L'Ombrina della Vita

L'Ombrina della Vita

Per me il 20 maggio 2020 sarà una data da ricordare. Con l’amico Giovanni Caria volevamo andare a pesca. Era in corso una scaduta di maestrale. Dopo aver sondato molte ipotesi, abbiamo deciso di andare a pesca a Is Arenas, una lunga spiaggia, bassa e esposta a nord ovest. Infatti i siti meteo davano la giusta altezza d’onda. Siamo partiti prestissimo, in modo da essere in spiaggia alle prime luci dell’alba. La mia più grande paura era di trovare molte alghe, trasportate dalla mareggiata ormai quasi in scaduta. Ma al nostra arrivo, fortunatamente il mare sembrava pulito. Ho deciso quindi di piazzarmi in un settore abbastanza aperto, visto che il mare era ancora molto agitato. Ho visto subito che le esche più molli erano prese d’assalto dalla minutaglia. Ho deciso di puntare su esche più selettive e ho fatto una scelta radicale: tutte le canne a granchio! In realtà avevo con me dei granchi che consideravo appena troppo grandi. Per tutta la mattina non ho visto una mangiata ma la cosa non mi ha sorpreso visto che il granchio è un’esca che viene snobbata dai piccoli pesci. La mattinata è trascorsa con Gianni che mi raccontava di come, proprio a Is Arenas, fino a qualche anno fa non fosse raro pescare le grosse ombrine, un pesce che sempre più sta abbandonando i nostri mari. Gli raccontai che quello era il mio sogno nel cassetto del surf casting, catturare una bella ombrina. Intanto ho notato, proprio a destra delle mie canne, una bellissima buca, profonda e con acqua ancora torbida. Visto che non ricevevo altri segnali dal mare ho deciso di prendere tutta l’attrezzatura e spostarla proprio in direzione di quella buca interessante. Ho preparato la prima canna sapendo che, per centrare lo spot che avevo in mente, dovevo fare un lancio abbastanza lungo e preciso. In bobina avevo uno 0,25 con parastrappi dello 0,60 su cui ho fissato uno short rovesciato.

 

Sul bracciolo ho innescato un grosso granchio. Per l’innesco del granchio, personalmente uso un bracciolo con due ami dell’1.0. Ho lanciato sempre più convinto, con il cuore e con forza. Il lancio ha portato la mia esca proprio dove volevo, in mezzo alla buca che avevo individuato. Non sono passati neanche 5 minuti che ho visto prima una piega dolce e lenta, seguita da una bellissima partenza. Ho capito che si trattava di un pesce importante. Ho ferrato stando attento a non esagerare, visto lo 0,25. Dall’altra parte ho sentito subito pesante, il pesce non si avvicinava; si muoveva lateralmente, alternando momenti in cui andava costante con partenze potenti. Dentro di me pensavo di avere in canna un’orata enorme. “Se è orata, è gigante!”. Sono riuscito ad avvicinarla, il tanto da iniziare a vedere la pinna che usciva dall’acqua. Ma la preda non era ancora vinta, lo sapevo benissimo. Infatti ha fatto almeno 5 o 6 partenze, proprio vicino al gradino di risacca. La vedevo scodare, ma ancora non capivo... Il recupero è durato poco meno di mezz’ora e quello che vedevo era solo la coda… enorme! Finalmente realizzai che in canna avevo la mia tanto sognata ombrina, veramente grossa. Sono riuscito a portarla a riva e, con i piedi in acqua, lo spinta fuori. Immaginatevi il mio urlo liberatorio. Ancora adesso non ci credo. Il pesce della vita, a surfcasting e in una spiaggia stupenda. La bilancia ha sancito 9,5 kg, una cosa che mai mi sarei potuto aspettare.