Il Granito di Sanda

Il Granito di Sanda

di Sanda Delija

Prima di stabilirmi definitivamente in Sardegna lavoravo a Roma, in un ufficio, per i Fondi internazionali dello sviluppo dell’agricoltura, un’a-genzia specializzata delle Nazioni un- ite. Ogni venerdì mi portavo in ufficio il mio trolley. Finivo di lavorare alle 18:00 e non appena scrivevo l’ultima riga, chiudevo con l’ultima telefonata o uscivo dall’ultima conferenza della giornata, correvo a prendere il bus, la metro e poi il treno per imbarcarmi con l’ultimo volo da Fiumicino con destinazione Olbia.  Arrivavo a casa, in Sardegna, a mezzanotte. Sabato e dome- nica mi svegliavo all’alba per sfruttare tutta la giornata per fare pesca subacquea e lunedì mattina avevo la sveglia alle 4 per riuscire ad arrivare in tempo a prendere l’aereo delle 7 ed essere in ufficio a Roma alle 9 di mattina. Odoravo ancora di mare. La mia pelle sapeva ancora di sale e le mie mani di pesce. Mentre i miei colleghi durante la pausa pranzo parlavano dei loro desideri di avanzare all’interno dell’organizzazione, io raccontavo di quell’o- rata strappata e di quella cernia tanto sudata. La mia testa era sempre lì, nelle Bocche di Bonifacio, ma soprattutto nel mio posto del cuore Capotesta!


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