La Linea di Pesca

Trecciato, nodo, finale e moschettone. Questi sono i quattro elementi che costituiscono la paratura per la spigola. Si utilizza il filo trecciato in bobina perché, rispetto al nylon e al fluorocarbon, ha una minima elasticità e quindi la risposta, a qualunque nostra azione prodotta sulla canna, è praticamente istantanea. In particolare, è più pronto alla ferrata o, come si dice tra spinner, buca meglio. Il filo trecciato, a parità di sezione, ha un carico di rottura molto maggiore dei fili tradizionali. Questa caratteristica ci permette di usare sezioni davvero sottili, aumentando quindi la distanza di lancio. È morbido e ciò lo rende neutro rispetto all’azione dell’artificiale che non è in nessun modo influenzata dalla sua presenza. Se fino a qualche anno fa il suo prezzo era esorbitante, ormai in commercio si trovano fili trecciati di ottima fattura con un costo contenuto. Ha due difetti marcati: non ha alcuna proprietà mimetica e si rompe facilmente se soggetto allo sfregamento su rocce o ostacoli sommersi. Ecco perché si usa uno spezzone di fluorocarbon (di seguito fc) per collegare il trecciato all’esca artificiale.

La giunzione tra treccia e filo può essere fatta in molti modi. Un nodo facile da fare, anche a pesca e in condizioni di luce e vento non ottimali, è il TonyPeña. Si crea una piccola asola con il fc; in questa si fa passare il trecciato e si avvolgono una decina di spire attorno ai due capi del fc; con indice e pollice si blocca il tutto e si riavvolge il trecciato tornando verso l’asola; si ripassa il capo corrente del trecciato tra l’asola e il capo dormiente (quello che va verso la bobina); si stringe il nodo e si eliminano le eccedenze di fc e trecciato. Il TonyPeña ha un’ottima resistenza alla trazione e la sua forma allungata ne permette il passaggio attraverso i piccoli anelli della canna da spinning. Al trecciato, come accennato, si aggiungono circa 80 centimetri di fc, per sfruttare la rinomata capacità di omocromia associata a questo filo. Siccome stiamo descrivendo una paratura da utilizzare in foci o lagune, ambienti quindi dove le probabilità d’incaglio non sono alte, possiamo usare sezioni ridotte. Per dare qualche numero, un buon fc dello 0,25 ha un carico di rottura di oltre 6 chili, un valore adeguato ad affrontare con tranquillità anche prede di grossa taglia. In altre tecniche di pesca si sfrutta anche un’altra proprietà di questo filo, la sua rigidità che però nello spinning non è sempre un vantaggio.

Infatti, specie utilizzando piccoli artificiali, un filo rigido tende a influenzare il moto naturale dell’esca. E quindi, anche per questo motivo è preferibile scegliere un filo il più possibile sottile. L’ultimo “anello” di questa catena che dalla canna ci accompagna sino all’esca artificiale è il moschettone. Lo spinning alle spigole si pratica con artificiali da 6 a un massimo di 18 grammi, con lunghezze dai 5 ai 12 centimetri. Sono quindi piccoli modelli con anelli d’attacco di dimensioni contenute. Per questo motivo è preferibile utilizzare moschettoni con un corpo sottile e arrotondato. Tra questi i più sicuri sono quelli che si chiudono a fermaglio, in modo che sia impossibile che l’esca si sfili accidentalmente durante il recupero di una preda. Ma, allo stesso tempo, il moschettone deve essere pratico in modo da premettere il cambio dell’artificiale in tempi brevi. Abbiamo descritto una paratura semplice, lineare, essenziale. È sono proprio queste caratteristiche che la rendono così efficace nella pesca alle spigole.