tutta la notte continuava a cadere fitta, ci ha abbandonato all’alba. Con la debole luce dell’aurora abbiamo notato un’altra lenza in bando. È iniziato un combattimento pazzesco, concluso con la cattura di una splendida orata di 2,7 chili. Per la verità la nottata sarebbe potuta terminare con un gran finale. Una canna di Marco si è inchinata da far paura. Il granchio aveva attirato un grosso pesce che ha aperto l’amo; doveva trattarsi di un’orata davvero grande. Abbiamo visto salire il sole in cielo e abbiamo deciso che per questa volta bastava così. È stata un’incredibile scaduta di libeccio, una scaduta perfetta.