Impariamo dai Big

Impariamo dai Big

Una battuta di pesca a surf casting si prepara sempre con cura. Una buona collezione di ami non deve mai mancare dentro il cassone, proprio di fianco a decine, forse centinaia di travi, di diverse sezioni e lunghezze. La scelta delle canne più adatte, e di conseguenza dei mulinelli, si basa su un attento studio delle condizioni meteo che andremo a trovare una volta in spiaggia. Se poi la voglia di andare a pesca è tanta, la vigilia è vissuta con viva partecipazione. Si pensa e si ripensa a tutto, cercando di non trascurare nemmeno il più piccolo particolare. Non ne parliamo se poi, il giorno dopo, ci attende una gara: l'attenzione sale con l'adrenalina e non riusciamo a pensare ad altro che alla spiaggia che ci attende.

 


Gli ingredienti giusti
Perché faccio questa premessa? Perché spesso, una volta arrivati in spiaggia, sia che si tratti di una semplice uscita con gli amici o che si debbano affrontare ore di gara serrata, tutti i buoni propositi che avevamo sino a pochi minuti prima svaniscono e l'attenzione e la concentrazione viene catturata dal mare, dalle postazioni dei nostri amici o "avversari" e non prestiamo la giusta attenzione ad una fase fondamentale della battuta di pesca, il "prepesca". Con questo orribile termine voglio indicare tutta quella serie di operazioni preliminari, necessarie ad un esito positivo della nottata. Un noto chef inglese, che con le sue trasmissioni di cucina impazza in tv, ama ripetere che per la buona riuscita di un piatto bisogna disporre, ancor prima di aver acceso i fornelli, tutti gli ingredienti a portata di mano. La stessa cosa vale nel surfcasting. Avere tutto a portata di mano semplifica e velocizza l'azione di pesca. Per assurdo, se decidiamo di andare a pesca con gli amici, la scelta dello spot è consigliata dalla facilità di accesso alla spiaggia e dalla vicinanza della postazione alla macchina. Risparmiamo quindi qualche metro di camminata per piantare i picchetti per poi macinare chilometri (letteralmente chilometri) per spostarci dalla serbidora alla sacca con le canne a dieci metri di distanza, per poi farne altrettanti dalla postazione al picchetto e dal picchetto al cassone e così via, per ore ed ore. In una notte di pesca è più il tempo impiegato per spostarci all'interno della nostra postazione che quello destinato alla pesca effettiva. Per pesca effettiva non intendo solo il recupero ed il lancio delle esche in mare ma anche le operazioni di innesco, la manutenzione dei travi e dei terminali, le eventuali sostituzioni di questi ed i cambiamenti sostanziali di parte dell'attrezzatura, dettati da un improvviso mutamento di strategia.

 


Impariamo dai big
Una buona palestra per imparare a trovare il giusto assetto della nostra postazione di pesca è dato dalla partecipazione a gare o trofei che ci mettono a diretto confronto con le "abitudini" di altri pescatori. Osservando i garisti più affermati in Sardegna, ho personalmente potuto constatare che durante la gara i loro spostamenti sono minimi. Prima dell'inizio della prova, sino a pochi minuti dal via, si muovono freneticamente, sembrano incasinati, immersi in una fitta foresta di canne, da tenere come riserva, travi lunghi e corti ed esca dappertutto. Ma osservandoli con maggiore attenzione si scopre che, in quell’apparente caos, ripetono una procedura, sempre uguale, che li porta alla sirena pronti per la competizione. Nelle ore di gara i loro movimenti sono minimi, limitati all'operazione di lancio e di recupero. Tutto avviene in un fazzoletto di sabbia. In quasi tutte le competizioni il numero massimo di canne concesse ad ogni garista è di 2 e ciò porta molti, se le condizioni della spiaggia lo permettono, ad utilizzare un tripode completo di serbidora e stendi travi. Che sia auto costruito o di marca, questo attrezzo da solo copre più del 70% della postazione di un garista organizzato. Nel tripode, oltre che ovviamente la canna, è montato centralmente un piano che può essere in metallo, plastica o stoffa e funge da serbidora. Il secchio con il pescato ed eventuali esche che necessitano di rimanere umide, è proprio sotto la serbidora. Sulle aste di sostegno del tripode alcuni denti sporgenti fungono da aggancio per i travi di riserva. Appena dietro il tripode si trova il cassone, "consultabile" con una semplice torsione del busto. In uno spazio di meno di 2 metri quadri si racchiude il "mondo del garista". A due passi contati, alcuni picchetti piantati in direzione opposta al mare ospitano almeno 3 se non 4 canne di riserva, già con il mulinello montato e la lenza che pende dall'apicale. Alla stessa distanza uno o due stendi travi con tante possibili varianti di travi aspettano di essere usati se il garista lo ritiene opportuno. Il tempo e la fatica fatti nella mezz'ora prima della gara è ampiamente guadagnato nel momento più importante, in gara. Una tale disciplina è frutto di anni ma anche di esercizio. Ecco perché seguire un ordine preciso dell'allestimento della postazione non è un compito esclusivo del garista. La postazione in ordine aumenta di molto le nostre possibilità di pesca anche in un'uscita tra amici, che poi tanto tra amici non lo è mai visto che una volta iniziato a pescare, la voglia di dare il meglio esce sempre fuori. Un'ultima considerazione: nella descrizione della postazione non abbiamo trovato un posto per la sedia, la nostra comoda sedia da pesca. Il perché è semplice: la sedia si usa in cucina, non a pesca!