Il Minn-Kota sul Gommone

Il Minn-Kota sul Gommone

Il lento ma inesorabile abbandono dei combustibili fossili quali risorsa per la produzione di energia ha indirizzato la ricerca verso fonti alternative. Spinti dalle esigenze del settore automobilistico, una strada percorsa è quella dell’elettrico che pur con i suoi se e i suoi ma, a tutt’oggi, rappresenta il futuro dell’automotive. Grazie anche agli accumulatori sempre più efficienti e leggeri, l’elettrico sta contagiando anche la nautica. Ed è forse proprio questo il motivo del successo dei motori elettrici da prua la cui rapida evoluzione consente oggi un’interfaccia con la strumentazione di bordo così da governare l’imbarcazione, limitatamente alla potenza erogabile, e sfruttare la funzione “Spot-lock” che mantiene il natante fermo, sulle coordinate prescelte anche con venti e correnti sostenute, in sostituzione della scomodissima e spesso faticosa ma sempre pesante ancora tradizionale. Minn-Kota, la leggendaria casa statunitense, prima in Italia, attraverso l’importatore KD Italy, a proporre i motori elettrici da prua, in questi ultimi anni, ha allargato la famiglia con un modello “taglia forte” a 36 volt, per le barche più impegnative. Ma non solo barche, infatti il Minn-Kota è molto apprezzato an-che dai gommonauti, in particolare dai pescatori a traina e da quelli che calano le esche in verticale, bolentino compreso. Certo, il successo del motore elettrico dipende molto dall’installazione e a proposito di gommoni...

L’installazione
Mentre le barche in vetroresina hanno superfici d’appoggio rigide con la prua a delfiniera o comunque protesa in avanti col vuoto sotto, i gommoni pur dotati di musone rigido, spesso soffrono l’ingombro dei tubolari o delle strutture tipo maniglioni, che sopravvanzano il musone o che risutano troppo vicine alla verticale, tanto da non concedere quei 4 centimetri di gioco che il costruttore suggerisce per un funzionamento impeccabile del motore in ogni condizione di mare. In questi casi una soluzione affidable e ormai collaudata è quella di applicare una robusta delfiniera, costruita su misura, su cui ancorare il Minn-Kota. Quella che vedete nelle foto è costituita da un’anima in compensato marino da un centimetro e mezzo, verniciato con gelcoat, ricoperto e avvolto, superiormente e ai lati da una lastra d’acciao inox di 4 millimetri. La posizione sul musone è naturalmente obliqua, il tanto sufficiente perchè il gambo, a riposo, risulti abbastanza decentrato da non occupare il pozzetto di prua e mantenerne quasi invariata la vivibilità. E’ importante valutare la robustezza del musone e la capacità di resistere alle vibrazioni della navigazione col mare mosso, e infine, convincersi che le incollature del musone tengano anche dopo stress prolungato e ripetuto. Infatti, per montare la piastra con bulloni e dadi è stato necessario scollare parzialmente il musone Per quanto riguarda la batteria, altro elemento di grande importanza, considerato che il motore gira a 24 volt e che il peso imbarcato non è del tutto trascurabile, conviene recuperare dove possibile e l’accumulatore, se agli ioni di litio, consente di risparrmiare un bel po’ di chiletti. Inoltre, se dotato del carica batteria dedicato, oltre ad assicurare lunga vita al parallelepipedo rettangolo di Energy Research, è possibile monitorare attraverso un’app lo stato della batteria e della ricarica in tempo reale. A scanso di equivoci a questa installazione, eseguida nel vano, ampio della consolle, comprensiva di magneto termico da 60 A, Antonio Serra, il tecnico del Nuovo approdo di Quartu Sant’Elena, ha voluto aggiungere anche un salva vita, un’ulteriore sicurezza che... non si sa mai. Naturalmente le prese di ricarica della batteria e di alimentazione del Minn-Kota, sono state sistemate a una certa altezza dalla via calpestabile, di dritta, e comunque in un’area facilmenente accessibile, pur senza disturbare le frequenti operazioni di routine. Il collaudo? Un grande successo! Nessuna torsio-ne apparente e una sorprendente funzione Spot Lock più forte del Maestrale a 12 nodi.