Il confronto col paese africano è stato sbalorditivo. In una semplice e allo stesso tempo sontuosa gara di pesca abbiamo apprezzato la sensibilità dei locali verso la salute del mare. Abbiamo pescato, ci siamo divertiti e abbiamo anche imparato che possiamo essere persone migliori.
foto sopra: Bebo Fishing con l’ultima cernia dell’ultima giornata. Il pesce che a fatto salire il team sul gradino più alto del podio.
Che incredibile emozione vedere lo Stretto di Gibilterra dall’oblò di un aereo: un sogno che si realizza. Le mitiche Colonne d’Ercole, limite invalicabile di un mondo conosciuto, si stagliano contro l’ignoto. Il Marocco, terra di scambi e di conquiste, ospita per la terza volta La Copa del Estrecho, un raduno di pesca sportiva con tecniche verticali che riunisce diverse nazioni bagnate dal Mediterraneo: Algeria, Egitto, Gibilterra, Grecia, Italia, Libia, Marocco, Spagna, Tunisia e Turchia. A organizzare l’evento, nella splendida cornice del centralissimo Tanja Marina Bay, è il Royal Yacht Club de Tanger, che festeggia così il suo centenario.

Day 1 - Dopo la serata dedicata alla calorosa accoglienza, gli equipaggi, distribuiti su 53 imbarcazioni, si ritrovano alle 5:30 nello spazio attrezzato di fronte al porto per il primo corroborante della giornata. Gli spagnoli sono i più chiassosi, ma pian piano si fanno sentire accenti e idiomi provenienti da tutto il Mediterraneo. L’atmosfera si scalda e tutti si preparano a imbarcarsi sui fisherman attrezzati di tutto punto, pronti per il raduno nell’adiacente golfetto.

Alle 7:00 la partenza è in grande stile: le scie spumeggianti si dirigono a ventaglio verso le destinazioni più propizie. L’adrenalina sale di brutto e la competizione ha inizio. Le tecniche consentite sono: speed jig, slow, leurres souples, madai, inchiku e tai kabura. Appena usciti dalla comfort zone del golfo di Tangeri, si apre l’oceano Atlantico, con le sue onde e le correnti impegnative (4 a 6 nodi). Già dopo un’ora arrivano nella chat della gara le prime immagini delle catture. Le condizioni meteo sono buone, ma il mare resta gonfio. Mulinelli fissi e rotanti lavorano senza sosta: gli stili di pesca cambiano da barca a barca, da nazione a nazione. Alcuni jerkano lenti, con le lenze lunghe in corrente; altri vanno più veloci e pescano in verticale. In media si usano trecciati PE 2-2,5 su fondali da 25 a 55 metri (con gomme nella maggior parte dei casi), mentre per fondali più profondi, dai 65 ai 100 metri, si preferiscono PE 1,5-1,7. Le prede più frequenti sono paraghi possenti, dai 3 ai 9 chili, qualche dentice sui 5 e alcuni da 7-8, cernie dorate, cernie brune e una di un rosso acceso, splendida. Gli spagnoli si sbizzarriscono anche con tonni alletterati, palamite e sanpietro. La prima manche porta al peso pesci di molte specie e taglie diverse, dimostrando che il campo gara è azzeccato. La classifica delinea subito i pretendenti al trofeo: in primis gli spagnoli, con 20 equipaggi agguerriti, seguiti dai marocchini, con capitani e uomini preparati e determinati. Durante l’attesa della pesatura, l’organizzazione mette in scena balli e attrazioni locali molto caratteristici. Le prede pescate fanno salire il livello agonistico tra gli equipaggi e le chiacchiere su esche e spot si protraggono per tutta la sera, fino a notte fonda. Tra musica e risate sguaiate, i team lavorano per perfezionare assetti e tarare le attrezzature.
Day 2 - Stesso copione del giorno precedente, ma con colazioni più abbondanti e oc-chi ancora semichiusi. Ci riuniamo fuori dal porto in attesa della partenza. Al via, tutti a razzo, ancora più veloci del giorno prima, soprattutto gli equipaggi che hanno già ottenuto un risultato che genera speranze. Gli altri seguono la scia fino ad arrivare al centro del campo gara. Il meteo è leggermente peggiorato: le condizioni restano affrontabili, ma instabili. Nello scarroccio si alternano zone di piatta stirata dalla corrente e fasi di sali e scendi imponenti, variazioni che ricordano vagamente la programmazione di una lava- trice casalinga. Di colpo le condizioni cambiano: l’acqua “bolle”, la corrente scende. L’eco inizia a colorarsi di strisce rossicce e scie bluastre, ma pescare non è facile. L’anticipo dato alle esche e l’alternanza dei pescatori nel pozzetto variano continuamente.
Tecnica
Alcune imbarcazioni calano in corrente sulla murata fino a 100 metri di lenza, con recuperi lenti e morbidi, alla ricerca di paraghi e corazzieri. Sulle cernie la scelta delle attrezzature cambia: PE 2 e fluorocarbon finale cortissimo (1 metro) di mm 0,60-0,70 su fondali fino a 50 metri. Esche: gomme di vari colori (su tutte le JLC), kabura di diverse grammature e jig da slow. Sui fondali più profondi si utilizzano PE max 1,7-2 con jig e inchiku di pesi vari dai 200 grammi in su. Forte dei risultati della prima manche, ciascun equipaggio tra i primi cinque gioca le proprie carte con strategie diverse. Le più efficaci si rivelano due: insidiare pesci di specie differenti per ottenere fino a 12.000 punti bonus, oppure puntare sulla preda grossa, la cernia in primis. Tra corazzieri, paraghi e cernie, la seconda manche definisce il podio che, con grande soddisfazione per il tricolore, vede sul gradino più alto i nostri atleti Bebo Fishing e Mauro Cuccu. Una vittoria clamorosa sotto la guida e la sapienza di Ayub e la supervisione di Yassine, regista peraltro di tutta la macchina organizzativa marocchina.

O la va o la spacca!
di Alberto Melis - Il sesto posto della prima manche è già superato dalla cernia di 18,1 chili catturata da Yassine. Il podio è sicuro e già questo ci dà una gioia immensa, vista la difficoltà e le insidie che si presentano da questa parte dello Stretto di Gibilterra. La speranza di un possibile trionfo c’è, ma nessuno di noi si esprime. La tensione sale. Arrivano notizie sconfortanti. Il team che è in testa si conferma di spessore: una cernia e un corazziere in doppia cifra. Yassine e Ayoub, decidono di tornare nella zona dove qualche ora prima abbiamo catturato la grossa cernia. Ci giochiamo il tutto per tutto… abbiamo bisogno di una cattura importante. Passa circa mezz’ora senza nessun segnale, quando improvvisamente Mauro in quel momento al controllo dell’ecoscandaglio, grida “grossa marcatura di cernia”. Qualche istante dopo la mia canna prende una botta enorme. A bordo la tensione è altissima e le condizioni sono proibitive. Non devo commettere nessun errore! Non concedo un centimetro alla furia del pesce… forzo e alla fine cede… aggalla. È lei, una bruna di kg 14,8. Esplode la gioia, incontenibile, consapevoli che potrebbe essere il pesce della vittoria. Arriviamo in porto, nell’area designata alla consegna e la pesatura del pesce. Da lì a poco capiamo: abbiamo fatto l’impresa! Abbiamo vinto la Copa del Estrecho, la gara più importante nel panorama europeo e africano.

I primi accedono al palco della premiazione.
Rifiuto visto, rifiuto recuperato - Il Royal Yacht Club di Tangeri ha rafforzato l’impegno a favore di una pesca sostenibile e eco-responsabile con l'iniziativa “Rifiuto visto, rifiuto recuperato”. Il nostro mare merita rispetto! Tutti i team sono protagonisti della protezione degli oceani raccogliendo i rifiuti galleggianti incontrati durante la navigazione. Plastica, reti abbandonate, imballaggi... ogni rifiuto raccolto è importante per preservare la biodiversità marina e offrire acque più pulite alle generazioni future. Questa azione fa parte dell’approccio globale alla pesca responsabile, del club marocchino, in cui le prestazioni sportive e il rispetto dell'ambiente vanno di pari passo, nella speranza di ispirare altre competizioni a adottare un approccio sostenibile. Il Mar Mediterraneo affoga sotto una marea di plastica avverte il WWF. I 22 paesi della regione mediterranea producono 24 milioni di tonnellate di rifiuti plastici, di cui il 42% viene interrato, il 14% incenerito e solo il 16% riciclato. Per questo impegno ecologico, è stato assegnato un premio speciale a Cri Cri, l'imbarcazione che ha raccolto più rifiuti.

Il progetto - Per una pesca sostenibile e responsabile, il Royal Yacht Club di Tangeri lancia un progetto innovativo di barriere coralline artificiali con l'Università Abdelmalek Essaâdi (monitoraggio biologico e analisi dei dati) e l'INRH (gestione delle risorse ittiche). L'obiettivo è quello di ricreare habitat per oltre 20 specie locali, come la cernia bruna e il pagello, con l'ambizione di aumentare del 40% la biomassa ittica nella zona entro tre anni. Le barriere coralline, progettate in cemento ecologico secondo un brevetto INRH, sono appositamente adattate alle correnti dello Stretto e potrebbero integrare sensori di temperatura e pH per il monitoraggio in tempo reale. Il RYCT propone ai suoi sponsor un impegno concreto: ogni modulo di barriera corallina finanziato diventa una stazione di ricerca a tutti gli effetti, con l'apposizione del loro logo sui blocchi e nelle pubblicazioni. Workshop di formazione sulle buone pratiche, organizzati con l'INRH, completano questa iniziativa per coinvolgere direttamente i pescatori sportivi nella conservazione degli ecosistemi. I dati scientifici completi e i piani di implementazione dettagliati sono disponibili su richiesta per i partner che desiderano impegnarsi in questo importante progetto ambientale.
Commenti ()