Pesca, ecologia e sostenibilità

Pesca, ecologia e sostenibilità

Siamo sempre in cerca di buoni motivi per andare a pesca, intendo quella sportiva, quella per cui il divertimento viene prima. Le catture, per molti, sono un surplus, in una giornata spensierata e perché no, una giornata sostenibile, ecologica e salutare . Già da un po’ di tempo, la gita al mare o in ambienti salubri come le  oasi naturalistiche con laghi e fiumi per pescare e rilassarsi, sta dilagando sul web e sui i vari gruppi social dedicati all’argomento. La ‘’moda’’ della battuta di pesca ecologica e natural-friendly, la pulizia degli arenili e la consapevolezza di frequentare ambienti ricchi di fauna e flora, anima sempre piu’ il pescatore sportivo nostrano… e a giusta ragione! La natura si sa, dona vigore, salute, pace, all’animo e alla mente, così da affrontare serenamente il tran tran quotidiano e la vita frenetica. Purtroppo, da sempre, non tutti gli italiani pescatori, sono avvezzi a regole, educazione e rispetto per la natura. Non è difficile trovare scatole di esche abbandonate sulle nostre spiagge; non è difficile trovare mini discariche sui nostri moli e scogliere; non è difficile ritrovare pattume sui cigli delle strade dove si accede a qualche ottimo spot di pesca sul fiume, lago o arenile marittimo.

Non è tutta colpa dei soliti pescatori scostumati, ben inteso, spesso le Autorità non curano bene la raccolta aggravando il problema e spesso mancano fondi e strutture adeguate. M,a ritornando alla scostumatezza, in molti pensano che il pattume, i rifiuti, siano l’unico problema per così dire ‘’ecologico’’ che coinvolge i pescatori. Non è così e infatti la sostenibilità del nostro amato sport è un altro annoso problema egualmente importante al pari della pulizia .

Falsamente la maggior parte dei pescatori, accorti o meno, in merito alla sostenibilità scarica immediatamente le responsabilità sulla pesca professionale, quella intensiv,a di pescatori più o meno autorizzati all’utilizzo delle reti da posta o più gravemente quelle a strascico, nulla di più sbagliato! La flotta di pescherecci professionali, negli anni, e sopra tutto nel Mediterraneo è in drastica riduzione, il numero delle imbarcazioni è fortemente diminuito negli ultimi 10 anni, grazie alle politiche intraprese dai governi, con leggi specifiche di prepensionamento e di sostegno e incentivazione alla dismissione di licenze di pesca. Pur tuttavia a fronte di una richiesta sempre più ingente da parte del mercato ittico alimentare. Insomma, come tutti i comparti commerciali anche l’esercizio della pesca professionale è in grossa difficolta per costi e produttività e dunque preleva sempre meno dai nostri mari . Questo ci deve far pensare in maniera diversa sul ruolo dei pescasportivi nella sostenibilità dello sfruttamento ittico dei nostri mari. La maggiore consapevolezza e la maggiore informazione sui problemi che affliggono la pesca in genere, dovrebbe far comprendere ai più, che non è  piu’ sostenibile il prelievo indiscriminato di 10-20 ‘’saragotti’’ sul molo per la classica frittura, non è più pensabile vedere e sopportare le orde  di indisciplinati spinner dinanzi alle foci dei nostri fiumi a spezzare la catena riproduttiva di predatori e del novellame.

Ormai si trovano video e reportage sulla rete che ‘’insegnano’’ tali pratiche solo per avere maggior credito o per fare ‘’like’’, insomma insegnare diseducando alla legalità e alla sportività, pensando solo al facile prelievo di prede in condizioni di evidente svantaggio. Ad aggravare il fenomeno c’è sempre l’economia stagnante, e infatti non è inconsueto ritrovare pescatori sportivi vendere il pescato per pochi spiccioli ai furgoni appostati presso le foci, dove personaggi in cerca di facili guadagni, invogliano i cosiddetti sportivi a rivolgersi a loro dopo la facile e abbondante pescata in foce. Per non parlare degli ottimi affari notturni di criminali veri e propri alla ricerca di ricci e cannolicchi che di per se non sembrano danneggiare la fauna ittica, ma sono essi stessi fauna ittica e cibo per pesci!

Non possiamo delegare tutto alle Autorità preposte ai controlli, che seppur in maniera limitata il loro lavoro lo fanno, operando in maniera vigile e elevando sanzioni, in quanto le ragioni del bracconaggio sono anche culturali. Tutt’oggi capita che i vigili e gli agenti di sorveglianza, si scontrino con la solita schiera di pesca-sportivi, pronti ad alzare un muro omertoso avverso le regole, solo perché credono che ci siano reati ben piu’ gravi da sanzionare. Insomma c’è ancora gente, che non considera grave, non essere rispettosi delle risorse marine in nome del lucro o di una serata da leoni. Per far sì che il nostro svago e la nostra infinita passione venga trasmessa alle generazioni future, dobbiamo incentivare comportamenti più virtuosi, così da condizionare gli altri e le istituzioni.