Le Spigole di Porto Pino

Le Spigole di Porto Pino

La spiaggia di Porto Pino, nel comune di Sant’Anna Arresi, si estende per circa 3 chilometri ed è esposta ai venti di ponente e libeccio. Si raggiunge agevolmente percorrendo la statale 195 e immettendosi nella provinciale 73. Agevolmente mica tanto, perché una volta arrivati nel parcheggio a ridosso della parte settentrionale di Porto Pino, in teoria la strada finisce. C’è però una sbarra, quasi sempre aperta o il più delle volte abbassata, ma senza lucchetto che immette su una strada bianca ma “buona” che corre parallela alla spiaggia e permette di raggiungere la zona con le famose dune bianche. Qui dobbiamo arrivare, qui in mare ogni tanto una roccia rompe la monotonia di un fondale altresì sabbioso. L’assurdità, l’idiozia umana, hanno posto proprio qui, in un paradiso, un poligono militare con conseguenti limitazioni e divieti di transito a cui si aggiunge la necessità di preservare le dune; per fortuna il nostro sguardo è rivolto al mare.

I venti di Porto Pino
La posidonia è lontana, sempre oltre i 200 metri dalla riva e il fondale di sabbia bianchissima è omogeneo. Come accennato però ci sono alcuni punti con rocce sommerse, facilmente riconoscibili perché in queste zone le alghe si accumulano a formare un sottile tappeto scuro che rimane anche quando altrove il mare è pulito. Le condizioni migliori si hanno quando il vento soffia ad ingrossare le onde. Non c’è bisogno di mareggiate portentose, visto che il fondale rimane basso anche oltre i 70 metri dalla riva. Libeccio e ponente soffiano in faccia ma spesso rendono lo spot impraticabile perché in poche ore si forma una densa marmellata di alghe. Meglio se si aspetta il maestrale, vento che qui arriva di riflesso, schermato dall’isola di Sant’Antioco e da Punta Menga. Con maestrale, le alghe tendono ad accumularsi tutte a sud, lasciando un ampio tratto di spiaggia pulito. E poi, tra tutti gli spot dell’ovest, Porto Pino è famosa per essere “spiaggia rifugio” quando il vento di nord ovest rende impossibile lanciare altrove.


Attrezzatura
In un certo senso Porto Pino ricorda il Poetto: uno stagno alle spalle, sabbia bianca (al Poetto adesso un po’ meno) e tante spigole nonostante non sia presente una vera foce. E sì, spigole, le regine dell’inverno; vale la pena fare un balzo qui a sud ovest, quando si forma “quell’ondina” perché in inverno le catture sono davvero frequenti. Orate e mormore non mancano ma il vero target è la spigola. Quindi la parola d’ordine è: carrellino, ossigenatore e canne adeguate. Il carrellino è indispensabile per rendere ogni spostamento meno sfiancante. Se siamo stati fortunati e abbiamo potuto raggiungere lo spot con la macchina, il carrellino è ancora utile perché, durante la notte, spesso ci si sposta anche di qualche centinaio di metri, alla ricerca della schiumata, del canale, della punta vincente. L’ossigenatore (meglio se almeno due e tante batterie di ricambio) mantiene vitali i piccoli muggini che sono l’esca vincente, in assoluto la migliore a detta degli assidui frequentatori di Porto Pino. Per canne adeguate si intendono fusti adatti alla pesca con il muggine vivo. Questa è infatti un’esca molto delicata: la conservazione, gli spostamenti, l’innesco e, per ultimo, il lancio, sono tutti fattori che diminuiscono la sua vivacità. E siccome non serve lanciare lontano, un buon modo per diminuire lo stress dell’esca è utilizzare una canna “mollona”, con azione parabolica; quindi una canna meno reattiva ma anche più docile, facile da usare e che permette di “appoggiare” l’esca in acqua. Tre canne in pesca, una quasi sul gradino, una a venti metri e una appena più in là; una buona scorta di esche di ricambio e vedrete: fatica e pazienza saranno ripagate.