Ispiriamoci ai Corsi

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La Sardegna è, di fatto, un grande parco naturale con infiniti spunti di immensa valenza ambientale. Tutta l’isola dovrebbe essere dichiarata area protetta e gestita come tale, compatibilmente alle esigenze del territorio, della popolazione e non solo dell’ente gestore. In perfetta sintonia a questo principio e in contrasto alla maturata realtà, si presenta sui social un recentissimo gruppo: “Basta con le AMP in Sardegna”, sorto in risposta al recente provvedimento del Consiglio dei ministri che finanzia le già istituite aree marine protette dell’Isola di San Pietro e Capo Spartivento. Si paventa quindi una serie di restrizioni che vanno a sommarsi a quelle delle altre numerose zone protette sparse un po’ qui, un po’ là, nell’Isola. Questo, in sintesi, l’argomento del gruppo, nato, in sostanza, per volontà dei pescatori in apnea, ma sostenuto anche da numerosissimi ambientalisti, delusi dalla deriva venale assunta nella gestione del territorio. Il problema sono gli spazi: da una parte aumentano, dall’altra invece si contraggono, senza vantaggi di tipo ecologico. Tutto in nome di una tutela ambientale, oggettivamente scriteriata e mal gestita, non sottoposta a verifiche e controlli. E sono già tante le testimonianze di operatori commerciali e turistici che fanno da eco anche alle denunce del Wwf che, dall’alto della sua autorevolezza, auspica “gestioni di qualità e risultati misurabili”. Eppure, a un tiro di schioppo abbiamo il virtuoso esempio Corso: piccole aree di tutela integrale a rotazione su tutto il territorio. Perché non copiarlo, o perlomeno ispirarsi a quel modello, se davvero è l’ambiente che vogliamo tutelare? Continuare sulla vecchia strada, con deroghe insensate a favore della popolazione locale, dei diving, della pesca professionale e anche della pesca sportiva, purtroppo, non porta a nulla. Intanto, a pagare, in primis, è sempre il pescatore in apnea.