La pesca inconsistente

La pesca inconsistente
Con la fiera di Genova, peraltro povera per il settore pesca se si escludono le barche, si chiude la stagione nautica e si apre, per gli appassionati sardi e fino a primavera inoltrata, il lungo periodo  (anche editoriale) del surfcasting. Questa tecnica, nonostante l’enorme diffusione che ha avuto nel continente, continua, almeno nella sua accezione originale, a trovare in Sardegna le spiagge più adatte, quasi nulla fosse cambiato da trent’anni a questa parte. Invece, così come nel resto d’Italia, anche noi registriamo, in termini di catture, un calo sensibile e significativo, nonostante le tecniche sempre più raffinate e il guadagno tecnologico. Detto ciò, appare evidente che nella ciclicità del fenomeno, dove una specie o l’altra o la popolazione nel complesso, risulta, quest’anno scarsamente rappresentata, quell’altro abbondante, il pesce serra stia conquistando, tra alti e bassi, spazi sempre più importanti. Tutto ciò dovrebbe farci felici, visto lo splendido comportamento dell’animale nello sviluppo di un combattimento, con salti fuor d’acqua e disegni aerei sempre originali, ma esiste un rovescio della medaglia. Questa specie (Pomatomus saltatrix), risulta molto invasiva con forte impatto sull’originario equilibrio biologico, tanto da diventare spesso una specie predominante. Il che non necessariamente va intesa come una negatività. Di sconveniente c’è il fatto che questo processo sarebbe favorito da un degrado ambientale inteso come fattore di stress per le specie residenti. Quindi, perdurando la causa, leggasi pure inquinamento, è consentito immaginare per il prossimo futuro, nuovi e più frequenti mutamenti e tra questi nessuno può escludere anche negatività irrecuperabili. A questo punto, valutare l’impatto della pesca ricreativa e sportiva, con o senza le limitazioni che è chiamata ad osservare, è cosa fatta: inconsistente.