Il Golfo del Leone

Il Golfo del Leone

Il periodo estivo è certamente il più indicato (per chi può permetterselo naturalmente!) per andare alla ricerca di qualche inesplorato angolo della costa, un po' fuori dalle usuali consuetudini dei vacanzieri che si accalcano nei litorali più conosciuti o famosi. Alcuni giorni fa ho nuovamente visitato una di queste zone, conosciuta come uno dei tratti più belli dell'isola e di tutto il Mediterraneo: si tratta del Golfo del Leone, che si estende per quasi 30 chilometri orientativamente da Capo Altano, nei pressi di Portoscuso, sino a Porto Flavia e la contigua scogliera di Cala Domestica, che termina con Buggerru ed il caratteristico porticciolo. Un itinerario sicuramente vasto ma volutamente descritto proprio perché lascia al pescatore la scelta fra una miriade di calette ed insenature, alcune di facile accesso, altre più remote, dove troveranno grandi soddisfazioni, tanto coloro i quali si immergono alle prime armi quanto i più esperti che cercano fondali profondi e grosse emozioni. Premessa obbligatoria è la considerazione della pericolosità della zona: qui il Maestrale la fa da padrone, e i cambiamenti dello stato del mare possono essere tanto repentini da mettere in seria difficoltà chiunque si avventuri lungo questa costa senza la dovuta sicurezza. In alcuni tratti di questa infatti anche l'uscita dall'acqua risulta pressoché impossibile, per via delle scogliere ripide e altissime su cui si abbatte la risacca, per cui è assolutamente indispensabile tenere d'occhio le condizioni meteo e, eventualmente, rimandare la battuta o scegliere una zona più riparata se non si è certi della stesse. A questo punto una nota per i turisti ed appassionati: ben 113 delle 165 miniere dismesse in tutta l'isola si trovano qui, permettendo ai visitatori diversi itinerari tra i quali "Miniere nel Blu", di circa 10 chilometri, i cui sentieri offrono alcuni incredibili scorci da altezze elevate, tra cui lo scoglio di 120 metri di Pan di Zucchero, di fronte a Porto Flavia da cui, dagli anni '20, si caricavano di carbone le navi dirette a Carloforte (continua sul giornale).