La nautica strategica per il Bello e Ben Fatto

La nautica strategica per il Bello e Ben Fatto

L’imbarcazione italiana, oltre a presentare le caratteristiche tipiche del Bbf (design, cura dei dettagli, qualità dei materiali e delle lavorazioni), veicola al proprio interno una grande varietà di prodotti del Bbf, tra cui arredi, elementi tessili, oggetti per la casa e per l’ester- no. Dopo aver subito gli effetti recessivi della crisi internazionale (il fatturato del comparto si è ridotto di oltre un quarto nel periodo 2011-2014), nel 2015 l’Italia è ripartita, aumentando di 535 milioni di euro il fatturato (a 2,1 miliardi) e mantenendo la leadership nella produzione a livello europeo (32,9% la quota sul fatturato del settore nell’UE28). Con una percentuale del 16,6% dell’export globale (equivalente a 1,9 miliardi di euro), il Paese è primo esportatore mondiale, davanti a Olanda (con una quota del 15,6%), USA (12,1%) e Germania (11,7%). Gli Stati Uniti rappresentano il primo mercato di sbocco al mondo per l’export di unità da diporto (1,5 miliardi di euro il suo import) e, quindi, lo sbocco ideale per far navigare la vetrina Bbf a vela e a motore. Il mercato della nautica statunitense ha mostrato un’ottima ripresa dopo la crisi, con un tasso di crescita an-nuo del 6,7% in euro correnti nel periodo 2011-2015 (la domanda mondiale del comparto è stata invece pressoché stagnante). L’Italia vince la regata anche negli Usa e nel 2015 si è aggiudicata la fetta di mercato più ampia (23,2%) davanti a Canada (12,8%), Francia (11,3%) e Messico (10,8%). I principali porti di attracco della nautica made in Italy sono la Florida e New York. In entrambi gli stati l’Italia si aggiudica le quote più ampie (rispettivamente del 33,5% e del 55,6%); ma l’Italia è anche presente con quote significative nel Rhode Island (12,1%), nel Tennessee (6,6%), nel New Jersey (2,6%) e in California (2,2%). Ampi margini per un’ulteriore penetrazione della nostra nautica ci sono in Texas e Wa- shington, presidiati principalmente da produttori messicani, cinesi e canadesi. Il Csc e Prometeia stimano che, se la nautica made in Italy riuscisse a presidiare gli stati in cui è più debole (South Carolina, Washington, Maryland e Texas, tutti tra i primi dieci per import di prodotti legati alla nautica da diporto) come i produttori canadesi, avrebbe un potenziale di crescita di 560 milioni di euro, pari a +7,6% dell’export italiano verso gli Usa. Nel perseguire il raggiungimento di questo obiettivo, vanno tenute presenti le peculiarità del settore nel contesto specifico del mercato a-mericano, di natura assai più complessa che nel mercato mediter- raneo per differenze normative, co-sti di trasporto e gamma più ristretta delle tipologie di barche ri- chieste negli Stati Uniti rispetto all’Europa.