La Lola... quella Seria

Per molti, e per l'autore in primis, la pesca alla ricciola è qualcosa di speciale. Qualcosa che implica un obiettivo specifico e quindi una tecnica di pesca dedicata, dove l'esca ha un ruolo di grande importanza, addirittura determinante.

Da quando mi sono cimentato nella traina col vivo mi sono sempre chiesto dove le grandi ricciole si spostano nei mesi invernali, soprattutto da febbraio a maggio, ma ahimè non ho mai trovato risposte esaustive, motivo per cui in quei mesi non mi dedico mai a questa disciplina. Di pari passo con l’accostare delle grandi esche azzurre quali sgombri, lanzardi e tombarelli, le ricciole (solitamente durante la prima luna di giugno) riaccostano sui fondali soliti, compresi tra i 20 e i 60mt e riaprono cosi la sfida con noi pescatori sportivi, a mio avviso una delle più tecniche, stimolanti e soddisfacenti del nostro mare. Bravi pescatori americani mi hanno insegnato che la luna grande prossima alla sua pienezza e’ sempre il momento in cui i grandi pelagici si muovono, migrano, o si stabiliscono in un settore di acqua, mantenendo poi invariate le loro abitudini fino alla luna successiva. Le ricciole forse più dei tonni sono puntuali e abitudinarie per natura; per mia esperienza gli spot da loro frequentati sono sempre validi, l’unica discriminante da tenere a mente e’ l’esca, che come più volte ho affermato costituisce un buon 90% di importanza nel grande schema della cattura di una grossa ricciola.

Il momento e lo spot - Giugno è il mese in cui nelle mie zona grandi lanzardi e sgombri popolano i perimetri di molte secche comprese tra i 50 e i 60mt, e indovinate un po’? È proprio su quelle secche che poi, innescando proprio quelle esche, mi piace insidiare le ricciole. La presenza di branchi di pesce azzurro è un fattore determinante nella mia scelta dello spot. Ho imparato ormai a riconoscere gli sgombri dai sugherelli e dalle alacce sul mio ecoscandaglio, e a volte questi sono restii ad attaccare i nostri sabiki e hanno un comportamento nervoso sullo strumento spostandosi velocemente nella colonna d’acqua; quelle sono le situazioni che cerco e preferisco perché in mente mia, a renderli nervosi ci sono dei grossi pesci dietro che li rendono ovviamente spaventati e distratti dalle nostre insidie. Ogni zona di pesca e’ diversa e le esche reperibili potrebbero cambiare, però mi sento di generalizzare il concetto della stagionalità delle esche affermando che nei mesi estivi le ricciole prediligano pesci esca ai cefalopodi, che più grande è l’esca e più appetibile risulti alle grandi seriole, e che scegliere lo spot di pesca interpretando la presenza di pesce azzurro sull’ ecoscandaglio non è mai una cattiva idea. Queste affermazioni potrebbero sembrare banali a molti ma tuttavia non sono scontate; mi è capitato diverse volte di pescare fianco a fianco con altri pescatori che nella convinzione della polivalenza del calamaro si sforzavano a mantenerli in vita nei mesi estivi (impresa rinomatamente difficile per via delle temperature dell’acqua) per portarli poi sulle secche popolate dalle ricciole e rimanere delusi dal fatto che le ricciole (parlo di pesci grandi degni del loro nome, non pesci di branco) rifiutavano le loro esche. Nelle mie zone inizio la pesca della ricciola a giugno solitamente con sgombri e lanzardi, per poi passare alle aguglie sul finire di agosto, alternate ad alletterati, palamite e tombarelli che sul finire dell’estate sono facilmente reperibili. Poiché l’esca gioca un ruolo cosi fondamentale nella ricerca di questo predatore, reputo opportuno dedicargli il tempo necessario, a costo di buttare mezza giornata alla ricerca di quella giusta: mi è capitato in passato di essere uscito con l’idea di pescare le ricciole e di non avere preso nemmeno un’esca che mi soddisfasse, perciò sono rientrato in porto senza nemmeno aver calato la canna.

Tecnica - I terminali che utilizzo per cercarla sono lunghi, almeno 25mt tra il primo piombo e l’amo, e spesso utilizzo piombature frazionate per rendere il sistema pescante morbido e l’esca più sinuosa. Le esche sopra elencate quasi sempre vogliono essere trainate veloci per essere efficaci, e un amo solo anziché il classico terminale a due ami della traina col vivo le fa muovere meglio e più a lungo, per questo lo prediligo, a costo di lisciare, perdere, o non allamare dentici o pesci piccoli che potrebbero attaccare la nostra esca. Se la traina col vivo in generale e’ un puzzle i cui pezzi devono incastrarsi perfettamente tra loro affinché arrivi il risultato, nella ricerca della ricciola dal mio punto di vista questo puzzle e’ ancora più complesso, con ancora più pezzi e più piccoli, il che rende i loro incastri più difficili da trovare; forse proprio questo rende la cattura di una grossa ricciola così soddisfacente per un pescatore che esce a cercarla. Dico sempre che la pesca della ricciola è la pesca dei coraggiosi che sanno cosa vogliono prendere, e che o prendono lei, o non prendono niente.